Acque agitate in questi giorni nel campo largo. Nel centrodestra invece è sceso il silenzio. Si intuisce che si sta lavorando sottotraccia in vista delle regionali del 2023. Il governatore uscente Donato Toma ha dato in maniera inequivocabile la sua disponibilità alla corsa per il secondo mandato. A livello locale Forza Italia, il suo partito, è rimasto in silenzio. Distinguo e critiche sono arrivati da Lega e FdI.
«Hanno ragione a dire che devo essere proposto dal mio partito – smussa gli angoli Toma – Le valutazioni su questa partita sono nazionali e per i rapporti e i ruoli che ho, faccio parte per esempio del consiglio nazionale, non ho timore di non essere appoggiato da Forza Italia. Ho confronti quotidiani coi ministri, grazie alla Carfagna abbiamo portato a casa il finanziamento di altre due aree interne nella Snai e la proroga della decontribuzione al Sud. Sento Tajani e anche Berlusconi. I passi che dovevo fare li ho fatti». I numeri, ribadisce, sono dalla sua parte. «Abbiamo per esempio firmato il contratto per il Pnrr Salute. Ma potrei elencare tantissimi altri risultati. Tutto ciò che dipendeva dalle mie azioni è stato fatto». Ha rinnovato ieri il consiglio di amministrazione di Molise Dati: il commercialista Giuseppe Tondi confermato presidente, nel Cda entrano anche gli avvocati Fabio D’Amico e Maria Antonietta Mariani. Martedì tocca a Sviluppo Italia Molise. Altra freccia al suo arco, cita, la gigafactory di Stellantis.
Dell’appoggio degli azzurri non ha motivo di dubitare, ripete. Ma dice chiaramente: «La mia ricandidatura passa per l’unità del centrodestra. Non mi sognerei neanche di essere io il candidato con la Lega, per esempio, o altri che vanno da soli. Insieme si vince. Io sono per una coalizione rafforzata, con una posizione liberista e moderata, e per la chiusura di ogni diatriba». È il momento della distensione, dunque. E se alla fine il nome di Forza Italia non fosse il suo? «Tornerei alla mia vita di prima, senza problemi». Magari, butta lì, «continuerei a essere commissario ad acta» perché la nomina non è legata alla carica di presidente, spiega. «Tanti questa cosa non l’hanno capita», dice sorridendo.
Qui centrosinistra. Intanto nel centrosinistra il Pd Molise continua la rifinitura del cambio di strategia imposto dal deludente risultato elettorale dei 5s prima e dalla scissione di Di Maio subito dopo. Ieri il segretario Facciolla ha riunito la segreteria e si è detto pronto a chiedere la leadership della coalizione, «ma non come questione pregiudiziale», ha precisato a Primo Piano. Sul nome da proporre agli alleati decideranno gli organismi, ha aggiunto. La prossima settimana sarà convocata la direzione.