Niro no, ma neanche Micone o Cefaratti per essere chiari. Accordo programmatico prima ancora che politico, leadership largamente condivisa dagli azionisti del ‘campo largo’ altrimenti meglio ricorrere alle primarie. In sintesi sono questi i punti chiave del ragionamento di Francesco Totaro che il 22 aprile scorso è stato riconfermato segretario regionale di Articolo 1, il partito che fa capo a Speranza e Bersani. Interlocutorio il tavolo di venerdì sera aperto anche a Movimento 5 stelle, Azione e Italia Viva durante il quale però sono stati puntellati alcuni paletti: «La coalizione parte dal governo giallorosso: Leu, Pd e 5 stelle. Ma il perimetro va allargato all’area moderata con alcune condizioni molto chiare: quelli che hanno partecipato al governo Toma, sia direttamente che indirettamente, non possono far parte dello schieramento di centrosinistra».
Mi scusi Totaro, ma quando dice allarghiamo al centro cosa significa?
«Significa Italia viva, Azione…»
… che già siedono al tavolo però.
«Ma anche a loro abbiamo poste delle condizioni, per esempio di non fare da ‘traghettatori’ a chi ha partecipato al governo Toma».
Il rischio è che queste persone tenute fuori dalla porta possano poi rientrare dalla finestra.
«È chiaro che se uno fa un accordo poi sta nella buona fede dei partiti rispettarlo e noi oggi diciamo che dentro il perimetro della coalizione di centrosinistra non ci può stare chi ha partecipato all’attuale amministrazione regionale. Ma è evidente che i confini sono pure di natura programmatica, quindi se tu mi dici di sì oggi è chiaro che poi l’impegno lo devi mantenere anche con le candidature. Ma noi diciamo anche che la coalizione deve essere allargata a tutti quei movimenti civici con i quali aprire un ragionamento di natura programmatica. Che cosa pensiamo di costruire in questa regione, qual è l’idea di futuro governo regionale. Su alcuni punti tipo sanità, lavoro e ambiente credo ci possa essere massima convergenza».
Più che sanità, direi disastro sanità. Il punto è da dove ripartire.
«Sicuramente da un riequilibrio territoriale. C’è una parte della regione in cui la sanità è assente, e mi riferisco al basso Molise penalizzato in questi anni, vedi Larino o Termoli oggi in grosse difficoltà. Il ragionamento va reimpostato. Noi non diciamo che i mali della sanità molisana sono addebitabili alla sanità privata che ha pure delle eccellenze, però va tenuto ben in mente che siccome questa è una piccola regione non si può in nessun modo far finta che una parte di territorio sia stata dimenticata. Ecco questo è un punto su cui non possiamo transigere e che, se sarà messo al centro di una discussione programmatica segnerà anche i confini della coalizione».
Il ministro Franceschini dice che se i cinquestelle escono dal governo salta anche l’alleanza con il Pd alle prossime politiche. Secondo lei è a rischio anche quella in Molise?
«Spero di no, mi auguro che si continui a lavorare a una intesa anche se questa dovesse saltare a livello nazionale. Per questo però c’è bisogno di un accordo programmatico forte prima ancora che politico visto che non sono ancora definiti i confini della coalizione da allargare ai moderati e ai movimenti civici sulle cose da fare, per vincere e governare bene».
È tempo che Leu torni nel Pd?
«Con la gestione Letta il Pd sta cambiando, oggi si sta riposizionando più a sinistra, per cui dico che ci sono le basi per poter rientrare. Io del resto nell’ultimo congresso di Articolo 1 ho votato la mozione Speranza che prevedeva il reingresso nel Pd. Dico che tempi stiano maturando per una forza progressista che possa arrivare al 30% altrimenti è difficile che si vincano le prossime elezioni. Le amministrative ci hanno dimostrato che dobbiamo andare oltre i partiti. Con il cosiddetto campo largo si hanno più possibilità sia alle politiche sia alle regionali in Molise».
L’ultimo sondaggio nazionale attesta Leu al 4%. Che però per le consultazioni regionali è ancora poco visto che la soglia è stata innalzata al 5 con l’ultima legge di bilancio. Uno scoglio superabile?
«Ho buone ragioni per dire che alle prossime elezioni Leu (Articolo 1 e sinistra italiana ndr), socialisti, comunisti italiani e verdi andranno sotto una sola insegna. All’inizio di agosto sarà pronto un documento aperto anche ai movimenti che vogliono partecipare alle prossime regionali. Con queste premesse credo la soglia del 5% sarà superata facilmente».
Secondo un recente sondaggio pubblicato da Primo Piano Molise, tra i leader locali che riscuotono maggiore fiducia tra i molisani c’è Micaela Fanelli, capogruppo dem a Palazzo D’Aimmo.
«Va detto che ogni sondaggio lascia sempre il tempo che trova. Sui nomi in circolazione, compreso quello di Micaela Fanelli, non abbiamo controindicazioni. Per individuare il candidato che possa rappresentare tutti in una coalizione a mio avviso occorrono tre cose. Primo: un programma; secondo: bisogna vedere chi condivide programma e confini; terzo: sul nome ci dovrà essere una larga convergenza, ma se questa non c’è e il nome mette in fibrillazione la coalizione credo che le primarie siano la soluzione migliore. Una formula che ti consente di capire quale sia la volontà dell’elettore, di avviare un minimo di percorso di campagna elettorale, di mettere in moto prima degli altri la macchina politica. Senza trascurare il fatto che chi partecipa alle primarie da candidato deve dire cosa vuole fare. Insomma uno strumento, il migliore e il più democratico, per mettere d’accordo tutti. A meno che ci sia un candidato che raccolga, con buona pace di tutti, da subito un largo consenso».
Spifferi di palazzo raccontano che il Movimento 5 stelle abbia ipotecato la casella della presidenza della Regione. Nella storia del centrosinistra una intromissione così forte non c’è mai stata. Almeno finora.
«L’interferenza romana può essere un danno, scelte e decisioni vanno prese sul territorio. Se dovesse verificarsi una cosa del genere io la vedo come un fatto controproducente. Impensabile che a Roma possano decidere di spartirsi le caselle a tavolino. Sono nettamente contrario, Roma non ha il polso della situazione. La leadership o viene scelta con una larga maggioranza al tavolo o con le primarie».
alessandra longano

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