Aldo Patriciello risponde al telefono dopo le 17. Prima il suo numero era sempre occupato. Intuisce la domanda e la previene, l’eurodeputato del Pdl: “Non commento quel che è successo in Consiglio regionale”. L’outing in favore di Frattura – in sintesi sostenne che, pur restando nel partito di Berlusconi, riteneva l’architetto incarnasse un modello nuovo di politica, quella utile al Molise – fece rumore. Nulla di paragonabile però alla sua esclusione dai giochi. “Le azioni sono di chi le fa e non di chi le riceve”, altro piccolo strappo alla regola del silenzio dell’onorevole. D’accordo: il centrosinistra il patto l’ha fatto con Rialzati Molise, mai con lui. Però chi risponde al telefono è un uomo adirato, deluso. Magari, stavolta, ha sbagliato a fidarsi. Ma Patriciello resiste e chiude: “La situazione si commenta da sola”.
Alle 20 pure Cotugno rompe il silenzio. Spiega: “Aspetto che il presidente Frattura mi dia spiegazioni. Perché devo rendere conto ai miei elettori e a tutti quelli che hanno appoggiato la nostra lista. Abbiamo scommesso senza riserve sul suo progetto. È lui – chiarisce – il mio riferimento e non i partiti che magari tramano nell’ombra”. È amareggiato. Beffato per la terza volta. “Quando avrò capito, da Frattura ripeto, che cosa è successo e cosa è cambiato rispetto ad un’indicazione che era data per assodata, convocherò anche la stampa, solo allora potrò fare le mie valutazioni”, conclude.
La storia fra Rialzati e il centrosinistra è costellata di promesse mancate. Il movimento doveva avere una punta di diamante nel maggioritario di Paolo Frattura, poi non se ne fece nulla. A due giorni dalla presentazione delle liste il candidato presidente tenne una conferenza stampa insieme a Mario Pietracupa, coordinatore di Rialzati Molise. Assicurò un ruolo di primo piano nel governo del Molise al movimento nato dalle ceneri dell’Adc che offriva alla coalizione il sacrificio degli uscenti, che non si sono ricandidati: niente listino. Vinte le elezioni, secondo sacrificio. Cotugno, più di quattromila delle 14mila preferenze portate da Rialzati Molise alla causa, fuori dall’esecutivo. Questione di equilibri e numeri stretti, il Pd tira la corda e vince la partita ottenendo due assessori. Nella ripartizione degli altri due Frattura non trova spazio per gli uomini di Patriciello.
Ingegnere, vicepresidente dell’Ance ed ex sindaco di Venafro, Cotugno la sera dell’ufficializzazione della giunta non nascose l’amarezza. Le aspettative erano altre. Però mai avrebbe immaginato che la coalizione lo avrebbe trattato così. Dopo il benservito nella saletta attigua al Consiglio, dove si è consumata la rottura, è seduto con lo stato maggiore di Rialzati Molise, accanto a lui Riccardo Tamburro. E con lo staff, i collaboratori e gli amici. Qualcuno dei consiglieri ogni tanto fa capolino. È visibilmente commosso anche se sorride a tutti, oppone un no comment.
Le indiscrezioni che si sono susseguite per l’intera mattinata parlano di una conversazione al fulmicotone fra il governatore Frattura e l’eurodeputato Aldo Patriciello. Perché, affermò Ruta prima del vertice per la giunta, Rialzati Molise “è la seconda forza della coalizione e anche la più disponibile”. Il voto di ieri però rasenta l’umiliazione politica. Così la vivono gli uomini di Rialzati Molise. Mediatori per ricucire lo strappo ve ne sono già. Sono, curiosamente, i dipietristi. Che hanno confermato la preferenza a Cotugno nella riunione di ieri mattina. A sera inoltrata lui li ringrazia, insieme ai colleghi di Sel e Comunisti. Ma la corazzata aveva cambiato direzione. E la flotta si è adeguata. r.i.

 

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