Se col piano dell’ex commissario Giustini i molisani colpiti da ictus emorragico erano destinati a essere trasferiti negli ospedali di Foggia e Benevento, ora invece a Napoli e Pescara.
«Pazienti molisani che girano su ruote come quelle del Lotto – attacca il capogruppo dei 5 stelle in Consiglio regionale Andrea Greco», per il quale alla prima occasione utile il presidente commissario Toma ha riproposto «e peggiorato lo schema di Frattura». In campagna elettorale, spiega, da candidato governatore prometteva addirittura il Dea di secondo livello al Cardarelli di Campobasso invece dell’attuale modello hub e spoke. All’atto pratico, con il suo programma operativo licenziato in bozza poco più di una settimana fa, per esempio, non inserisce il Neuromed nel sistema di emergenza trauma. È in particolare per le patologie tempo dipendenti che i 5s vedono arretrare la risposta del servizio sanitario regionale: «La rete non è rispondente ai livelli essenziali di assistenza».
Non solo, però. I sei portavoce di Palazzo D’Aimmo bocciano l’impianto che «fotografa l’esistente ma per il futuro fa capire molto poco, non si affronta il tema dell’uscita dal piano di rientro perché non si affronta quello della mobilità attiva per dirne uno», ancora Greco che annuncia la richiesta di una seduta monotematica del Consiglio.
Di mobilità parlano anche Valerio Fontana e Fabio De Chirico. Il primo per dire che, con la scelta di chiudere il punto nascita di Termoli, aumenterà quella passiva, voce significativa del disavanzo sanitario, verso Vasto. Avrebbe invece potuto attrarre pazienti da fuori regione la camera iperbarica a Larino, «a luglio – riferisce Fontana – ne abbiamo chiesto l’attivazione segnalando ad Asrem e Regione il personale disposto a prendere servizio». Ma nel piano non ce n’è traccia. Rispetto alla mobilità attiva, inoltre, De Chirico ricorda come senza accordi di confine per regolamentarla il debito cresce: «Anche se per pagare ai privati le prestazioni effettuate extra budget la Regione aspetta che quelle di provenienza dei pazienti interessati le riconoscano, quelle cifre dobbiamo accantonarle a fondo rischi». Al centrodestra che punta all’azzeramento del debito risponde che negli anni il Molise è stato più volte aiutato dallo Stato, sia quando era presidente-commissario Iorio sia quando lo era Frattura, ma nonostante i contributi straordinari il debito non è stato azzerato di fatto.
Ancora, Angelo Primiani evidenzia che la carenza di programmazione riguarda pure l’emergenza personale. Ci si limita alle previsioni di assunzione, ma poi i concorsi vanno deserti e non si immaginano contromosse. Per il 2022, ormai agli sgoccioli, si puntava a reclutare 250 medici, elenca Primiani, siamo ad appena 61. Non solo. «Il piano è un esercizio di stile che non tiene conto di esperienze ed errori pregressi, come sull’acquisto di prestazioni dai privati. Di circa 100 milioni, 52 sono per gli extraregionali e 48 per i molisani». Eppure, conclude, il caso radioterapia del Gemelli è esploso proprio perché la struttura ha esaurito il tetto di spesa per i pazienti regionali.
Un piano vuoto, aggiunge Vittorio Nola, in cui sparisce l’hub Covid e di cui non è chiara la procedura futura: che ne sarà delle eventuali osservazioni che perverranno alla mail entro il 24 ottobre? Chi si occuperà di discuterle coi Ministeri?
Infine, Patrizia Manzo, punta a confutare la rappresentazione del tavolo tecnico come il gruppo di ragionieri cattivi che fanno i conti in casa al Molise. «Il tavolo monitora anche l’adeguatezza delle nostre prestazioni. Nel 2020, i parti cesarei al Cardarelli rappresentavano quasi il 40% del totale, al Veneziale il 36 e al San Timoteo il 33,6. La soglia di accettabilità è del 15%. Inoltre, il tavolo segnala in tutti e tre i casi grave carenza di personale. Roma chiede da tempo azioni a garanzia della sicurezza delle donne. La risposta di questo piano è chiudere il punto nascita a Termoli».
r.i.