Alle regionali uniti: è l’obiettivo minimo del centrodestra visto il risultato delle politiche. Ma l’unità si ottiene anche con pari dignità e pari agibilità. E allora tutto diventa più complicato.
Prima riunione della coalizione ieri sera a Campobasso in vista del ritorno alle urne per la guida di Palazzo Vitale. Più o meno tutti rivendicano la leadership. Solo la Lega dà priorità a un «programma di rilancio del Molise rispetto al diritto alla salute, alle politiche del lavoro e delle infrastrutture» e pubblicamente ripete la richiesta di cambiamento. «Non è una novità, lo ha detto Salvini e l’ho ribadito io tante volte. Sicuramente discontinuità rispetto a Toma», dice il commissario Michele Marone.
Al tavolo, i coordinatori Filoteo Di Sandro (FdI), Annaelsa Tartaglione (FI), Marone, Teresio Di Pietro (Udc), Vincenzo Niro (Popolari per l’Italia) e Aldo Patriciello. Già, l’eurodeputato partecipa in quanto rappresentante di Orgoglio Molise. E all’incontro arriva dopo aver lanciato bordate inequivocabili all’attuale governatore durante un convegno a Monteroduni sui temi dell’inquinamento nella Piana di Venafro. Stoccate rispetto alla gestione dell’emergenza ambientale nella zona e della sanità, in particolare rispetto alle recenti decisioni che Toma, da commissario, ha preso in relazione alla radioterapia e quindi alle patologie oncologiche. Stoccate che alla platea presente hanno dato l’idea di una bocciatura netta, di un avviso di sfratto.
Se è vero che tutti pongono l’accento sui temi programmatici e il nodo alleanze, più che altro rispetto all’allargamento ai civici, in realtà la questione leadership appassiona tutti.
Così Di Sandro: «L’ultima decisione spetterà a Roma, al nostro partito nazionale noi abbiamo chiesto di rivendicare la posizione di vertice per il Molise. Stasera però a questo tavolo regionale ci sono i coordinatori dei partiti e movimenti del centrodestra, cominciamo a impostare la campagna elettorale». Se gli azzurri riproponessero Toma? «Convocherò il coordinamento e insieme a tutti i dirigenti e ai parlamentari esprimeremo un giudizio, poi lo trasferiremo al partito nazionale».
Mette in chiaro, per parte sua, Tartaglione: «Forza Italia ha un candidato uscente e ha rivendicato la presidenza della Regione perché il nostro partito e il presidente Berlusconi hanno sempre avuto attenzione per il Molise. Siamo sempre stati presenti e alle politiche abbiamo raggiunto il secondo risultato più importante d’Italia. Gli altri partiti hanno legittime ambizioni ma a loro sono state assegnate caselle in regioni con un tessuto sociale ed economico molto più interessante». E aggiunge: «Siamo tutti in contatto coi vertici nazionali per trovare armonia e per trovare una soluzione che possa mettere pace rispetto alle vicissitudini che si sono avute in questi anni, non dobbiamo nascondercele». Infine, rassicura il resto della “famiglia azzurra”: «Non ho alcuna intenzione di propormi o fare fughe in avanti, non vorrei spaventare nessuno. Le riflessioni saranno fatte all’interno dei partiti, decideranno i vertici nazionali, sappiamo che abbiamo un governatore uscente, saranno i partiti a esprimersi sulla proposta che comunque arriverà dal Molise, altrimenti questi tavoli non avrebbero senso».
Il segretario Udc Di Pietro conferma ancora una volta la collocazione all’interno del centrodestra ma anche la richiesta di rispetto. «L’uscente? Ha le sue buone ragioni per riproporsi, sarà la coalizione a dare indicazioni, se sarà supportato da un’ampia maggioranza non ci saranno problemi». Quanto al dato politico, però, ricorda che la Lombardia è andata alla Lega, il Lazio a FdI e la Sicilia qualche mese fa a Forza Italia. «Ci siamo anche noi dell’area moderata che possiamo rivendicare questa casella».
Altra componente centrista e moderata, quella dei Popolari per l’Italia: non ha rappresentanza nazionale ma è forte sul territorio. Il coordinatore Niro punta l’attenzione sulla condivisione programmatica che deve rappresentare la base dell’accordo. Anche lui tuttavia mette sul tavolo la richiesta di «uguale agibilità per tutti, niente preclusioni» e rammenta che «l’unità porta al successo». Perché no, allora, Niro candidato presidente? Lui alla domanda risponde “felpato” ma non troppo: «All’esame di maturità chiesi alla mia professoressa: allora, come è andata? E lei: Niro, la speranza è l’ultima a morire».

ppm

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