Il centrodestra serra le fila. Ingoiato il rospo, i vertici dei partiti della coalizione arrivano in Corte d’Appello ostentando i migliori sorrisi: le fibrillazioni sono alle spalle, adesso è tempo di chiedere i voti. I paracadutati? Colpa del Rosatellum in combinato disposto con il taglio dei parlamentari. L’obiettivo, taglia corto la coordinatrice di Forza Italia Annaelsa Tartaglione, è «portare il centrodestra al governo della Nazione. C’è questa possibilità e dobbiamo coglierla, andando oltre ogni logica personale», sottolinea ammettendo: la mia è una candidatura difficile ma ci metto la faccia per rispetto dei molisani. Intanto il centrosinistra si gode il clima. In molti cominciano a scommettere su un miracolo possibile, contro i pronostici e i sondaggi: «I molisani sapranno punire il disprezzo che Meloni e compagni hanno dimostrato per questa terra», sorride il segretario del Pd Vittorino Facciolla.
Il primo partito del centrodestra ad arrivare in Corte d’Appello è l’Udc Teresio Di Pietro, che nella lista Noi moderati schiera l’assessora regionale Filomena Calenda e Mimmo Izzi, commenta così gli scontri e le delusioni delle ultime ore: «Le aspettative di ognuno sono legittime, però paghiamo lo scotto di questa legge elettorale, occorre una legge elettorale con le preferenze», commenta. A Cesa e Lotito, prosegue, la quarta gamba non ha avuto la forza di opporsi (e Cesa poi è il suo leader nazionale). Questo, comunque, «è il primo tempo di una partita che si concluderà con le regionali». Per protesta contro al colonizzazione totale, il presidente del Consiglio Salvatore Micone ha rinunciato alla corsa, avrebbe dovuto essere candidato al proporzionale del Senato. Una scelta «personale, io rispetto le scelte di tutti, ma voglio ricordare – avverte Di Pietro – che è candidato il nostro segretario regionale quindi c’è l’obbligo morale di cercare di portare a casa la partita».
Più tranquilla la posizione della Lega. Capolista per Montecitorio, il responsabile Michele Marone – incalzato sui nomi paracadutati qui dagli alleati – si limita a dire: a noi non sono stati attribuiti collegi uninominali, se fosse accaduto avremmo puntato su molisani. «Comunque il centrodestra è compatto. Ora corriamo sul territorio e ai molisani dico: votate i candidati molisani perché sono in lista».
Nel primo pomeriggio arriva la coordinatrice degli azzurri, al centro di una battaglia aspra che si è combattuta a Roma e in regione negli ultimi giorni. Deputata uscente, Annaelsa Tartaglione – capolista per la Camera, posizione non considerata eleggibile – non scende nella polemica sulle altre donne di Fi premiate con candidature plurime e paracaduti sicuri: «Una donna in questo ambiente deve fare il doppio del lavoro per dimostrare, io credo di aver dimostrato di aver portato risultati al mio partito dal Molise. La mia candidatura è difficile, l’ho accettata per rispetto del mio territorio e dei molisani». Forza Italia, rivendica, «ha messo in campo la squadra migliore possibile». Armandino D’Egidio numero 2 per Montecitorio, l’assessore all’Agricoltura Nicola Cavaliere in lizza per Palazzo Madama. «Noi siamo molisani e vogliamo rappresentare la nostra regione. Speriamo che i cittadini ritornino alle urne, abbiamo un grande obiettivo che deve andare oltre qualsiasi logica personale, portare cioè il centrodestra al governo della Nazione. Stavolta – conclude – c’è l’opportunità, lo dicono i sondaggi e lo si percepisce in mezzo alla gente». Il patron della Lazio Lotito, le chiedono, verrà in Molise? «L’ho appena sentito, verrà presto».
Qualche minuto dopo di lei fa ingresso in Tribunale la delegazione dem. Il segretario Facciolla comincia ad accarezzare l’idea del colpaccio, sfilare i collegi dati per sicuri al centrodestra, o almeno uno. «Abbiamo compiuto un percorso di rinnovamento straordinario», tira le somme. Accusa gli avversari di «lottizzazione. È incredibile che nel 2022 ancora si consideri il Molise come terra da colonizzare. Per Cesa e Lotito poi… Ma i molisani hanno l’intelligenza per farsi rappresentare da chi conosce e vive la loro regione. Credo che il disprezzo dimostrato da Meloni e soci per questo territorio debba essere assolutamente punito». Anche il Pd, rivela, ha provato a catapultare qui candidati forestieri, Bobo Craxi in particolare. «Abbiamo avuto una reazione compatta di orgoglio, dicendo a Roma non avremmo accettato nessuna candidatura. Siamo una comunità generosa, ma abbiamo diritto a scegliere i nostri rappresentanti».
Tra le altre, sempre nel pomeriggio depositano le liste Sinistra italiana e Verdi, in campo come numero 2 per il proporzionale Camera il segretario nazionale Nicola Fratoianni, capolista è Sara Ferri mentre al Senato è in campo il medico e referente di Isde Bartolomeo Terzano. Tutto confermato anche per il terzo polo: l’ex sindaco di Santa Croce di Magliano e coordinatore di Iv D’Ambrosio al maggioritario per Montecitorio, Giuseppina Occhionero capolista al plurinominale e dietro di lei Fabio Iannucci. Per Palazzo Madama, all’uninominale la ginecologa Carla Giammaria e al proporzionale il sindaco di Vinchiaturo e segretario di Azione, Luigi Valente.
In solitaria la corsa di Mastella, che in Molise candida capolista la moglie Sandra Lonardo. Ci prova anche il raggruppamento Partito animalista – Ucdl (nato dall’esperienza del gruppo terapie domiciliari Covid).
Sul filo la presentazione di Italexit di Paragone, probabilmente l’ultima compagine poco prima della scadenza del termine delle 20 a depositare le liste.
ritai