Annaelsa Tartaglione: deputata uscente di Forza Italia e vicepresidente del gruppo degli azzurri alla Camera. Capolista al proporzionale in Molise. Con quali aspettative sta affrontando questa sfida?
«Con la passione e l’entusiasmo di sempre, di chi si mette al servizio e fa politica con impegno e senza mai tirarsi indietro. Non le nego che mi piacciono le campagne elettorali per il confronto ma anche per lo spirito di squadra che si crea… e in questa squadra, quella che Forza Italia ha presentato, questo spirito c’è!».
Nel 2018 è stata eletta in un collegio della Puglia, ma era stata candidata pure nella nostra regione. Con che bilancio si presenta nella sua terra?
«Quattro anni e mezzo, intensi e passati quasi tutti all’opposizione dei governi, prima gialloverde e poi giallorosso. Poi, nell’ultimo anno a causa della grave emergenza Covid e dell’instabilità politica creata dell’esecutivo Conte, il Presidente Mattarella ha chiesto alle forze politiche un governo di emergenza per attuare le riforme necessarie allo sblocco delle risorse del Pnrr e utili al il rilancio del Paese. Diversi sono stati i temi che ho portato avanti nonostante, come ha ricordato lei, eletta in un’altra regione. Ho sempre guardato al Molise. Per la mia regione, nonostante stessi all’opposizione del governo, un risultato atteso da 20 anni è stato ottenuto grazie all’emendamento alla legge di Bilancio che porta la mia prima firma e grazie al quale siamo riusciti a stabilizzare i precari dell’agenzia regionale post sisma. Ricordo inoltre il fondo speciale di 1,5 milioni di euro alle università del Sud con meno di 9mila iscritti, anch’io ho frequentato la nostra Università del Molise ed è per me una priorità adoperarmi per permettere ai giovani molisani di poter studiare e lavorare nella propria terra. Bisogna combattere lo spopolamento proprio partendo dalle opportunità di crescita delle nuove generazioni.
Sono intervenuta sulla mancanza di personale lamentata per i luoghi della cultura del Molise. Il castello di Gambatesa, ad esempio, ha riaperto le porte al pubblico grazie anche ad un atto ispettivo che ho presentato in Parlamento, dopo una risposta positiva del Ministero e un accordo con la Regione. Al Molise sono state infatti assegnate 24 nuove risorse, attraverso i centri per l’impiego e il concorso nazionale, con l’obiettivo di garantire l’apertura continuativa dei più significativi siti, monumenti e musei.
Una questione che sto seguendo, e mi piacerebbe trovasse una risoluzione, è quella della zona demaniale di Rio Vivo a Termoli. Sono centinaia le famiglie che vi abitano e dopo anni di attesa abbiamo aperto un dialogo con l’Agenzia del Demanio. Già il governo Berlusconi risolse, attraverso un emendamento alla legge di Bilancio, la questione di Campomarino. Così come mi piace ricordare infine l’impegno che ho assunto in merito alla grave carenza di personale nelle carceri della regione e dopo una serie di incontri chiesti dai sindacati si è giunti a un primo incremento, complessivamente di 14 unità a Larino, nove unità Campobasso e sei a Isernia».
La sanità è uno dei temi più caldi di questa campagna elettorale in Molise. Tredici anni di commissariamento, il debito non diminuisce e i servizi sono al lumicino. Come se ne esce?
«Il tema è quello più vicino ai molisani, perché abbandonati su un diritto costituzionalmente garantito. Nel periodo di piena emergenza io stessa non ho risparmiato il governo di allora attraverso interrogazioni al ministro della Sanità per segnalare in quale situazione versano gli ospedali del Molise, soprattutto a causa della mancanza di personale sanitario.
Bisogna porre fine, dopo 13 anni, al commissariamento. Tutte le altre Regioni che erano in piano di rientro, attraverso l’apporto della delegazione parlamentare e della Regione, sono uscite dal debito. Resta solo il Molise e ciò non è più accettabile, in quanto il nostro debito è nettamente inferiore – in proporzione – a quello che avevano accumulato le altre Regioni. Serve ovviamente la volontà politica. Chiesi al collega Federico, visto che loro erano al governo, di fare cartello per uscire da questa situazione e sinceramente mi rispose anche in maniera collaborativa. Con una consistente delegazione parlamentare, come quella eletta cinque anni fa dai 5 stelle, forza di maggioranza in tutta questa legislatura, potevamo davvero mettere fine al commissariamento. Purtroppo spesso hanno prevalso i contrasti tra delegazione parlamentare, governo nazionale, governo regionale e commissari allora nominati dall’esecutivo Conte. La nostra regione deve essere considerata in base alle peculiarità e ai limiti del suo territorio, dall’alto al basso Molise, nell’organizzazione del servizio ospedaliero, garantendo a tutti i nostri cittadini il diritto di avere assistenza. Non si può ragionare con le stesse logiche applicate dall’allora governo Pd con il decreto Balduzzi del 2015, votato dagli eletti molisani in Parlamento dello stesso colore politico, e che puntano a smantellare i poli periferici per accentrare tutto in un solo nosocomio».
