Allearsi o meno con il Pd alle regionali del 2023. E, ancora, la paventata mozione di sfiducia a Toma. Andrea Greco non cade in tentazione: sono ragionamenti, afferma, che non appassionano me, il Movimento 5 stelle e, soprattutto, i molisani.
Il capogruppo pentastellato a Palazzo D’Aimmo – ovvio – non si sottrae e dice la sua. Lo fa senza peli sulla lingua e non escludendo una nuova discesa in campo in solitaria: l’alleanza con i dem, afferma, potrebbe addirittura rappresentare un limite per noi.
Dopo che la seconda mozione di sfiducia a Toma presentata dal Movimento 5 stelle e dagli altri gruppi di opposizione è sfumata per un soffio (nonostante qualcuno del centrodestra sembrava non vedere l’ora di mettere fine anzitempo alla legislatura), lei affermò: «Non presteremo più il fianco ai vostri loschi giochetti. Portateci le firme e date già per apposte le nostre». Oggi almeno tre consiglieri del centrodestra si dicono pronti a sfiduciare il presidente, ma per ragioni meramente opportunistiche: votare insieme al Lazio per sfruttare il consenso di Giorgia Meloni. Se nei prossimi giorni dovesse arrivare in Aula la mozione cosa farà il Movimento?
«Per presentare una mozione di sfiducia bastano cinque firme, per votarla serve qualcosa in più dei semplici proclami. Noi abbiamo dimostrato, come ha ricordato, di non avere alcun timore nel ridare la parola ai molisani. Ma non stiamo in Consiglio per farci strumentalizzare da chi tenterà, a fine mandato, di riaccreditarsi agli occhi degli elettori, mentre finora ha vivacchiato in quel che resta del centrodestra, come Niro, Micone e Cavaliere. C’è poi chi, nel passato recente, ha fatto finta di opporsi a Toma, per poi dargli sistematicamente la fiducia quando il proprio voto poteva essere determinante. Mi riferisco, chiaramente, a Michele Iorio e Aida Romagnuolo. Ma anche a chi, dopo la firma sulla sfiducia è passato a fare l’assessore, come la Calenda. Indipendentemente da eventuali sfiducie dell’ultima ora, insomma, mi preme ribadire che queste persone hanno fallito. In blocco. Non sono riuscite ad incidere su nulla, non hanno affrontato neanche uno dei tanti problemi che i molisani chiedevano loro di risolvere».
Siete quindi convinti di vincere le regionali anche dopo il risultato delle politiche, che premia il Movimento ma vi colloca all’opposizione?
«La convinzione appartiene ai superbi. Noi abbiamo una sola certezza: i cittadini hanno apprezzato il lavoro che abbiamo svolto nelle istituzioni. Ma spetterà a loro l’ultima parola. Possiamo solo ribadire ciò che a molti è già evidente: noi abbiamo una visione della società e della politica, il centrodestra ne ha una opposta. Martedì in Consiglio c’è stata l’ennesima prova. Chi attualmente governa la nostra regione persegue la strada della totale privatizzazione della sanità. Noi riteniamo, invece, che il Molise abbia bisogno di un’agenda sociale e sanitaria seria, che punti a rilanciare il comparto pubblico. Su queste diverse idee di gestione della “cosa pubblica” si giocheranno le prossime elezioni. Una tornata elettorale che sarà a tutti gli effetti un referendum. Da un lato ci sarà chi, come il centrodestra, vuole privatizzare tutto, avvantaggiando i pochi a scapito dei molti. Dall’altro lato ci siamo noi, che vogliamo un’equa distribuzione delle risorse, guardando alle fasce più deboli della popolazione e rinforzando i servizi pubblici essenziali, sempre più carenti».
Difficile rimettere in piedi il campo largo. Il Pd è alle prese con la leadership, il congresso. In Molise, poi, Fanelli e Facciolla sono due “prime donne”: non lasceranno spazio a nessuno del Movimento, a lei in particolare.
