Meloni, Salvini e Berlusconi? Sfasceranno i conti pubblici. Un governo di destra, ne è convinto Luigi Di Maio, però durerebbe «il tempo di un mojito o di un bunga bunga». Ministero degli Esteri del governo Draghi e leader del movimento Impegno Civico nato con la scissione dal Movimento 5 Stelle, in questa intervista tocca i temi di più stretta attualità nazionale e le principali emergenze del Molise. Una stoccata agli ex compagni di viaggio: a breve, dice, nel partito di Conte non resterà più nessuno.
Grandi aziende ferme per il caro energia, le più piccole a rischio chiusura. Anche le famiglie sono ormai allo stremo, spesso si tratta di scegliere fra pagare la bolletta o fare la spesa quotidiana. Quali sono le proposte di Impegno civico per l’immediato e quelle più strutturali rispetto all’approvvigionamento del gas?
«Davanti a questo strazio per le tasche di famiglie e imprese italiane, noi una risposta ce l’abbiamo e passa da tre fasi. La prima, al governo stiamo già intervenendo con il nuovo decreto per calmierare l’aumento dei prezzi e con la proroga del taglio delle accise sulla benzina fino al 5 ottobre. Per la cronaca, nel frattempo il partito di Conte blocca vergognosamente il decreto Aiuti bis in Parlamento. Secondo passaggio, subito dopo le elezioni, decreto Taglia Bollette: lo Stato paga l’80% delle bollette delle famiglie del ceto medio e in povertà e di tutte le imprese, dal piccolo bar alla grande azienda, fino alla fine dell’anno. Per le imprese occorrono 13,5 miliardi, che otteniamo grazie alle maggiori risorse che lo Stato incassa, ad esempio, su Iva e accise derivanti dall’inflazione. Dobbiamo salvaguardare 120mila aziende a rischio chiusura e 370mila lavoratori a rischio licenziamento, i dati di Confcommercio sono preoccupanti. Terzo tassello, tetto massimo al prezzo del gas in Ue, come diciamo da mesi nell’indifferenza o, peggio ancora, di fronte all’ostilità di Salvini e alleati. Intanto gli italiani pagano cifre esorbitanti che vanno a finire a Putin, è surreale. Noi abbiamo una strategia, la destra no. Il trio sfascia conti Salvini-Meloni-Berlusconi, dopo aver staccato la spina al governo si candida a staccare la corrente agli italiani».
Di Maio, in Molise come nel resto del Meridione l’impatto del reddito di cittadinanza voluto dai 5 stelle è stato importante, soprattutto durante il lockdown. In termini di ricollocamento al lavoro però è stato molto deludente. Conte fa della difesa del reddito la madre di tutte le battaglie. Lei cosa pensa?
«La legge sul reddito di cittadinanza porta la mia firma e la difendo. È una misura che ha protetto milioni di cittadini da uno stato soffocante di povertà, anche durante i giorni bui del lockdown. Continua tuttora ad aiutare disabili, pensionati, inabili al lavoro. Toglierlo a loro, come vuole fare qualcuno a destra, sarebbe disastroso. Il reddito semmai va migliorato e rafforzato, intervenendo sugli aspetti che non hanno dato risultati. I centri per l’impiego, ad esempio, non hanno funzionato e oggi dobbiamo creare meccanismi per mettere in contatto diretto imprese e lavoratori».
Lei intravede pericoli per la democrazia in un governo a guida Meloni?
«I pericoli purtroppo si vedono nitidamente. Il rischio economico, l’ho detto, è quello di mandare in fumo i risparmi degli italiani: hanno già fatto proposte sfascia conti per 160 miliardi. Potremmo rivivere il 2011, quando Berlusconi e il suo governo, con Meloni dentro, stavano portando l’Italia al default. Ne conseguirono dimissioni e premier tecnico, che significa austerity, tagli e tasse in più per gli italiani. Inoltre la destra, con le sue amicizie internazionali più che discutibili, conduce il Paese verso l’isolamento in Europa e lontano da posizioni storiche come l’atlantismo. Salvini dice che non vuole le sanzioni, forse per fare un favore a Putin, ed è così che si alimentano le speculazioni sul gas russo. Meloni prova a mostrarsi credibile agli occhi della comunità internazionale, ma fare video in quattro lingue non basta per riuscirci. Meloni in politica estera è di fatto commissariata dai suoi alleati e non riesce a far passare la linea atlantista. Un eventuale governo di destra sarebbe destinato a durare il tempo di un mojito o di un bunga bunga».
La leader di Fratelli d’Italia vuole rinegoziare il Pnrr che per il Sud prevede un investimento imponente sulle infrastrutture.