I moderati, quelli che non sono vostri alleati, dicono che il centrodestra sia sempre più destra, schiacciato cioè sulle posizioni sovraniste. Che ruolo giocherà Forza Italia?
«I moderati che non sono nostri alleati non lo sono perché erano alleati con il centrosinistra, con il quale si insultavano fino al giorno prima, per poi litigare di nuovo a dieci giorni dalla presentazione delle liste. Uno spettacolo che è sotto gli occhi di tutti gli italiani. L’alleanza di centrodestra è rimasta la stessa che ha creato Silvio Berlusconi. Ora è chiaro, gli italiani vogliano un governo forte, politico e di centrodestra alla guida del Paese. Quello molisano è un popolo di moderati e Forza Italia, oltre ad aver messo in campo una squadra autorevole e con l’esperienza e la competenza di chi già conosce il sistema nazionale e amministrativo, rappresenta quei valori moderati cristiani, europeisti e garantisti ed è la forza capace di tenere unita l’intera coalizione, questo lo insegna la nostra storia».
Con quali argomenti Annaelsa Tartaglione chiede di nuovo la fiducia dei molisani?
«Pongo una domanda semplice e chiara ai molisani: si stava meglio ai tempi dei governi Berlusconi, o negli ultimi dieci anni con la sinistra e i 5 stelle? La risposta la conosciamo tutti ed è la stessa pure se applicata al Molise. In termini di attenzione, sostegno e fondi stanziati, nessun esecutivo nazionale ha infatti fatto di più per la nostra regione e non voglio ricordare solamente i 576 milioni della delibera Cipe (che vennero poi rimandati a Roma dal governo regionale successivo perché si sosteneva che la nostra regione non necessitava di un opera infrastrutturale importante come l’autostrada), ma anche la particolare attenzione e le risorse impegnate per il terremoto di San Giuliano del 2002, che hanno visto interessate tutte le aree del cratere… La verità è che solo con noi alla guida del governo nazionale il Molise è stato considerato».
In questa campagna elettorale non le sono stati risparmiati colpi bassi. Dalla mancata candidatura sull’uninominale perché, scriveva Dagospia, non gradita alla compagna del Cavaliere all’accostamento fra la sua vita privata e la candidatura in Molise di Claudio Lotito. Lei non ha fatto una piega. Non deve essere stato facile.
«Chi mi conosce bene sa che sono una persona estremamente pratica, super appassionata alla politica e che prende sul serio il ruolo che ricopre e le sue responsabilità. Come avete appurato, seguendomi in questa campagna elettorale, non mi sono risparmiata mai in nulla organizzando e girando il Molise con la squadra di FI. Chi mi conosce bene sa pure che non amo gossip, chiacchiericci e altre divagazioni. Bisogna essere considerati per l’impegno e i risultati raggiunti nell’esercizio del proprio ruolo, comportandosi in modo leale e corretto. Ritengo di averlo sempre fatto e mi piacerebbe essere considerata per questo».
Le dirò una banalità, ma per un uomo questi argomenti non vengono neanche ‘pensati’. Quanta strada deve ancora fare la politica verso la parità?
«Per una donna giovane e di centrodestra è ancora più difficile in termini di pregiudizi e attacchi. All’inizio ci stavo male, piuttosto mi dispiaceva per la mia famiglia, mia madre si risentiva spesso. Però certe battaglie non le vinciamo col vittimismo. Potrei rifarmi al femminismo, ma preferisco di no. Perché spesso, a differenza degli uomini, sono proprio le donne a non essere in grado di fare sistema e ciò ovviamente le svantaggia. A mio avviso, una donna ha una sensibilità e una marcia in più nella determinazione di affrontare e risolvere i problemi. Sicuramente abbiamo tanta strada da fare, è una battaglia innanzitutto culturale… ma io non sono certo una che molla!».

rita iacobucci

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