«Oggi credo che l’argomento “Pd sì, Pd no” non appassioni più nessuno. I cittadini sono alle prese con i problemi seri, primo tra tutti il caro energia, che rischia di ridurre sul lastrico una fetta importante del tessuto produttivo del Molise, fatto di piccole e piccolissime imprese. Non riteniamo opportuno annoiare i molisani con un dibattito sterile, che interessa solo alle segreterie. Posso solo dire che, anche con le ultime elezioni, i cittadini hanno affidato al Movimento il compito di traghettare la regione verso un orizzonte differente. Noi ci siamo e lo faremo. Poi siamo ben disposti nell’aggregare tutte le forze riformiste, quelle positive. Ma dev’essere chiaro a tutti che oggi il Movimento 5 stelle non può che rivestire un ruolo trainante in un’eventuale coalizione. In Molise è la prima forza politica ed ha la credibilità di chi non ha ancora governato, ma ha mostrato come la pensa sui temi principali. La nostra storia sta a garanzia del fatto che su quei temi – sanità, trasporti, lavoro – non scenderemo mai a compromessi. Il Pd, dal canto suo, non è stato molto apprezzato nell’ultima esperienza di governo regionale. Quando parliamo con i cittadini fuori dalle istituzioni ci chiedono sempre la stessa cosa: di non perdere la rotta, di andare avanti così, senza svilire la nostra identità nel dialogo con i potenziali alleati. Ed è ciò che abbiamo sempre voluto fare e che faremo, consapevoli dei nostri mezzi, della nostra forza, dell’affetto sincero dei molisani».
Operando la mera somma aritmetica dei risultati, centrosinistra e Movimento insieme alle politiche avrebbero totalizzato il 41,56% (Camera). Il centrodestra ha vinto con il 43,79%. E non è detto che in coalizione con Pd & Co il Movimento avrebbe superato il 15%, come invece è avvenuto.
«La politica non è una questione squisitamente aritmetica. Non ci sono “pacchetti di voti” del Movimento 5 stelle da sommare a quelli del Pd. Noi dobbiamo avere una visione di regione, che punti a sanità e trasporti pubblici di qualità, ad una viabilità dignitosa, ad una programmazione europea adeguata, che si muova per tempo offrendo opportunità reali ai giovani e agli amministratori di questa terra. Noi mettiamo al centro questi temi, non guardiamo alle somme aritmetiche. Chi è pronto a sposare questi obiettivi ha la nostra attenzione. Credo però che il Movimento possa fare bene anche da solo. Nel 2018, da soli e senza nessuna lista a supporto, abbiamo raggiunto il 38,5%. Questa volta possiamo avere liste a sostegno e stiamo già dialogando con delle realtà civiche molto importanti. Quindi la partita si giocherebbe con regole differenti. Non c’è di che essere catastrofisti: il Movimento 5 stelle in Molise gode di ottima salute, fatto che non sfugge a nessuno e tantomeno al nostro coordinatore, Antonio Federico».
Restando ai risultati delle politiche, sono emerse delle differenze territoriali, che molti addetti ai lavori attribuiscono al reddito di cittadinanza. Ma reddito o meno, non conviene forse prendere le distanze da questo Pd, che ha deluso e continua a deludere l’elettorato [gli ultimi sondaggi post voto danno Fratelli d’Italia (+0,8%), Movimento 5 stelle (+1,1%) e Calenda-Iv (+0,5%) in crescita e altri partiti, tra cui il Pd (-1%) in perdita]?
«Non mi sono mai interessato alle dinamiche interne agli altri partiti e non inizierò a farlo ora. La cosa che mi preme è che il Movimento continui a lavorare con lo stesso entusiasmo profuso in questi anni. Che lavori bene sul territorio, perché sarebbe doveroso dare rappresentanza a tutte le aree del Molise. Questa è la strada da percorrere, senza preoccuparci degli altri. Certamente il Partito democratico sta vivendo un momento difficile, forse anche perché i molisani non hanno poi la memoria così corta: hanno già visto governare tanto il centrosinistra che il centrodestra, che non hanno risolto i problemi reali. Non è detto che un’eventuale alleanza ci gioverebbe. Potrebbe addirittura rappresentare un limite per noi. È altrettanto vero che non vorremmo restare per altri cinque anni all’opposizione, siamo pronti ad assumerci onori ed oneri del governo regionale. Vogliamo attuare le riforme epocali nei settori chiave, di cui parliamo ai cittadini da quasi cinque anni. Vogliamo offrire opportunità diverse a questa terra, la regione che amiamo. Dunque, ribadisco: per poter cambiare davvero le cose un’alleanza progressista è auspicabile. Ma bisogna riconoscere al Movimento la dignità e la forza, la fiducia che gli stessi molisani gli rinnovano anche in controtendenza rispetto alle vicende nazionali. Sarò ancora più chiaro: non è questione di poltrone o di leadership, queste dinamiche non ci appartengono. Noi vogliamo semplicemente essere i garanti di un pieno rinnovamento. Finora non abbiamo governato, ma i cittadini sanno esattamente come la pensiamo e dove vogliamo portare il Molise. Sanno che siamo immuni da condizionamenti, che se prendiamo un impegno poi lo portiamo a termine. Questa è la nostra idea di “guidare il fronte progressista”: garantire che non ci siano sorprese, che si attui punto per punto ciò che scriveremo nel programma».
Lu.Co.

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