La XVIII legislatura del Parlamento italiano è terminata ieri. Poco prima delle 18 il Presidente Mattarella ha comunicato lo scioglimento delle Camere dopo aver preso atto delle dimissioni del governo Draghi, reiterate ieri mattina dall’ex capo della Bce. Hai cronisti ha detto: non sono possibili paues nel momento che stiamo attraversando.
Si vota il 25 settembre, la data è stata fissata dal Consiglio dei ministri che resta in carica per l’ordinaria amministrazione.
Fine della corsa per i deputati Antonio Federico (5s), Giuseppina Occhionero (eletta in Leu, oggi Italia Viva), Annaelsa Tartaglione (Forza Italia) e Rosalba Testamento, e per i senatori Fabrizio Ortis e Luigi Di Marzio. Gli ultimi tre, ex grillini. Testamento e Ortis sono confluiti in Alternativa in dissenso con l’appoggio a Draghi. Di Marzio aveva lasciato il Movimento prima. Fra gli eletti in ritardo con la restituzione delle indennità, regolarizzò e passò al gruppo Misto.
Lo strappo che ha portato al ritorno anticipato alle urne, il 14 luglio. I grillini non votano la fiducia al dl Aiuti al Senato. Il provvedimento passa, ma il premier riceve il segnale e sale al Quirinale. Rassegna le dimissioni nelle mani di Mattarella, che le respinge e rinvia il governo alle Camere. Draghi esclude subito l’ipotesi di un esecutivo senza i 5s, che Lega e Forza Italia gli chiederanno invece di lì a poco. In una settimana non cambia nulla. Il sipario cala mercoledì. Ieri, l’ultimo atto.
Lo tsunami rischia di travolgere, accorciandone la vita, il Consiglio regionale del Molise. Si dovrebbe tornare al voto nella primavera del 2023. Ma i malumori che caratterizzano da anni la maggioranza di centrodestra si sono irrobustiti nelle ultime ore. Circolano, insistenti, le voci di una mozione di sfiducia al governatore Toma.
Tanti i dubbi, due le certezze (per ora): sarà un’estate torrida; dopo il 25 settembre molti parlamentari uscenti non saranno rieletti (e non solo per il previsto taglio).
ppm