Patto elettorale con Azione e diritto di tribuna per i leader dei piccoli partiti che entreranno a far parte dell’alleanza ma rischiano di restare fuori dal Parlamento perché forse non arriveranno al 3% (e in virtù dell’intesa con Calenda non potranno essere candidati in collegi uninominali ritenuti sicuri). Il primo ad accettare l’offerta del segretario Pd Enrico Letta è stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che quindi correrà sotto le insegne dem dopo aver lasciato i 5s e fondato prima “Insieme per il futuro” e poi “Impegno civico” insieme a Tabacci. Il contenitore ‘Democratici e Progressisti’, la casa che il Pd sta aprendo un po’ a tutti, diventa sempre più affollato (già avevano aderito Articolo 1 di Speranaza e i socialisti).
Ma intanto i sostenitori del campo largo tirano un sospiro di sollievo per l’accordo raggiunto con l’ex ministro dello Sviluppo che nell’ultimo sondaggio Swg per il Tg La7 è al 6,8%. «Non è immaginabile – ha attaccato Letta dopo l’incontro con i vertici di Azione – che il Paese dopo Draghi passi al governo delle destre o guidato da Giorgia Meloni. Dopo Draghi l’Italia ha bisogno di una esperienza di governo che porti avanti programmi che hanno avuto grande successo».
Cosa prevede l’accordo in termini elettorali? I candidati nei collegi uninominali verranno suddivisi tra Democratici e Progressisti e Azione/+Europa nella misura del 70% (Partito democratico) e 30% (+Europa/Azione), scomputando dal totale dei collegi quelli che saranno attribuiti alle altre liste dell’alleanza elettorale. Questo rapporto verrà applicato alle diverse fasce di collegi identificati di comune intesa. Calenda ha incassato molto, se non tutto, rispetto alle richieste degli ultimi giorni. «Le parti si impegnano a non candidare personalità che possano risultare divisive per i rispettivi elettorati nei collegi uninominali, per aumentare le possibilità di vittoria dell’alleanza. Conseguentemente, nei collegi uninominali non saranno candidati i leader delle forze politiche che costituiranno l’alleanza, gli ex parlamentari del M5S (usciti nell’ultima legislatura), gli ex parlamentari di Forza Italia (usciti nell’ultima legislatura)», si legge nel testo dell’intesa. Quanto al programma, «siamo totalmente soddisfatti del testo che abbiamo sottoscritto: perfettamente enunciata l’agenda Draghi – ha detto Calenda – Non devono essere due partiti che dicono chissenefrega dei contenuti. Oggi si riapre totalmente la partita. Non credo per un secondo che gli italiani si lascino sopraffare dalla destra. È una questione di dignità, al di là dei temi economici. Siamo solidi, siamo compatti, andiamo a vincere queste elezioni: da oggi non c’è ogni tipo di discussione, non c’è più il pre partita ma la partita. Che vinceremo».
Soddisfatto del risultato anche il segretario regionale di Azione Luigi Valente. «L’accordo è sui contenuti e sul programma, non è un’accozzaglia per battere la destra ma un progetto di governo. Era quello che volevamo. Ora al lavoro per proporre ai cittadini candidati competenti, forti e credibili per dare all’Italia e al Molise un’alternativa reale e recuperare i disillusi, che non vanno più a votare. La prima sfida è riportarli alle urne». Ancora presto per avere un’idea della suddivisione dei collegi in regione, ma presto ci saranno incontri con i segretari regionali del Pd, Facciolla, e delle altre forze dell’alleanza.
Nessun veto su Renzi e Italia viva, sempre da parte di Calenda. Ma l’ex premier è avviato alla corsa in solitaria. D’altro canto, i dem non lo vogliono. Oggi, invece, Letta vedrà Fratoianni (Sinistra italiana) e Bonelli (Verdi). «Troveremo le intese necessarie», ha detto ieri sera.