La Conferenza dei sindaci ha preso atto della relazione del nucleo di valutazione sull’operato del direttore dell’Asrem Oreste Florenzano. Relazione che, secondo l’interpretazione del presidente della Conferenza Daniele Saia, ha dato «giudizio favorevole su quattro parametri a meno dell’equilibrio di bilancio». Secondo punto della mozione approvata ieri sera, dopo una lunga riunione che si è svolta nell’auditorium della Gil: la Conferenza rimanda la valutazione del dg al presidente-commissario Toma.
Il nucleo di valutazione ha certificato che Florenzano sia nel 2020 sia nel 2021 non ha garantito l’equilibrio economico dell’azienda di via Petrella. Né, è nero su bianco nei verbali inviati alla Regione e da questa alla Conferenza dei sindaci, ha conseguito l’obiettivo relativo ai tempi di pagamento dei fornitori, come pure ha mancato quello della sottoscrizione dei contratti con i privati, della riduzione delle liste di attesa, del miglioramento del grado di appropriatezza delle prestazioni monitorate per i Lea. Ma, per questi ultimi target, gli stessi valutatori di Florenzano (la dg Salute Gallo, il prof Unimol Capalbo che ha esaminato già Florenzano come presidente della commissione per la nomina del dg nel 2020 e il capo del Personale della Regione Iocca) hanno proposto la “sterilizzazione”: diamoli per raggiunti perché sul risultato negativo ha influito la pandemia Covid. Questo il «giudizio favorevole» a cui la Conferenza ieri pomeriggio si è conformata.
Il sindaco di Campobasso Gravina, sia in relazione alla gestione dell’emergenza pandemica sia rispetto ad altre carenze gestionali, ha detto invece: non mi sento di confermare la fiducia per l’attività che è stata svolta. «Anche sulla base di una serie di problematiche che stiamo commentando – 118 e altre questioni –, credo che non possono essere valutate positivamente né possiamo fare finta del contrario». Il collega di Isernia Piero Castrataro ha chiesto la rimozione di Florenzano perché la mancata garanzia dell’equilibrio finanziario è motivo di decadenza. «Sta a Toma decidere se mandarlo a casa, ma noi dobbiamo esprimere un giudizio perché il debito sanitario è cresciuto», ha detto. Sulla stessa linea altri sindaci, come quello di Larino Pino Puchetti, di Casacalenda Sabrina Lallitto e di Civitacamporano Paolo Manuele, che non hanno votato la prima mozione.
La “loro” però non è stata messa proprio ai voti. Perché era già passata la linea di Saia. Il dossier è ora sul tavolo della giunta regionale, competente a decidere. Quello della Conferenza dei sindaci è comunque un parere consultivo, ma l’organismo di fatto (a maggioranza e non all’unanimità, certo) ha scelto di non darlo affatto.

r.i.

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