Antonio Federico nel 1996 aveva 16 anni. Nonostante i trascorsi giovanili a sinistra, o forse proprio per quelli (il segretario del Pds che portò i post comunisti al governo non aveva rapporti idilliaci con i giovani più movimentisti), non ricorda la storica visita di Massimo D’Alema a Mediaset il 4 aprile di quell’anno. Sorridente e conciliante accanto a Fedele Confalonieri, alla vigilia delle elezioni vinte poi dal centrosinistra con Prodi, ‘Baffino’ disse ai dipendenti di Berlusconi: questa azienda è patrimonio degli italiani, non corre nessun rischio. Non ci sarà un day after, assicurò D’Alema distinguendo fra il colosso delle tv private e il suo proprietario. Lui, non Mediaset, acerrimo avversario per la sinistra.
Ventisei anni dopo, tocca all’ex deputato grillino oggi coordinatore del Movimento in Molise, tranquillizzare: nessuno metterà in discussione l’importanza della struttura sanitaria Neuromed. Però, aggiunge come pure D’Alema fece quel giorno a Cologno Monzese, le regole sono importanti. E il peso dell’extra budget sul bilancio della sanità molisana – milioni che il tavolo tecnico chiede di conteggiare come disavanzo finché le altre Regioni non pagano e che quindi tengono il Molise inchiodato al commissariamento – va eliminato.
La dichiarazione sull’Irccs di Pozzilli arriva in una chiacchierata sulla riapertura del dialogo con il Pd per le regionali. Tutto è partito dalle dichiarazioni del capogruppo pentastellato Greco raccolte dal segretario dem Facciolla nell’infuocata seduta del Consiglio regionale sul piano sanitario. Un’affinità che Federico non smorza, anzi. A differenza di Facciolla, che dal Nazareno ha avuto via libera ad alleanze territoriali, lui da Conte non ha ricevuto ancora lo stesso mandato. Ma il posizionamento del partito democratico sul ddl Fanelli in tema di incompatibilità fra presidente e commissario della sanità – che i 5s collocano in un disegno politico centrista – aiuta.
Greco ha rivolto un appello a Facciolla dicendogli che in Molise un’altra strada è possibile rispetto all’alleanza con i moderati per vincere le regionali e il segretario del Pd ha risposto che 5s e dem hanno una sola possibilità, quella di provare a condividere obiettivi e percorsi. Quindi, Federico, fuori dal politichese, andrete insieme alle urne di primavera?
«Sicuramente l’affermazione di Facciolla è sensata. Però c’è bisogno di chiarezza. Il Pd la deve prima di tutto ai suoi elettori, al suo mondo. Il segretario del Pd, lunedì in Consiglio, ha fatto chiarezza sul ddl Fanelli e sul fatto che quella proposta – volutamente o no – è un assist al centrodestra. Tanto che è lecito chiedersi a che gioco si sta giocando. Se c’è un’operazione centrista, o centripeta, che si sta costruendo in Molise questo tipo di iniziative vanno in quella direzione. Il Pd, con le parole di Facciolla, ha sgombrato il campo da questo punto di vista. È un dato di fatto di cui prendiamo atto».
È un punto fermo?
«È un punto fermo. È un punto di partenza? Punto interrogativo…».
Senta Federico, lunedì i 5s hanno ‘rischiato’ di votare con Forza Italia il blocco dell’extrabudget delle strutture sanitarie private… Quasi un ossimoro.
«Noi abbiamo semplicemente ribadito la nostra linea. Ritengo che sia importante il passaggio sui rapporti con i privati perché rappresenta, che piaccia o no, un posizionamento politico. È chiaro che Patriciello ha un suo grande merito, che è il Neuromed e l’importanza di quella struttura sanitaria che nessuno metterà mai in discussione. Il tema però esiste. Un centro così grande in una regione piccola come la nostra non potrà mai reggersi dal punto di vista economico solo con le prestazioni per i molisani. Io una soluzione l’avevo individuata che è quella di trasferire più soldi al Molise in funzione del dato storico. Una posizione che il governo condivise con un ordine del giorno collegato alla legge di Bilancio dell’anno scorso. Ma questo percorso si deve concretizzare con la ripartizione del Fondo sanitario nazionale nella Conferenza delle Regioni dove siedono i presidenti. È lì che l’apertura del governo andava portata a meta. Resta comunque il principio: se noi facciamo più prestazioni per gli extra regionali e gli accordi di confine non si definiscono, Roma ci dia più soldi. Una soluzione che evita alla Regione di avere accantonamenti a fondo rischi e mette in condizione Gemelli e Neruomed di avere continuità nell’erogazione delle prestazioni».
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