La battaglia interna al centrodestra si è spostata sul bilancio. Un terreno minato, soprattutto dopo la mancata parifica da parte della Corte dei conti che ha deciso di impugnare il consuntivo del 2020 davanti alla Corte costituzionale. Quello del 2021, bloccato dalla magistratura di via Garibaldi, è all’ordine del giorno della I Commissione dove ieri, per la seconda volta, è caduto il numero legale. Ha pesato l’assenza di Gianluca Cefaratti, esponente di Orgoglio Molise. Andrea Greco e Micaela Fanelli, 5s e Pd, hanno lasciato i lavori. Il terzo tentativo stamattina. Se ci sarà lo stesso esito, il presidente dell’organismo Andrea Di Lucente è intenzionato a inviare gli atti direttamente al Consiglio – queste le informazioni trapelate – che sarà in seduta domani. Lì il fronte è destinato ad allargarsi perché per molti componenti di Palazzo D’Aimmo si tratta di una procedura che non può essere utilizzata per gli atti di bilancio.
Su cosa deve esprimersi la Prima Commissione? Sull’autorizzazione all’esercizio provvisorio per il 2023 (in attesa del previsionale), sul rendiconto 2021 (non parificato), addirittura sul riconoscimento di un debito fuori bilancio riguardante il pagamento della quota 2021 all’associazione Tencostruttura delle Regioni, di cui Toma è stato nominato presidente il 13 ottobre di un anno fa. Naturalmente, il provvedimento più importante per i molisani è il primo: se l’esercizio provvisorio (che è lo spauracchio che il governo Meloni sta cercando assolutamente di evitare con le tappe forzate per varare la legge di Bilancio), attacca il capogruppo pentastellato Greco, «saremmo alla gestione provvisoria, si potrebbe far fronte solo alle spese obbligatorie. Un incubo anche per gli assessori che vedrebbero neutralizzate le loro azioni. E pensare che il titolare della Cultura sta realizzando concerti ovunque, magari è pronto a un revival di Michael Jackson in ogni angolo del Molise. O che gli altri assessorati stanno procedendo a bandi last minute. Ironia a parte, questa legislatura finisce peggio di come è iniziata. Siamo ai titoli di coda. Il centrodestra non ha i numeri per poter garantire l’approvazione di leggi di bilancio e mi sembra che qualcuno si voglia palesemente smarcare da Toma dopo avergli permesso di governare per cinque anni».
Anche la collega dem Fanelli torna a puntare il dito: «Una Regione che ha praticamente ha portato i libri in Tribunale dovrebbe attrezzarsi e trovare soluzioni definitive. Invece Toma, un tecnico della materia, ci consegna conti peggiorati. E un groviglio talmente ingarbugliato che non fa stare tranquilli neanche i suoi».
Il Consiglio regionale può dire sì a un consuntivo bocciato dalla Corte dei Conti? Pare che nella seduta ieri Di Lucente abbia reso nota l’intenzione della giunta di impugnare il pronunciamento della Sezione di Controllo e di resistere davanti alla Consulta. Basterà questo a convincere un numero sufficiente di eletti?
Al di à delle questioni formali, poi, emerge evidente ancora una volta la spaccatura nel centrodestra. Il solco si è ampliato quando la Regione, a inizio dicembre, ha bloccato i pagamenti alle cliniche private che non hanno firmato i contratti. Fissata per il 7 dicembre, la seduta della Commissione fu annullata e riconvocata per il 13, Cefaratti non partecipò. La sua assenza e l’abbandono dei lavori da parte degli esponenti di opposizione mandò a monte la riunione. Stesso copione ieri.
Sempre più distante dal presidente della Regione, Cefaratti già la notte dello spoglio per le politiche aveva dichiarato che il centrodestra deve ragionare del dopo Toma. In Assemblea e alla stampa ha poi ribadito la contrarietà al piano operativo licenziato in bozza dal commissario e alle recenti decisioni su budget e rapporti con le strutture convenzionate. Il suo braccio di ferro con il governatore continua, voterebbe sì a una mozione di sfiducia, ripete da tempo.
Una suggestione, quella della sfiducia, che si ripresenta a cadenza fissa in via IV Novembre, ma poi scompare. «Approvarla adesso significherebbe – ragiona Greco – fare un favore a Toma: non siamo più in tempo per andare alle urne con Lazio e Lombardia, resterebbe lui da solo al comando fino alle nuove elezioni. Approfondirò meglio ma mi pare che sia proprio così».
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