Il senatore uscente, eletto nei 5s e ora nel gruppo Alternativa (formato dopo la prima scissione dal Movimento avvenuta in dissenso col voto di fiducia al governo Draghi), non si ricandida.
«Sono grato per l’occasione che mi è stata concessa, ma per me l’esperienza in Parlamento si conclude con la fine del mandato. La speranza è che presto arrivi qualcun altro che abbia lo stesso spirito di cambiamento che aveva animato il Movimento 5 Stelle quando ha superato il 33% alle elezioni del 2018», dice. Non rinnega l’opposizione a Draghi, anzi, «in questo lasso di tempo il ‘governo dei migliori’ ha messo in campo misure antidemocratiche e non ha perso occasione per smontare pezzo per pezzo quello che M5s aveva fatto di buono in questi anni. Sono inoltre del parere che la critica mossa da Conte sul decreto Aiuti uscendo dall’Aula non contenesse i presupposti per arrivare allo scioglimento delle Camere, ma Draghi l’infallibile ha sofferto per l’offesa di lesa maestà, si è dimesso e dopo si è fatto forte delle firme di 2mila sindaci (su 8mila) i quali lo hanno metaforicamente incoronato re d’Italia, senza neppure passare per i propri Consigli comunali». Vicino alla narrazione contiana aggiunge che il Movimento è diventato «il capro espiatorio di una crisi graditissima anche ad altri». Molti suoi ex colleghi in queste ore cercano casa (col taglio dei parlamentari tuttavia è molto difficile trovarla), «che sia nel M5s o in un partito qualsiasi che possa garantire loro un seggio. E va bene anche quel serbatoio di ambizione privo di qualsivoglia visione politica che è il partitino di Di Maio. Li capisco: i privilegi da parlamentare, uniti al camminare tra le stanze del Senato o della Camera su tappeti rossi, serviti e riveriti dai commessi, possono creare dipendenza e far dimenticare che al di fuori di quei palazzi esiste un modo fatto di persone reali e non autoreferenziali. Questo concetto è ancora più difficile da capire per chi vive di politica da decenni. Ma fuori le mura, nonostante lo stupore di tanti parlamentari uscenti, un’altra vita è possibile, eccome. Ed proprio quello che farò: il mio mandato volge al termine e lo onorerò fino all’ultimo giorno, lavorando per portare avanti quella visione politica con cui ho chiesto il voto ai miei concittadini». Con una consapevolezza, conclude: «I privilegi si acquistano, ma la dignità non si vende».
Sul fronte ‘opposto’ a quello dei 5 Stelle, o ex che siano, tiene banco e desta interesse la proposta di Carlo Calenda. Ancora non si sa se Azione andrà da sola o si alleerà col campo aperto che fa perno sul Pd. Ma intanto si lavora sul territorio per le politiche del 25 settembre. Si è riunita la direzione regionale, col segretario Valente e, fra gli altri, i segretari provinciali. I dirigenti si dicono «pronti ad affrontare la sfida con entusiasmo e convinzione per la proposta politica ed il programma elettorale già offerto agli elettori».
Per le candidature alla Camera e al Senato – fa sapere Azione Molise – ci si sta orientando su personalità di comprovata competenza ed esperienza politica, amministrativa e manageriale per consentire una scelta all’insegna del concreto e qualificato cambiamento. A questo proposito, la segreteria regionale rinnova l’invito ad amministratori locali, professionisti e personalità della società civile a partecipare attivamente ad un rinnovamento serio della politica iscrivendosi ad Azione. Naturalmente, concludono dal partito di Calenda e Richetti, le decisioni saranno frutto anche delle alleanze politiche e di coalizione che saranno definite nei prossimi giorni.

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