Roberto Di Baggio respinge le accuse al mittente (Nicola Cavaliere): «Traditore io? Ho fatto il mio dovere, ho indicato di votare Forza Italia. Se i nostri candidati non hanno avuto il successo che si aspettavano a volerlo sono stati gli elettori, a cui di certo non si può imporre nulla. Nella cabina tutti quanti noi possiamo fare poco». È la democrazia bellezza, si potrebbe commentare con le parole di Humphrey Bogart nel film degli anni ’50 “L’ultima minaccia” («È la stampa bellezza»).
Continuano le fibrillazioni in Forza Italia, dopo l’intervista rilasciata a Primo Piano dall’assessore all’Agricoltura Cavaliere. Candidato al Senato plurinominale dove è stato battuto da Costanzo Della Porta, ha puntato il dito contro il sindaco di Termoli Roberti, che ha fatto campagna elettorale per l’esponente di FdI, e contro il sottosegretario alla presidenza della giunta, reo secondo Cavaliere di essersi defilato.
«Non mi piacciono queste polemiche, si tratta di questioni da trattare nelle sedi opportune e non sulla stampa. Ai cittadini alle prese con emergenze serie non interessano i nostri litigi», prova a resistere Di Baggio. Ma è stato tirato in ballo direttamente e non può non replicare. «Io ho fatto votare Forza Italia. I candidati, in questo caso come in altri e di altri partiti, evidentemente sono stati bocciati dal popolo». Certo, non nasconde – come pure Roberti ha evidenziato – che al termine del summit con Tajani a Roma convocato per definire il metodo con cui scegliere i nomi dei competitor alle urne del 25 settembre «si era detto che ci saremmo rivisti o sentiti» per definire la griglia. Ma «poi non è accaduto». Anche Di Baggio, come tanti, ha saputo a cose fatte. Come pure Di Baggio ricorda di aver chiesto un chiarimento alla coordinatrice Tartaglione e agli altri vertici azzurri, prima che cadesse il governo Draghi, sull’atteggiamento che il partito aveva assunto a Isernia dopo la sconfitta alle comunali e sulla scelta dei coordinatori comunali. Invece di una riunione, pare che i dirigenti siano stati sondati via mail e non tutte le segnalazioni avrebbero ricevuto la stessa attenzione. «È un chiarimento che sto ancora aspettando», precisa Di Baggio.
Finito nel mirino perché ha provato a far passare la linea di una candidatura di Toma alle politiche, il sottosegretario però rivendica la sua coerenza. Ha partecipato a incontri con Cesa, Lotito, Tartaglione. Non si spiega perciò le accuse di Cavaliere nei suoi confronti.
La vicinanza con l’appuntamento delle regionali non giova agli equilibri e alla serenità interna di Forza Italia, anche se proprio la mancata elezione di parlamentari dovrebbe consigliare di compattare i ranghi. In molti hanno quasi la sensazione che, al contrario, la presenza di Di Baggio, o di Roberti dia fastidio. Troppi pretendenti in lista per un partito che potrebbe non avere più i voti di cinque anni fa.
Per ora Di Baggio questi ‘cattivi pensieri’, pur stimolato dal cronista, preferisce accantonarli. «Credo di essere un valore aggiunto per FI, che ho sempre supportato con lealtà. Non solo agli appuntamenti elettorali con la composizione delle liste, anche alle iniziative nazionali e aderendo convintamente con il tesseramento». Piuttosto invita a trarre una lezione dal 25 settembre e da altri test come quello di Isernia: «Anteporre gli interessi personali a quelli della coalizione è una strategia perdente, un errore da non ripetere alle regionali».
ppm