Alle 22 ha in programma una passeggiata a Termoli, dopo aver fatto tappa a Rimini, San Benedetto del Tronto e Chieti. Giuseppe Conte sta battendo l’Italia in lungo e in largo. “Dalla parte giusta” è il claim scelto per la campagna in vista delle urne del 25 settembre. Attivo e fra i leader più seguiti sui social, non si risparmia nel contatto diretto con gli elettori, anche in questo caso con successo. Da quando guida i 5 stelle, macina comizi in ogni campagna elettorale: comizi sempre molto affollati.
In questa intervista, rilasciata a Primo Piano in esclusiva prima di tornare nella regione che lo ha visto lavorare senza sosta per elaborare e definire il contratto istituzionale di sviluppo, illustra i punti cardine dell’agenda per il Paese. Quelli su cui non ha voluto più derogare a luglio scorso, quando il Movimento ha ritirato la fiducia al governo Draghi.
Presidente Conte, lei e il Movimento 5 stelle avete deciso che l’esperienza del governo Draghi dovesse terminare perché per voi non era più rispondente agli interessi del Paese. I sondaggi danno in grandissimo vantaggio il centrodestra, a cui vi si accusa di aver consegnato l’Italia. Nessun ripensamento?
«L’esperienza del governo Draghi è terminata perché non stava più dando le risposte di cui aveva bisogno il Paese. Il governo è stato sordo all’allarme che lanciavamo già mesi fa sull’emergenza bollette e oggi ci ritroviamo con famiglie e imprese che pagano il prezzo di questo ritardo. Alle nostre richieste non è stata data risposta oppure, quelle date, sono state assolutamente insufficienti e persino poco serie: con 6 euro al mese in più in busta paga al massimo si possono fare un paio di colazioni al bar».
Quali sono i punti della vostra agenda programmatica su cui avete trovato maggiori ostilità da Draghi e dall’ampia maggioranza che lo sosteneva? Il Superbonus?
«Certamente sul Superbonus, una misura voluta dal Movimento quando ero presidente del Consiglio, abbiamo incontrato fortissime resistenze. Eppure parliamo di una misura che abbatte le emissioni inquinanti, che ha prodotto un taglio delle bollette per 500 euro l’anno per famiglie con redditi medio bassi, che ci ha dato un +6.6% di Pil e 630mila posti di lavoro. Un’altra misura che abbiamo dovuto difendere dagli attacchi di questo governo è il reddito di cittadinanza. Lo abbiamo migliorato e dobbiamo continuare a farlo, ma abolirlo come vuole fare il centrodestra significa lasciare senza una protezione quelle famiglie che oggi a causa della crisi non riescono a farcela. Non lo permetteremo».
E sul salario minimo?
«Anche su questo, l’opposizione è stata molto forte, sia da parte di Draghi che degli altri partiti, nonostante gli stipendi in Italia siano sostanzialmente fermi da 30 anni. Il governo, solo all’ultimo momento e dietro la nostra forte insistenza, aveva accennato a una proposta timidissima. Noi riteniamo invece che il lavoro delle persone vada riconosciuto e pagato degnamente: vogliamo l’introduzione del salario minimo legale a 9 euro l’ora. Basta stipendi da fame».
Caro bollette: quali sono le sue proposte per contrastare l’emergenza energetica?
«Guardi, questo è un problema serissimo che dobbiamo affrontare subito e con serietà. Il Parlamento dia il via libera a uno scostamento di bilancio corposo, contro il caro bollette per imprese e cittadini. Inoltre vanno assolutamente recuperati i 9 miliardi di extraprofitti che mancano all’appello, il Governo su questo deve attivarsi per recuperare l’errore compiuto e riformulare la norma sugli extraprofitti che così com’è non funziona. E poi bisogna assolutamente puntare in modo determinato sull’ulteriore sviluppo delle energie rinnovabili, che oltre a darci maggiore autosufficienza energetica rappresentano un’occasione di crescita e sviluppo per imprese e lavoratori. Inoltre dobbiamo andare in Europa con una posizione forte e chiedere un Recovery Fund energetico».
