Tra 62 giorni le elezioni politiche. I tempi dunque sono strettissimi per una campagna elettorale inedita sotto due aspetti. Gli italiani saranno chiamati alle urne in autunno, non era mai successo nella storia repubblicana, e dopo una brevissima propaganda balneare che culminerà il 25 settembre con il voto. Ma già il 14 agosto dovranno essere presentati i simboli e tra il 21 e il 22 agosto le liste dei candidati. Altro fattore non certo trascurabile è la riforma del taglio dei parlamentari che entrerà in vigore proprio con le prossime consultazioni: 400 deputati alla Camera (anziché 630) e 200 senatori (al posto dei 315 di oggi) più i 5 senatori a vita ed ex Presidenti della Repubblica. La scadenza ravvicinata e i 345 posti in meno hanno gettato nel caos i partiti alle prese con la difficile soluzione del rebus delle candidature. Da quest’ultima tagliola però si è salvato il Molise. La cura dimagrante del Parlamento non provocherà dolori nella XX regione che eleggerà due deputati e due senatori.
ROSATELLUM.
Nonostante qualche timido tentativo, che pure c’è stato, di cambiare le regole del gioco, il 25 settembre si voterà con il Rosatellum, già utilizzato nelle elezioni del 2018, che prevede l’attribuzione di un terzo dei seggi agli eletti nei collegi uninominali (dove si sfidano le coalizione perché vince chi prende anche un solo voto in più) e i restanti scranni con il metodo proporzionale (ogni partito schiera un suo candidato). Questi i numeri dopo la riduzione dei seggi: 147 deputati eletti nei collegi uninominali, 245 con il proporzionale, 8 nelle circoscrizioni estere; 74 senatori col maggioritario, 122 con il proporzionale e 4 nelle circoscrizioni estere.
Con il taglio dei parlamentari è stata ridefinita anche la mappa dei collegi: uno solo in Molise – così come in Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Basilicata e Umbria – i cui confini coincidono con il perimetro territoriale della regione. Il che significa che un qualsiasi candidato che corre sia per la quota maggioritaria che per quella proporzionale potrà essere votato da un elettore di Venafro, ma anche da uno di Isernia, Campobasso o Termoli.
COME SI VOTA.
Liste bloccate, quindi niente preferenze né voto disgiunto. Alla Camera si può votare sia il candidato sul collegio uninominale (quota maggioritaria) e sia un listino (quota proporzionale) a lui collegato. In Molise ogni listino può essere formato da due nomi. I voti ai singoli partiti vanno automaticamente al candidato del collegio uninominale, quelli attribuiti all’uninominale si ridistribuiscono ai partiti in proporzione a quanti voti hanno preso.
Al Senato stessa modalità con l’unica differenza che l’elezione, a differenza della Camera, avviene su base regionale e sui listini dei partiti c’è un solo nome.
SOGLIE DI SBARRAMENTO.
L’accelerazione della crisi e la caduta del governo Draghi hanno lasciato nel caos molti partiti. Proprio perché l’attuale sistema elettorale favorisce le coalizioni, è chiaro che soprattutto quelli più piccoli sono in sofferenza.
Le porte del Parlamento infatti non si apriranno per chi non raggiungerà il 3%, se si è in coalizione invece la soglia sale al 10%.
ALLEANZE E CANDIDATI.
Oggi i sondaggi danno in vantaggio il centrodestra. Sono pronostici sulla carta che vanno declinati in politica dove spesso la differenza la fanno i candidati. Senza contare che sono intenzioni di voto espresse prima della caduta del governo di unità nazionale e che ha fatto naufragare l’alleanza tra Partito democratico e 5 stelle. Letta, che da subito ha escluso la possibilità di poter riallacciare un dialogo elettorale con chi ha innescato la crisi, ieri in una intervista a Repubblica ha invece aperto la lista del Pd a Speranza e Bersani, teso la mano a Carlo Calenda (Azione) e perfino ai transfughi di Forza Italia (Gelmini e Brunetta), ma ha pure suggerito alle periferie di non rilasciare dichiarazioni al riguardo fino a martedì, quando ogni decisione sarà assunta collegialmente dalla direzione, per non compromettere la difficile tessitura delle alleanze. Dal Nazareno è partita inoltre la richiesta alla dirigenza locale del Pd di tenersi pronta a scendere in campo. Non si esclude quindi una candidatura sia del segretario e consigliere regionale Vittorino Facciola sia della capogruppo dem Micaela Fanelli. Tra i nomi più spendibili alle prossime politiche c’è anche quello dell’agnonese Caterina Cerroni, segretaria nazionale dei Giovani democratici, oltre a Carlo Veneziale, già candidato nel 2018 alla Regione. In campo pure l’ex deputata Laura Venittelli e l’assessora isernina Maria Teresa D’Achille.
Nel centrodestra Filoteo Di Sandro, segretario regionale di FdI, punterebbe al Senato, tra i papabili il governatore Toma in quota a Forza Italia e l’assessore regionale Vincenzo Niro. La coordinatrice regionale di Forza Italia Annaelsa Tartaglione (candidata ed eletta a Montecitorio nel 2018 in Puglia) stavolta vuole giocare in casa, molto interessato alla partita pure l’eurodeputato Aldo Patriciello.
Poco più di 4 anni fa il Molise si colorava di giallo. E i cinque stelle strappavano ad entrambi gli schieramenti tradizionali tutti i seggi a disposizione, fatta eccezione per quello di Giuseppina Occhionero eletta coi resti di Leu e poi passata con Renzi.
Oggi però il Movimento 5 stelle è in evidente difficoltà. Le recenti dichiarazioni di Grillo sul limite del secondo mandato, «la luce nella tenebra, l’interpretazione della politica in un nuovo modo, come un servizio civile» di fatto rende candidabili cinque dei sei attuali consiglieri regionali: l’unica esponente dei 5s a Palazzo D’Aimmo, al secondo mandato è, infatti, Patrizia Manzo. E mette fuori dai giochi anche Antonio Federico, una legislatura in Consiglio regionale e una in Parlamento (non terminata, però).
In campo per le Politiche quindi, in rigoroso ordine alfabetico, Fabio De Chirico, Valerio Fontana, Andrea Greco, Vittorio Nola e Angelo Primiani. Potrebbe anche riaffacciarsi la candidatura di Rosalba Testamento, la deputata che ha lasciato i pentastellati in occasione del governo Draghi e che oggi sembra intenzionata a tornare nell’ovile. Grillo e Conte permettendo.
Non sarà certamente in gara il contiano Gravina, né i sindaci di Isernia e Termoli che, con lo scioglimento anticipato delle Camere, si dovrebbero dimettere entro sette giorni dalla pubblicazione del decreto del Presidente Mattarella.
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