Non ha mai nascosto le sue intenzioni e anche al suo partito, Fratelli d’Italia, ha dato la disponibilità a candidarsi a governatore. Alle urne di fine maggio il centrodestra, a parere di Michele Iorio, dovrà presentarsi diverso da ciò che è stato in questi anni. Con un programma e una leadership in grado di unire la coalizione e intercettare i civici e, perché no, il centro “mobile”. L’ex presidente quindi ribadisce: credo di essere l’unico a poter cogliere entrambi i risultati, sono pronto.
Michele Iorio è già pronto alla sfida.
«Sono pronto sì».
Sta lavorando a una proposta di centrodestra. Ma un centrodestra diverso da quello che ha governato in questi anni. È corretta la sintesi?
«È esattamente così. Una proposta che deve interrompere questa esperienza assolutamente negativa. Il Molise ha bisogno di rinascere nel vero senso della parola. Troppi eventi negativi si sono sommati negli ultimi dieci anni. La scomparsa delle filiere produttive principali, che non sono state sostituite da altre iniziative, a cominciare dallo Zuccherificio per andare alla Arena e per finire alla Ittierre. Abbiamo quindi un grande problema che riguarda il Pil e l’economia. Non è stata realizzata nessuna iniziativa degna di questo nome per quanto attiene la politica industriale, soprattutto rispetto alle nuove tecnologie. Nel Molise chiamiamo ancora start up innovative i bar, i parrucchieri. Senza voler disprezzare alcunché, non ci siamo. Pensi che avevamo immaginato di creare una prospettiva per lo smart working, che può essere occasione di sviluppo per le aree più interne, perché si può lavorare restando qui. La Regione avrebbe potuto mettere a disposizione spazi adeguati e attrezzati dove poter lavorare – in Molise – per grandi aziende nazionali. E non parliamo poi delle infrastrutture. Da dieci anni a questa parte credo non si sia realizzata alcuna arteria stradale degna di nota. Anche in questi ultimi cinque anni, non si è concretizzato nessun progetto»
Lei ripropone il sogno dell’autostrada…
«Ma non è un sogno, resto convinto che l’autostrada pubblica, senza pagamento del pedaggio, sia l’opzione migliore. L’asse attrezzato che si dovrebbe costruire, come congiungente tirreno-adriatica passando per il centro del Molise, appunto la cosiddetta autostrada, insieme alla linea ferroviaria completata fino a Termoli, rappresentano l’unico modo per la nostrra regione di collegarsi in maniera strutturale al resto del Paese. Altrimenti restiamo chiusi in un’area che diventerà più o meno un grande giardino zoologico perché fra poco scomparirà anche la presenza umana…».
Lei immagina comunque un Molise che riesce a sopravvivere mantenendo l’autonomia, vedo.
«Mi torna in mente uno studio di De Rita, e a cui mi voglio riferire, che vedeva il Molise collegato in maniera più stabile al Lazio, non nel senso di una macroregione però. Per le sue dimensioni e la sua collocazione geografica, io ho sempre pensato alla nostra come a una regione di servizi, con eccellenze da offrire a un bacino d’utenza molto più ampio rispetto a quello del suo territorio. In questo senso abbiamo sempre difeso il Neuromed e cercato di difendere, fino a quando è stato possibile, la Cattolica e puntato sulla facoltà di Medicina per la crescita della sanità pubblica. Se abbandoniamo questa idea e ritorniamo a una gestione dei servizi limitata al nostro bacino territoriale, non potremo mai assicurare ai molisani qualità. Focalizziamoci per un attimo sulla sanità. La Regione deve assolutamente garantire al cittadino la cura delle patologie tempo dipendenti, per gli interventi ordinari è anche possibile rivolgersi fuori regione. C’è bisogno, quindi, di tutte le specialità che abbiano raggiunto il livello necessario per essere inclusi nella rete. Finora questo è stato fatto coinvolgendo i convenzionati, quella è la strada da seguire. Non bloccando ma incentivando la mobilità attiva, come fanno le Regioni del Nord. Invece adesso stiamo facendo esattamente il contrario. È vero che il tavolo tecnico impone una linea nell’ambito del piano di rientro, ma è un problema da risolvere e superare, una linea da contrastare. Sentire che un presidente di Regione firma documenti che prevedono il trattamento delle emergenze del Molise a Pescara, Foggia e Napoli è un controsenso. Un’opzione su cui non sono assolutamente d’accordo».
Quindi cosa o chi serve per far rinascere il Molise?
«Ci vuole grande voglia di lavorare, amore per la propria terra e capacità di governo che si matura sicuramente con l’esperienza. Per me vanno bocciati i tecnici o soggetti presi da altre parti che non siano la politica»
Un politico…
«Un politico che ha dimostrato di saper governare – e non voglio sembrare presuntuoso o inelegante –, di sapersi confrontare con problemi ed emergenze reali e che ha un’idea di regione assolutamente diversa da quella che è stata interpretata negli ultimi dieci anni».
Patriciello ha chiesto un tavolo urgente del centrodestra per definire una proposta credibile, ma non si è mosso nulla.
«Anche io credo che siamo in ritardo e condivido il fatto che dobbiamo cominciare da subito a realizzare una prospettiva politica credibile per questa regione. Ritengo tale una proposta che sia compresa dalla gente e veda la partecipazione anche autonoma dei cittadini attraverso liste civiche o di settore che si stanno in qualche modo preparando.
Fermi restando i cardini delle scelte politiche e i collegamenti col governo nazionale, che sono indispensabili per questa regione, dobbiamo aprirci al confronto. Non sulle questioni di compensazione fra le forze politiche, ma aprirci a tutti i cittadini che vogliono partecipare. E questa voglia di partecipazione, anche al di fuori dei partiti, il centrodestra è in condizione di poterla intercettare e creare nel Molise un grande progetto condiviso. Se non si comincia subito, arriveremo ai famosi asfittici tavoli romani dove qualche volta si gioca a dama – l’altra volta a rimpiattino – per indicare le soluzioni. Abbiamo il dovere di esprimere un’idea condivisa, dopo di che, come sempre è stato fatto, il nazionale esprime un proprio consenso, ma su una proposta che è nata, cresciuta e realizzata nel Molise. Questo è sempre avvenuto».
Il suo partito, FdI, ha reclamato la presidenza.
«È una giusta rivendicazione sotto molti punti di vista. È il primo partito della coalizione…».
Toccherebbe a Forza Italia.
«Non è mai stata decisa una cosa del genere. La regola della conferma dell’uscente per esempio non è stata accettata in Sicilia, dove Forza Italia ha preteso la presidenza e l’uscente era di Fratelli d’Italia. Così come non credo ci sia stata grande discussione in Calabria o in Basilicata. E poi il Molise, essendo una regione piccola, non può essere confrontata con gli equilibri politici riguardanti quelle grandi. Non si può dire: Forza Italia ha preso il Molise e non ha più nulla a pretendere. Non è mai stato così. Il problema è raggiungere le condivisioni. Io credo di essere l’unico a poter mettere insieme il centrodestra e contemporaneamente aprire alla società civile, garantendo un’ampia e fondamentale partecipazione».
Grande centro e Terzo polo possono essere interlocutori?
«Secondo me sì, possono essere interlocutori validi se però ci si confronta sui programmi naturalmente. Ecco perché c’è bisogno di avviare subito il dibattito. Io sto mettendo su un gruppo di lavoro che elaborerà una proposta – su turismo, sanità, infrastrutture e altro – che sia punto di congiunzione per il centrodestra e oltre».
rita iacobucci