In Molise le parlamentarie hanno visto vincitore per la Camera un 5s della prima ora, capogruppo al Comune di Termoli, Nick Di Michele. Ma ha dovuto cedere il posto da capolista a una donna per le quote di genere. La decisione ha creato non pochi malumori.
«Le rispondo ricordando che il Movimento 5 Stelle è stata l’unica forza politica che ha scelto i suoi candidati, tutti rappresentati dei rispettivi territori, attraverso il voto della rete, dove si sono espresse 50mila persone. Gli altri partiti invece hanno calato i nomi dall’alto, paracadutando tanti candidati in regioni diverse da quella di appartenenza. Aggiungo che la rappresentanza di genere, oltre a essere un obbligo di legge, per il Movimento è un metodo di scelta per i candidati che adottiamo da sempre perché su questo aspetto abbiamo una particolare sensibilità».
Nel 2018 in Molise i 5 stelle fecero en plein alle politiche e arrivarono secondi alle regionali dopo una campagna elettorale in vantaggio nei sondaggi. Quanto avete perso per strada e perché?
«Quello fu un risultato certamente importante, arrivammo a un passo dalla guida della Regione. Mi auguro che anche questa volta potremo competere per la vittoria e questa volta dare un presidente 5 Stelle al Molise. Oggi il Movimento sta vivendo un nuovo corso, la nostra comunità sta vivendo una fase di rinnovato entusiasmo, c’è tanta voglia di partecipare e di fare: e lo spirito è quello giusto per lavorare e dare risposte ai cittadini italiani e molisani, specie a quello che non si sentono rappresentati e non hanno voce».
Perché il 25 settembre i molisani dovrebbero scegliere di nuovo il movimento? La squadra peraltro è del tutto cambiata, un po’ per il divieto di doppio mandato e un po’ di più per espulsioni o allontanamenti in corso di legislatura.
«Perché il Movimento 5 Stelle del nuovo corso ha dimostrato di essere una forza politica seria, che dedica tutte le sue energie all’interesse dei cittadini e delle imprese, senza secondi fini. Io sono lo stesso Giuseppe Conte che ha gestito il Paese in piena pandemia e ha portato a casa 209 miliardi per l’Italia. Noi non abbiamo amici da accontentare o interessi particolari da tutelare: una maggiore distribuzione del benessere, dei servizi, delle opportunità fa bene a tutti. Siamo una forza veramente progressista, che non abbandona le persone in difficoltà o in condizioni di indigenza, che vuole garantire salari dignitosi ai lavoratori ma al contempo sostiene il tessuto imprenditoriale e considera l’innovazione un settore fondamentale per il rilancio del Paese».
Tra i 15 del suo listino c’è Livio De Santoli: un molisano ‘eccellente’ che lei vuole con sé in Parlamento.
«Il professor De Santoli è persona di indiscutibile valore, sia professionale e accademico sia culturale e morale. Sono molto felice che abbia accettato di entrare a far parte della nostra quadra e, con la sua esperienza, potrà darci un notevole supporto rispetto alle politiche energetiche e allo sviluppo del piano per la transizione ecologica».
Lei è il premier che ha gestito l’emergenza Covid e in Molise è anche il premier del Cis, il contratto istituzionale di sviluppo firmato a ottobre del 2019. Un merito che tutti le riconoscono, un’idea programmatica che ancora non si è realizzata però.
«E che va quindi portata a termine quanto prima. Purtroppo il Covid ha rallentato molte attività ed evidentemente il Governo Draghi non ha investito sufficientemente nei Cis. Per me sono uno strumento di riqualificazione e sviluppo nei quali credo molto, lo dimostra il fatto che ci abbiamo puntato molto durante i governi che ho guidato. Non bisogna assolutamente disperdere questa opportunità».
rita iacobucci