La prima del tavolo di centrodestra a Termoli è stata anche la prima volta in cui a quel tavolo, riunito per parlare delle regionali 2023, si è seduto il coordinatore regionale dei Popolari per l’Italia Vincenzo Niro. «Le altre volte non ero stato invitato – mette subito in chiaro – Evidentemente qualcuno aveva pensato di trascurare una componente che vale il 14%, in termini di voti e non di sondaggi…». Agli alleati – Forza Italia, Udc, Lega e Fratelli d’Italia –, dopo aver ascoltato, ha posto l’esigenza di fare chiarezza: «Non si può più assistere a gente che si dice di centrodestra e però attacca ogni giorno il centrodestra. C’è bisogno di fare innanzitutto sintesi sul perimetro. Chi vive in una casa non può sfasciarla, altrimenti meglio che la lasci». Si riferisce all’ex governatore Michele Iorio? Niro non lo nomina, ma cita esempi e fatti che portano in quella direzione. «Se io dichiaro che rischiamo di perdere 40 milioni per la Fresilia e qualcuno mi risponde che devo imparare a leggere le norme, vuol dire che questo qualcuno è rimasto nel 1992, perché le leggi nazionali che cita lui sono state abrogate». Qui il riferimento è certo, il botta e risposta con Iorio sul completamento dell’arteria ha tenuto banco per giorni sugli organi di stampa.
Dunque, i Popolari chiedono certezze sui compagni di viaggio. «Chi sta in un partito deve seguirne la linea e il partito a sua volta stare lealmente in una coalizione», aggiunge Niro. Quindi, pare di poter dire, la critica si amplia a Fratelli d’Italia in senso lato, lo stesso coordinatore Di Sandro non è certo tenero col governo regionale, all’altra consigliera Romagnuolo. «Guardi, noi vogliamo capire chi partecipa alla coalizione e in termini di operatività. Perché con lo sbarramento al 5% per le liste non è mica uno scherzo…».
Perimetro e programma, i nomi vengono dopo per Niro. Che boccia le fughe in avanti. A proporsi in questi mesi però non è stato solo Iorio. Oltre al presidente della giunta Toma, lo ha fatto anche quello del Consiglio Micone. «Di nomi non si è parlato e se lei legge con attenzione il comunicato stampa non le sfuggirà un passaggio, che cioè ogni altro ragionamento, rispetto al perimetro e al programma, è rinviato al prossimo incontro». Dopo l’estate.
È, anzi, il programma secondo Niro a definire in modo trasparente anche la squadra, le alleanze L’apertura i civici si intende verso quei movimenti che condividono le azioni da proporre ai molisani fra un anno. Il 2023 sarà molto impegnativo per partiti e schieramenti, si vota anche per il Parlamento. «Non si può parlare solo di regionali, a mio parere si deve ragionare contemporaneamente delle politiche. Credo sia evidente che il consenso dei moderati, dei Popolari, è importante. Senza – avvisa il coordinatore del partito di Mario Mauro –, si perde». Trapela che c’è un interesse per quel che si sta muovendo al centro, fra Azione, Italia viva e nuova formazione di Di Maio.
Ma tornando sulla partita per Palazzo Vitale, il punto di partenza del programma – dichiara l’attuale assessore alle Infrastrutture – «è quanto realizzato in questi anni. Poi, se Niro non è ritenuto capace di portare avanti queste iniziative si cambia Niro. Ma non si possono rinnegare le azioni messe in campo e i risultati ottenuti soprattutto per il futuro di questa terra. Mi spiego meglio. Non è possibile recuperare in sei mesi i danni di tre anni e mezzo di commissariamento esterno della sanità, però abbiamo riportato la titolarità di un settore fondamentale in capo al presidente della Regione. E, ancora, la strada a quattro corsie è calendarizzata, ci sono i fondi per la progettazione. L’elettrificazione della rete ferroviaria procede, sarà completata fino a Termoli. Parlo di fatti, non chiacchiere».
Quindi, Toma ha ragione quando ripropone la sua candidatura? «È legittima la sua richiesta di candidatura. Credo però che la valutazione appartenga al suo partito innanzitutto, che lo ha proposto nel 2018. Se toccherà agli azzurri indicare il leader dello schieramento e confermeranno Toma, noi Popolari faremo la lista e saremo in coalizione, perché ci crediamo in questa coalizione e in quella che sarà se la allarghiamo nel modo giusto. Cioè, come ho già detto, aprendo a chi condivide il programma. È quello il discrimine per me, non gli uomini: è naturale che se un candidato presidente e gli alleati, per fare un esempio, mi dicono che il programma non prevede più la quattro corsie io non ci sarò. Non potrei starci».
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