Ai circa 200 funzionari dell’area quadri, la cui istituzione è stata dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale il 20 dicembre scorso, la Regione riconoscerà (i meglio intende riconoscere) altri istituti contrattuali e ripristinerà quindi l’indennità aggiuntiva che per il momento è stata revocata (se non sarà sostituita da quella fissata per le posizioni organizzative).
Lo prevede una proposta di legge approvata durante l’ultima seduta dalla giunta presieduta da Donato Toma.
I quadri sono fondamentalmente funzionari che hanno però attribuzioni dirigenziali e una busta paga più pesante rispetto ai colleghi (di circa 8-900 euro lordi al mese). La norma abrogata dalla Consulta (perché la classificazione del personale è stabilita dal contratto collettivo nazionale di lavoro e le Regioni non possono decidere diversamente) risale al 1997. Già nel 2010, però, l’ente di via Genova aveva sancito un primo stop prevedendo che quel contingente fosse annualmente ridotto, fino all’integrale soppressione, man mano che i diretti interessati andavano in pensione.
Il verdetto della Consulta, immediatamente applicato dal Terzo dipartimento di Palazzo Vitale con il ricalcolo dello stipendio dei quadri, ha naturalmente creato il caos. Infuocata l’assemblea del personale che si è svolta appena dopo il taglio dell’indennità. I dipendenti erano (e sono) pronti al ricorso per difendere una posizione su cui, dicono, hanno fatto legittimo affidamento per anni. La rsu e la Cisl sono intervenute chiedendo la sostituzione della qualifica “cancellata” con altre analoghe previste dal Ccnl. In questa direzione va il ddl, che ora però dovrà passare il vaglio dell’Assemblea legislativa.
«Le funzioni organizzative già assicurate dai dipendenti regionali ai sensi della normativa recata dall’articolo 29 bis della legge regionale n. 7/1997 e ss.mm.ii. sono valorizzate attraverso gli istituti contrattuali delle posizioni organizzative e delle elevate qualificazioni, secondo la disciplina definita nel rispetto delle relazioni sindacali», si legge all’articolo 2 del testo allegato alla delibera 7 del 17 gennaio 2023. Il successivo articolo 3 precisa che «le indennità di carattere fisso e continuativo già riconosciute ai funzionari rientranti nei contingenti ad esaurimento (…), sono riassorbite, ove non sostituite dalle corrispondenti indennità aventi carattere fisso e continuativo previste per gli istituti contrattuali delle posizioni organizzative e delle elevate qualificazioni (…) con le modalità previste dall’articolo 2, comma 3, del D.Lgs. n. 165/2001 e ss.mm.ii.». Costo annuo dell’operazione: 942.075,76 euro per il 2023, 928.849,16 euro per il 2024 e 894.075,98 per il 2025. Nei casi, invece, in cui le indennità saranno sostituite da quelle connesse alla nuova qualifica la spesa graverà sui fondi annuali per il trattamento accessorio dell’area delle categorie
Alle posizioni organizzative ha dedicato un passaggio in sentenza anche la Corte Costituzionale osservando che «per rispondere, nel settore del lavoro pubblico, a mansioni analoghe a quelle ricoperte dai “quadri intermedi” nel settore privato, la contrattazione collettiva non ha peraltro provveduto a configurare la categoria dei “quadri”, ma ha invece individuato e definito incarichi di elevata professionalità e responsabilità da assegnare ai dipendenti in possesso di determinati requisiti. Si tratta delle “posizioni organizzative” (…) e, nei più recenti sviluppi della contrattazione dei comparti del settore pubblico, delle aree, configurate nell’ambito del sistema di classificazione del personale, delle “elevate professionalità” e di “elevata qualificazione” (…). Si tratta comunque di incarichi, caratterizzati dalla transitorietà e revocabilità, e non – ha rilevato la Corte – del riconoscimento in via permanente di una qualifica o del definitivo inserimento in una specifica categoria di lavoratori subordinati nell’ambito del pubblico impiego, come invece previsto dalla disposizione regionale censurata».
Un terreno, quindi, ancora abbastanza minato. Sarà anche per questo che rispetto alla proposta la giunta ha deliberato, oltre all’approvazione del testo, anche di «rimettere al Consiglio regionale ogni ulteriore valutazione sui pareri espressi dalle strutture, essendo gli stessi di formula dubitativa».
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