Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc e candidato alla Camera nel collegio uninominale del Molise. Un paracadutato, dicono gli avversari. Lei il Molise lo frequenta da….?
«Gli avversari, non avendo contenuti programmatici seri sui quali costruire la propria campagna elettorale, preferiscono criticare gli avversari più temuti. Frequento il Molise da decenni, molti non erano neppure nati. Ho ricordi nitidi di Lapenna, D’Aimmo, Sedati, di Vecchiarelli. Quante campagne elettorali abbiamo affrontato insieme ai candidati, qualcuna più facile, altre sofferte, ma tutte sempre improntate sulla lealtà e il rispetto dell’avversario. Frequento il Molise da tempo immemore, ma non sono abituato a fare selfie e post sui social per certificare la mia attività politica».
Ricorda la sua prima volta in Molise?
«Le prime volte non si dimenticano mai e spesso sono così importanti da custodirle gelosamente nel proprio cuore».
Ottimi rapporti con gli eredi molisani della Dc, rappresentanti istituzionali di vertice ed eletti. Ma ai cittadini comuni lei era meno noto, o meglio per loro era ‘solo’ un leader nazionale di partito. Si è rotto il ghiaccio in questi giorni?
«Come le dicevo poc’anzi, le nuove generazioni sono abituate a una politica esercitata prima sui social e poi nelle sedi istituzionali. Per me la politica va esercitata nei modi e nei tempi adeguati al ruolo che si ricopre. Nella mia lunga esperienza politica, ho incontrato migliaia di persone, di cittadini. Ho sempre messo a servizio delle comunità il mio mandato politico e istituzionale. Avere rispetto gli uni verso gli altri e soprattutto avere rispetto delle istituzioni non significa che preesistono pareti di ghiaccio da rompere. Il mio rapporto si è sempre basato sul rispetto e la discrezione, questo anche tra gli amici».
Un elemento importante della sua campagna è il rapporto coi sindaci.
«Credo fortemente che i sindaci abbiano un compito difficile e delicato. Sono le sentinelle del territorio, su di loro pesano onori e oneri. Hanno tantissime difficoltà strutturali, non è concepibile lasciarli soli nella gestione delle diverse problematiche e soprattutto nelle emergenze. Spesso il coraggio dei sindaci da solo non basta, bisogna metterli nelle condizioni di lavorare e di farlo bene».
Quali sono le richieste più frequenti che riceve, le priorità da affrontare quindi?
«Il Molise è diviso in tre macroaree, i cui territori hanno non solo una conformazione geografica, ma anche economica diversa. Anche le problematiche sono nettamente distinte. Quelle comuni e più importanti provengono dalle aree interne. La viabilità, lo spopolamento, la sanità, la mancanza di lavoro, sono i temi principali che ritrovo nelle istanze di tutti i sindaci molisani. Li affronteremo tutti con la competenza e l’esperienza che ci contraddistingue dagli altri candidati».
Questo inverno sarà durissimo, la crisi energetica rischia di essere devastante per famiglie e imprese. Tetto al prezzo del gas, sostegni economici o altro: quali sono le vostre proposte per affrontarla?
«Quello che sta accadendo in questi mesi ci pone di fronte a scelte obbligate. Non bisogna dire di no a prescindere, non servono prese di posizioni irragionevoli, serve il giusto equilibrio. Siamo, e lo saremo sempre, accanto alle famiglie e alle imprese.
Per la crisi energetica dobbiamo lavorare sul gettito fiscale, colpendo i grandi gruppi che stanno facendo degli utili esagerati. Bisogna mettere a disposizione quelle risorse per abbattere il costo del gas. Intanto è bene ribadire che è l’Europa a dover intervenire per calmierare il prezzo del gas. C’è stata una speculazione pazzesca su questo argomento. Sulle rinnovabili ci tengo a dire una cosa: se non sburocratizziamo, dando la possibilità di realizzare le opere che sono già in cantiere, non potremo mai raggiungere l’autonomia energetica. Se autorizzassimo il 30% dei 200 gigabite prodotti dalle rinnovabili entro due, tre anni avremmo una autonomia energetica».
Lei è stato un grande tessitore dell’unità del centrodestra. Prima l’accordo con Giorgia Meloni che ha dato rappresentanza al mondo moderato. Poi le rassicurazioni che ha dato al presidente del Ppe Weber su Fratelli d’Italia. Come dire che in Italia siamo comunque un po’ tutti democristiani?
«A volte è bene rassicurare gli interlocutori per evitare interpretazioni fantasiose. Ha ragione, siamo tutti democratici con valori cristiani».
È stato più facile mettere d’accordo Meloni, Salvini e Berlusconi o convincere i centristi locali delusi dalle candidature, per esempio Micone e Niro a sostenere lei e Lotito?
«Con Vincenzo Niro e Salvatore Micone siamo prima di tutto amici. Entrambi sono uomini di partito e mai, né loro né altri, hanno messo in dubbio la tenuta della coalizione. Sia Niro sia Micone sono al lavoro, in maniera impeccabile, per dare una spinta forte alla coalizione».
Un anno fa ha sconfitto il Covid, è stata dura. «Tutto il resto è fiction», raccontò a Simone Canettieri per Il Foglio. Come è cambiata la sua filosofia di vita da allora?
«Vivo le giornate con più serenità e concretezza rispetto al passato. Preferisco l’aspetto essenziale della vita, tutto il resto è fiction. Resto sempre con i piedi ben saldi a terra».
Col centrodestra al governo, Cesa sarà ministro: ne sono convinti in tanti. Lei è pronto?
«Non facciamo pronostici, per ora pensiamo a vincere».
rita iacobucci