Nulla da fare: l’autorizzazione all’esercizio provvisorio di bilancio per il 2023 resta bloccata. Ostaggio del braccio di ferro in atto nella maggioranza insieme a tutti i documenti relativi al consuntivo del 2021 (che la Corte dei Conti non ha parificato). Le casse della Regione, già fortemente indebitate, stanno rischiando realmente la paralisi.
Anche ieri Gianluca Cefaratti era assente. Motivi di salute, la giustifica letta dal presidente Micone per la seduta del Consiglio. Ma da giorni l’esponente di Orgoglio Molise diserta la Prima Commissione (che non riesce a riunirsi perché manca il numero legale) e la sua posizione di dissenso dalla giunta Toma è nota.
Andrea Di Lucente, che presiede l’organismo, l’ha riconvocato per domani. Ma se le cose non cambiano, lo stallo non si risolverà. Senza il parere, che sia favorevole o contrario, gli atti di bilancio non possono essere iscritti all’ordine del giorno del Consiglio attraverso la procedura d’urgenza. Ne è convinto il capo di Palazzo D’Aimmo Salvatore Micone. «Non ho aggiornato i lavori ad una prossima data perché non ci sono atti che possono essere regolarmente discussi. Quando la Commissione li licenzierà, provvederò a fissare una seduta. Altre strade non ci sono», spiega nel tardo pomeriggio. Il pressing nei suoi confronti è stato notevole, gli esponenti del centrodestra vicini al governatore erano pronti a portare in discussione ieri rendiconto ed esercizio provvisorio. Come pure, raccontano diverse fonti, ieri mattina si è tentato di superare l’impasse chiedendo di avvicendare Cefaratti in Commissione. Ma il regolamento, ha opposto Micone, prevede che sia il presidente del gruppo (Cefaratti) a delegare un altro consigliere, che peraltro deve essere anche lui di Orgoglio Molise. La situazione è surreale perché l’ex sindaco di Campodipietra partecipa ai lavori della Prima commissione in sostituzione dell’assessore Vincenzo Cotugno. L’ultima spiaggia è un’idea ancora più surreale, che però è circolata con sempre maggiore insistenza ieri pomeriggio: Cotugno si dimette da assessore per il tempo necessario a rientrare nella titolarità del posto in Commissione, va alle sedute, vota l’esercizio provvisorio e il resto e poi Toma lo rinomina nell’esecutivo. Non è solo una chiacchiera, qualcuno al diretto interessato avrebbe chiesto il passo indietro. Cotugno avrebbe risposto di no. Non vuole prestarsi a un’operazione che diventa difficile perfino definire. E l’intera giunta ne sarebbe travolta.
Oltre a variazioni al previsionale dell’Assise e al riconoscimento di due debiti fuori bilancio, il Consiglio ieri non è andato. Le minoranze hanno attaccato il governatore Toma perché non era presente (era a Roma per la Conferenza delle Regioni, ndr). «Il 21 dicembre, con l’esercizio provvisorio ancora da approvare (c’è tempo solo fino al 31, ndr) non viene in Aula, abbiamo alle porte la paralisi della Regione. E all’assessore Cotugno vorrei chiedere: come mai negli anni precedenti non c’erano soldi per fare nulla e adesso invece ci sono anche per tanti concerti? La campagna elettorale è partita in anticipo – ancora Greco – Oggi volevamo risposte da Toma sull’inquinamento della Piana di Venafro, sui contratti in scadenza dei precari dell’Asrem. Nessun accordo è stato raggiunto col dg e si rischia il blocco dei reparti». In pratica, ha sintetizzato Greco, «non riusciamo a garantire le funzioni ordinarie della Regione, allora non ha senso essere convocati. Non serve una mozione di sfiducia. Presidente Micone – ha detto – l’articolo 126 della Costituzione le assegna delle facoltà, chieda un incontro al prefetto e solleciti lo scioglimento di giunta e Consiglio». Durissimi anche Angelo Primiani, la capogruppo del Pd Micaela Fanelli, il segretario del partito Vittorino Facciolla che ha ribadito: «La maggioranza non esiste più da tempo. Non hanno più i numeri neanche per l’esercizio provvisorio, siamo alla guerra fra bande».
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