«Rinegoziare il Pnrr, proprio ora che al governo abbiamo rispettato tutte le scadenze, è follia pura. L’intenzione a mio avviso può essere solo una: Salvini e Meloni forse vogliono dirottare al Nord fondi già assegnati al Centro-Sud. Sarebbe gravissimo, l’ennesimo schiaffo a una terra dove questi personaggi si fanno vedere solo in campagna elettorale. Lo impediremo, perché non possiamo rischiare di perdere tempo, faccia e soldi. D’altro canto le misure che invece noi mettiamo in campo sono chiare, come l’azzeramento dell’Iva su tutti i beni alimentari, della natalità e farmaceutici o il potenziamento del servizio di medicina territoriale, con l’assunzione di altri infermieri e medici. Ma vogliamo anche continuare con la riforma dell’Irpef e per i lavoratori dipendenti e autonomi. Abbiamo già iniziato con la scorsa legge di Bilancio, passando da 5 a 4 scaglioni e diminuendo la percentuali dell’aliquota. Adesso dobbiamo fare un ulteriore passaggio da 4 a 3 scaglioni per fascia di reddito e diminuire ancora di più questa percentuale, facendo pagare meno tasse agli italiani».
In Molise nessun 5s l’ha seguita in Impegno Civico, anche se tre parlamentari su quattro avevano lasciato il Movimento (o erano stati espulsi) con ragioni diverse prima di lei. Lei sente di poter parlare ancora alla famosa base pentastellata oppure le vostre strade sono antitetiche ormai?
«Le nostre priorità sono quelle di sempre, è il Movimento a non essere più lo stesso. Ora è il partito di Conte. Un partito padronale, che a giugno riceveva endorsement dell’ambasciata russa sulla risoluzione Ucraina e che di lì a poco faceva cadere il governo, con effetti devastanti per le tasche degli italiani e per la stabilità del Paese. Io e altri 70 parlamentari abbiamo lasciato il partito di Conte per continuare a governare e cambiare le cose. A breve in quel partito non resterà più nessuno, da Fico a Di Battista. Ma Conte continua ad attaccarmi, proprio come fanno Calenda e Salvini. Mi dispiace, ma siamo concentrati sulle reali esigenze del Paese. Un voto a Impegno Civico è un voto per far sì che si continui con il Patto per l’Export, per cui mi sono battuto e che ha portato il record di sempre nelle esportazioni di Made in Italy con 516 miliardi. Nel primo semestre di quest’anno, nonostante tutto, la crescita prosegue con un aumento del 22,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, superando i 306 miliardi di euro. E più vendite di eccellenze italiane all’estero vuol dire più occupazione in Italia».
Una delle emergenze del Molise è la sanità. Neanche i commissari esterni scelti dal governo hanno risolto la situazione, anzi il debito è aumentato e i servizi sono al lumicino.
«Drammi come la pandemia fanno emergere tutte le criticità in questa materia, che è di competenza regionale. Nel rispetto di queste competenze, penso sia però necessario un maggior coordinamento a livello centrale per uniformare le prestazioni su tutto il territorio nazionale. Sul cosiddetto turismo sanitario bisogna invertire la rotta, eliminando le differenze tra regioni in relazione alla qualità e alla quantità dei servizi. Perciò, prima di prevedere meri incrementi di spesa, dobbiamo riuscire a replicare i modelli delle regioni più efficienti nelle altre».
I leader dei partiti più grandi, anche il suo alleato Letta, spingono sul voto utile. Quella di Impegno civico è quindi una battaglia a tutto campo ma anche un investimento. Che ruolo punta a interpretare con il suo movimento nella prossima legislatura?
«La coalizione progressista, dove si colloca Impegno Civico, è l’unica forza in campo che può battere la destra. Le altre sono liste solitarie. Siamo determinati e faremo bene: andremo oltre il 6%. Abbiamo esperienza e cultura di governo e le misure che proponiamo sono realizzabili. Mi riferisco al salario minimo: stop a paghe a 2 o 3 euro l’ora. Dobbiamo fare finalmente questa conquista per lavoratori giovani e meno giovani, e dobbiamo farla insieme alle aziende. Inoltre – siamo soltanto noi di Impegno Civico a proporlo – il salario deve anche essere equo, perché chi per anni ha fatto sacrifici per acquisire una certa preparazione deve avere uno stipendio che valorizzi appieno la sua competenza. Un altro punto del nostro programma è il mutuo Zac (Zero Anticipo Casa) per i giovani, con l’anticipo a tasso zero per comprare casa. Il fondo di garanzia per la prima casa deve arrivare a coprire il 100% del valore del mutuo richiesto e va alzata l’età dei beneficiari a 40 anni. È una misura che deve diventare strutturale e associata e un fondo statale che permetta ai giovani di coprire anche la somma per l’anticipo, con un prestito da restituire a tasso zero. Ecco i nostri progetti concreti per il Paese. Se i cittadini ci daranno fiducia continueremo a dare il massimo per il rilancio dei nostri territori».
rita iacobucci