Nonostante i malumori siano intatti, se non aumentati per i contenuti del piano operativo della sanità e per la pubblicazione del bando sui trasporti – atti di programmazione importanti che il governatore e il suo esecutivo non condividono con la maggioranza, è l’accusa di uno dei ribelli – l’ipotesi di una mozione di sfiducia che stacchi la spina alla legislatura regionale in anticipo per tornare alle urne per adesso si è allontanata.
Non che i ribelli abbiano deposto le armi, insomma. Basti pensare alle ultime dichiarazioni dell’ex presidente Iorio che – proprio in dissenso con i contenuti del programma per la sanità – ha ribadito di essere pronto a mettere la prima firma sul documento di sfiducia a Toma. Da sempre nota anche la posizione, omologa, dell’altra consigliera di FdI Aida Romagnuolo. Negli ultimi mesi e settimane, inoltre, sono stati chiaramente critici con il governatore anche il presidente del Consiglio Salvatore Micone, esponente di Noi moderati, e il capogruppo di Orgoglio Molise Gianluca Cefaratti che la notte dello spoglio per le politiche dichiarò a Teleregione: da subito il centrodestra deve iniziare a discutere del dopo Toma. Tutti chiari e tutto chiaro. Ma la frenata sulla mozione, a questo punto brusca, si percepisce in queste ore nettamente.
I contorni della vicenda non sono ancora perfettamente ricostruiti. Due i livelli di narrazione. Una voce insistente negli ambienti del centrodestra parla di un sondaggio condotto dai promotori, o da alcuni, del percorso ‘taglio netto e voto subito’ con i colleghi di 5s e Pd. Gli ambasciatori avrebbero rimediato un “no, grazie”. Se non si vuole abbondare col condizionale, però, basta leggere il recente post del portavoce pentastellato Vittorio Nola. «A pochi giorni dal risultato delle elezioni politiche sono tornate ad agitarsi le anime “dannate” degli stessi attori istituzionali che in questi anni non hanno mai fatto mancare il proprio sostegno al presidente Toma, ma che ora si affannano per espiare le proprie “colpe” al cospetto dei molisani», punta il dito e chiarisce di riferirsi a «Michele Iorio, Gianluca Cefaratti, Aida Romagnuolo e Salvatore Micone che ora paventano una sfiducia per tentare di lavarsi la coscienza politica». Solo alcuni di loro, aggiunge Nola nel post su Fb, «hanno negato supporto a Toma quando siamo stati noi a presentare non una, ma ben due mozioni di sfiducia ad un esecutivo che si era già dimostrato inadeguato a risolvere i problemi dei cittadini. Non servirà a nulla, dopo quattro anni di fallimenti e mancate risposte, far credere ai molisani che i membri della maggioranza siano esenti da responsabilità». Quindi, conclude, «centrodestra contro centrodestra: che facciano tutto da soli».
Non solo, però. Votare insieme al Lazio era una suggestione che ha affascinato molto il centrodestra molisano, anche perché avrebbe permesso di sfruttare l’effetto Meloni. Ma adesso, anche fra chi era pronto al gesto forte si fa strada la necessità di condividere uno strappo così impegnativo – sfiduciare il presidente in carica – con il tavolo dei partiti e anche coi parlamentari eletti. Le cose si complicano e i tempi si allungano.
ritai

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