Disco rosso per Pompilio Sciulli che starebbe per pagare la cena organizzata ad Agnone con l’onorevole Aldo Patriciello qualche settimana fa. Finora al vertice di ben quattro Comunità montane, il presidente Toma starebbe per sostituirlo – riferiscono fonti qualificate – con Mimmo Izzi, esponente dell’Udc e vicino, dicono le stesse fonti, al sottosegretario della giunta (di Forza Italia) Roberto Di Baggio. Gli altri tre commissari invece saranno, a quanto trapela, confermati.
Ma andiamo con ordine. Il 31 dicembre la giunta regionale ha deciso di prorogare per un altro anno (fino al 31.12.2023) la gestione liquidatoria delle Comunità montane delegando al governatore la designazione dei commissari. Attualmente sono quattro – Giovancarmine Mancini, Domenico Marinelli, Carlo Perrella e Sciulli appunto – e ognuno di loro, tranne Marinelli che cura solo la “Molise centrale”, si occupa di diversi enti che avrebbero dovuto essere chiusi da tempo. Tre assegnate a Mancini, due a Perrella e quattro a Sciulli. Nel provvedimento si legge che alla decisione non ha preso parte l’assessore al Lavoro Filomena Calenda, assente pure nella delibera che proroga fino al 30 giugno gli incarichi di altri commissari: Nicola Travaglini allo Iacp di Campobasso e Mike Matticoli – pure ritenuto uomo di Di Baggio – allo Iacp di Isernia e all’Eres.
Le indiscrezioni raccontano di una Mena Calenda contraria allo spoil system alle Comunità montane, anche se è stata candidata alle politiche con l’Udc (anche Izzi). Per questo avrebbe abbandonato i lavori dell’esecutivo l’ultimo giorno dell’anno.
Gli incarichi di commissari delle Comunità montane sono stati da sempre nel mirino delle opposizioni: Sciulli, Perrella e Mancini erano infatti candidati col centrodestra nel 2018 e non furono eletti. Una “ripescaggio” da 2mila euro lordi al mese per un’attività che si sta protraendo oltre ogni limite ragionevole (la soppressione degli enti fu decisa con legge nel 2011). Loro di recente si sono difesi spiegando il notevole lavoro da svolgere, pressoché senza più personale, e che in realtà il compenso è di mille euro netti al mese.
A qualche mese dal ritorno alle urne per le regionali, se le cose andranno come indicano i rumors, la liquidazione infinita torna alla ribalta (e torna utile) per lanciare un amo ai moderati della coalizione e ammorbidire così la posizione dell’Udc, visto che la componente che fa riferimento al presidente del Consiglio Micone manifesta aperto dissenso da Toma. Un ruolo per Mimmo Izzi rappresenta una strizzatina d’occhio anche a Lorenzo Cesa, leader nazionale del partito e deputato eletto in Molise, che con Izzi ha ottimi rapporti.
Allo stesso tempo, ribadiscono le fonti qualificate, è una punizione per chi come Sciulli – oggettivamente sempre leale con il governatore e il suo esecutivo anche come presidente dell’Anci – ha cenato col “nemico” Patriciello. Che in quella occasione disse che delle regionali non si sarebbe occupato. Evidentemente a Palazzo Vitale non ci hanno creduto. Lo stesso eurodeputato d’altro canto proprio due giorni fa ha chiesto ai coordinatori nazionali e locali dei partiti della coalizione la convocazione entro il 15 gennaio del tavolo per decidere come presentarsi ai molisani con una proposta credibile.
Il solco fra Toma e Patriciello si allarga sempre più. E dentro la grande sfida interna al centrodestra si consumano tante altre piccole battaglie, come quella che ha portato la Calenda a disertare la giunta quando sono state esaminate e votate decisioni che riguardano la “sua” Isernia e, pare, esponenti del suo stesso attuale partito. Se queste sono le premesse, la primavera sarà arroventata.

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