Deputata e coordinatrice di Forza Italia in Molise, Annaelsa Tartaglione addebita la fine anticipata del governo Draghi al Movimento 5 stelle: con il pretesto dell’inceneritore di Roma – il suo ragionamento – che pure i romani vogliono, hanno innescato una crisi devastante.
Onorevole Tartaglione, fino ad un minuto prima del discorso di Draghi pensava potesse finire così?
«Mi consenta una premessa: il presidente Berlusconi è stato tra i fautori del governo Draghi. In questi giorni noi di Forza Italia abbiamo più volte affermato di essere disponibili alla formazione di un nuovo governo con Draghi. Ovviamente senza il Movimento 5 stelle. Chiariamoci! Noi siamo stati leali fino all’ultimo, votando tutto quello che ci è stato sottoposto perché era utile per il Paese e per gli italiani. Anche se qualche provvedimento non era proprio in linea al dettato politico del nostro partito. I 5 stelle hanno aperto una crisi devastante con il pretesto del termovalorizzatore di Roma, che invece gli stessi romani vogliono per vedere finalmente liberata la loro città dall’immondizia. La verità è che volevano rompere con il governo per ragioni che nulla hanno a che vedere con gli interessi generali della nazione».
Avete contribuito alle dimissioni di Draghi.
«No! Berlusconi ha detto: siamo disponibili ad un Draghi bis ma portando avanti solo ed esclusivamente i temi per superare il post pandemia, l’aumento dei costi delle materie prime, le conseguenze del conflitto in Ucraina. Non abbiamo detto no a Draghi ma a chi voleva utilizzare questi mesi per portare avanti temi da campagna elettorale. Il nostro ragionamento è stato: siamo qui, sinora siamo stati fedeli e coerenti, andiamo avanti purché non ci siano i 5 stelle perché non ci fidiamo di alleati che ogni giorno trovano una scusa per rompere il patto: oggi il termovalorizzatore, domani ti inventi non so cosa e dopodomani? La nostra risoluzione era chiara: sì ad un nuovo governo Draghi ma senza i 5 stelle».
Ma Draghi è stato altrettanto chiaro, nessuno avrebbe potuto pensare di restare in maggioranza e fare il proprio comodo.
«Certo, ma lui ha chiesto anche il sostegno dei 5 stelle».
I 5 stelle si sono tirati fuori. E Forza Italia ha fatto altrettanto.
«Avevamo proposto la nostra risoluzione, Draghi ha chiesto di votare quella di Casini. E poi, diciamocelo, nel suo discorso abbiamo notato una chiusura anche nei confronti del centrodestra».
Ha letto i dati sulla Borsa e sullo spread?
«Chieda ai 5 stelle se li hanno letti. Le conseguenze della crisi erano prevedibili e ora se ne assumano le responsabilità».
Il Paese ha perso di credibilità. Era questo il momento?
«Non vorrei essere ripetitiva: la crisi non l’abbiamo aperta noi. Il capriccio è stato dei 5 stelle. Loro non hanno votato il Decreto aiuti e innescato il meccanismo di cui oggi commentiamo le conseguenze»
All’atto pratico 5 stelle, Lega e Forza Italia hanno fatto cadere il governo.
«Le ripeto che non è così. La crisi non nasce dal centrodestra. È stata aperta da un altro alleato di governo. Se loro non avessero creato l’incidente in occasione della votazione del Decreto aiuti, oggi il Parlamento si sarebbe riunito per approvare provvedimenti in favore delle famiglie italiane. Le dimissioni di Draghi e la votazione di mercoledì al Senato sono le conseguenze di una crisi aperta dal Movimento 5 stelle. Il resto è propaganda elettorale».
Draghi in carica fino alle elezioni, ovvero, fino alla formazione del nuovo governo. Ritiene giusto che i ministri dei partiti che non hanno votato la fiducia restino in carica?
«Il mio parere non ha senso. Mi rimetto alle decisioni del Presidente Mattarella. Il Capo dello Stato e il Capo del governo concorderanno la strada migliore da seguire nell’esclusivo interesse degli italiani, ne sono convinta».
Sfuma l’election day. Per il Parlamento si voterà tra settembre e ottobre, in Molise dopo sei mesi. Come cambia lo scenario?
«Il governo regionale ha poco meno di un anno per lavorare bene e in serenità. Votare in due momenti diversi non credo possa compromettere chissà cosa o cambiare gli scenari. Considerando che il centrodestra viene dato vincente al Parlamento, un’affermazione elle politiche fungerebbe da traino per le regionali».
Una candidatura alla Camera o al Senato per – è solo un esempio – Michele Iorio, avrebbe tolto dal campo delle regionali un pretendente “scomodo”.
«Il fatto che si voti in due date differenti consentirà ugualmente di sottoscrivere accordi tra i partiti. Fermo restando che le candidature saranno decise a livello centrale. Parliamo di elezioni politiche, il quadro prima di essere chiaro a noi a livello locale, deve essere chiaro alle segreterie nazionali».
Siete pronti? Dovrete compilare le liste a Ferragosto.
«Ascolti, è l’ultimo dei problemi. In Molise le liste si compilano in pochi minuti. I problemi sono altri, a partire dalla riduzione del numero dei parlamentari».
lu.co.

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