Quattro consiglieri regionali di centrodestra, fra cui il presidente dell’Assise, fanno appello ai ministri di Economia e Salute: trovate una soluzione per la sanità molisana e fate presto. Un esponente di Forza Italia, partito del presidente-commissario, accusa Toma di «ripicca» e «questioni personali» nella gestione dei rapporti con le cliniche private.
Dopo lo stop ai pagamenti alle strutture convenzionate che non hanno firmato i contratti per il 2022, imperversa la bufera dalle parti di Palazzo Vitale. L’ex governatore Michele Iorio, il numero uno del Consiglio Salvatore Micone, il presidente della IV commissione Gianluca Cefaratti e la consigliera di FdI Aida Romagnuolo hanno scritto a Giorgetti, Schillaci e Fitto (titolare delle politiche per il Sud) sollecitando un intervento per «scongiurare atti che mettano a serio rischio la salute e la vita dei molisani». E spiegano: «La già drammatica organizzazione della rete ospedaliera pubblica, così come prevista dal Pos in vigore e da quello posto all’attenzione del tavolo tecnico da parte del presidente-commissario Donato Toma, viene aggravata ora da provvedimenti di sospensione anche per le strutture private accreditate e convenzionate. La programmazione dell’organizzazione della rete dell’emergenza, con particolare riguardo alle patologie tempo dipendenti, è già di per sé carente in quanto elimina una serie di servizi che vanno dalla chiusura del reparto di emodinamica negli ospedali pubblici regionali fino al trasferimento dei pazienti molisani con ictus emorragico fuori regione (…). A questa situazione fanno seguito, oggi, i provvedimenti assunti non solo nei confronti dei maggiori istituti convenzionati e accreditati, ossia dell’ Irccs Neuromed e Gemelli Spa (che di fatto partecipano all’organizzazione della rete dell’emergenza), ma anche delle cliniche minori. In particolare, senza prevedere una valida alternativa per le cure dei pazienti, Regione Molise e Asrem chiedono la sospensione delle attività sanitarie in atto e programmate nonché la dimissione dei pazienti compresa l’interruzione della continuità assistenziale. Quindi, di fatto, la chiusura delle strutture».
A Primo Piano Cefaratti conferma l’urgenza della richiesta. «Qui non si tratta di attaccare il pubblico o difendere il privato. È un dato di fatto che la sanità pubblica non offre garanzie in tanti reparti e quindi il privato rappresenta una soluzione. Questa situazione non è stata affrontata nella maniera giusta. Anzi, il presidente Toma, che ha voluto la nomina di commissario, in un anno e mezzo non ha portato risultati. Ecco perché gli ho chiesto e lo ribadisco di tornare sui suoi passi o lasciare questo incarico». Rispetto ai commissari esterni, lo stato della sanità – ancora Cefaratti – è peggiorato e lo dimostrano le ultime vicende. Quindi, conclude, anche se il governo si è insediato da poco è ora di dare risposte al Molise.
Da Isernia arriva la bordata di Raimondo Fabrizio, esponente storico degli azzurri in Molise, che attacca: «Con un provvedimento esclusivamente politico, emanato più per ripicca e questioni personali che per necessità e motivazioni logiche, giuridiche o economiche, è stata decretata la fine anche della sanità privata. Quella sanità che, con il passare degli anni, si era sostituita, con eccellenti risultati, alla pubblica, negli ultimi anni presa di mira da personaggi politici, lontani anni luce dalla realtà e dai bisogni di una comunità regionale che cercava speranze e cure al di fuori dei confini regionali. Una politica che, anziché dare risposte e soluzioni anche tramite compromessi, priva i cittadini di quelle prestazioni medico chirurgiche in parecchi casi vitali, che vanno a ledere se non ad eliminare del tutto il diritto fondamentale, di rango costituzionale, alla salute e di potersi curare nelle proprie strutture territoriali, soprattutto quelle di eccellenze». Le mancate cure, aggiunge, incidono sulla vita delle persone, senza dimenticare il «disastro sociale legato alla perdita di posti di lavoro per tutti quei professionisti che, da anni, supportano le carenze di un territorio sempre più spoglio di servizi. Non si tratta di privilegiati ma di lavoratori a cui spesso ci siamo rivolti nel deserto lasciato sul campo della sanità pubblica. La politica, quella con la P maiuscola, è capace di scindere interesse pubblico e privato, necessità dei cittadini e spiccioli calcoli elettorali. Quella politica – conclude – è mancata e continua a mancare».