Il centrodestra è compatto, i mal di pancia sono alle spalle: ne sono convinti Lorenzo Cesa e Claudio Lotito. O comunque loro stanno lavorando per ricucire gli strappi che si sono consumati con le loro candidature nei collegi maggioritari. Hanno, per dirla con ironia, portato da Roma grandi scorte di Maalox da dispensare a chi ne ha bisogno nella coalizione che governa, non senza scossoni.
Il presidente del Consiglio Micone, per esempio, ha rinunciato alla corsa sul proporzionale, Vincenzo Niro e i Popolari sono fuori da ogni rappresentanza nella competizione del 25 settembre. «Abbiamo parlato con tutti», dice il leader Udc. «Personalmente», precisa il patron della Lazio.
La conferenza stampa convocata insieme e con urgenza ieri pomeriggio è servita quindi a dar conto di un dialogo avviato con chi amministra il territorio e a rinnovare pubblicamente l’appello a tutti i moderati «che si identificano nel programma del centrodestra. Non si può prescindere da nessuno, tutti devono avere la stessa dignità», ha scandito Lotito, candidato al maggioritario del Senato.
«Abbiamo riassunto intorno a noi l’unità della coalizione, ci sarà vittoria del centrodestra a livello nazionale e anche in Molise per il lavoro che abbiamo svolto, teso a compattare tutte le forze, anche quelle che non hanno rappresentanza in Parlamento», ha spiegato Cesa, in corsa all’uninominale della Camera. Ieri mattina ha incontrato il governatore Toma, alle prese con la questione spinosa della radioterapia del Gemelli. «Abbiamo parlato dei problemi concreti di questa regione. Noi saremo i lobbisti dei molisani in Parlamento. Salute, viabilità, disagi delle aree interne e poi sostegno concreto a turismo e settore agroalimentare. Queste – ha ribadito – sono le questioni principali da affrontare con una legge ad hoc».
Il pressing anche mediatico dei due frontman del centrodestra, soprattutto rispetto alla sanità, sta proseguendo. Assurdo che sia commissariata con 80 milioni di debiti, ha ripetuto Lotito che già a Isernia venerdì aveva spiegato il suo punto di vista. Quando lui ha rilevato la Lazio, la società aveva 500 milioni di debiti. Comunque, basta commissariamento, «qui serve una sanità diversa, la salute dei cittadini del Molise non può essere a rischio».
Isolato, inascoltato a Roma, ma abitato da persone accoglienti e laboriose, che nonostante tutto restano qui. Questo il Molise che i due forestieri eccellenti stanno conoscendo e che merita, hanno detto, un riscatto attraverso un piano straordinario che porti in Parlamento le istanze del territorio e ne risolva i problemi. «Dobbiamo fare in modo che le peculiarità di questa regione e la laboriosità dei molisani, messe a sistema attraverso processi normativi ed economico-finanziari, divengano eccellenza». I molisani, ha però osservato Lotito, hanno anche «un concetto verghiano della vita, dei Malavoglia, la rassegnazione. Va promosso invece il riscatto di questa regione attraverso azioni concrete. Tutti coloro che ho incontrato, esponenti della società civile, delle istituzioni e del mondo ecclesiastico, mi hanno detto: lei è una persona pratica. Lo sono. Nel mio vocabolario non esiste la frase “non si può fare”, soprattutto se si tratta del diritto dei molisani a essere curati qui, oppure a vedere i figli affermarsi qui e non costretti ad andarsene per lavorare. Io e Lorenzo (Cesa, ndr) vogliamo essere un valore aggiunto per compensare ciò che è mancato in questi anni. i rappresentanti parlamentari autoctoni non hanno prodotto nulla, anzi qualcuno dormiva pure nell’Aula quando si parlava dei problemi del Molise. Noi non dormiamo».
r.i.

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