«Non si può pensare di tagliare i fondi per la radioterapia e non occuparsi minimamente dei buchi di bilancio dell’azienda sanitaria regionale». Andrea Greco, che è tutto fuorché difensore o amico delle cliniche private, attacca il presidente-commissario Donato Toma per le decisioni prese in merito alla radioterapia: la prescrizione spostata al Cardarelli e il budget 2023 che riduce a 3 milioni le prestazioni riconoscibili dalla Regione in base a un parere Agenas successivo alla relazione del nucleo di controllo dell’Asrem che ha rilevato «irregolarità».
Toma, punta il dito il capogruppo 5s diventato interlocutore rigoroso ma convinto del Gemelli, «non si è mai preoccupato di andare a vedere come funziona la radioterapia, di capire perché la struttura ha quella produzione». Lui, invece, lo ha fatto. «Invitati dal Gemelli, io e i colleghi Manzo, Primiani e De Chirico abbiamo avuto un incontro col presidente Petracca, con Antonio D’Aimmo e il professor Deodato», il primario della radioterapia. Sostanzialmente, racconta Greco, i sanitari hanno fornito ai consiglieri pentastellati anche la motivazione del disallineamento fra il numero delle le cosiddette “schermature personalizzate” eseguite in contrada Tappino e quello medio calcolato da Agenas. C’entra, soprattutto, il nomenclatore che non è aggiornato. «Anche altre Regioni che hanno nomenclatori vecchi, come noi, presentano dati molto alti». C’è poi da dire, aggiunge il consigliere di Agnone, che rispetto a vent’anni fa la schermatura viene effettuata in diverse fasi del trattamento (e con una tecnologia completamente diversa) per centrare meglio il punto da “irradiare” e colpire solo il tumore.
Un vertice che ha sancito il disgelo nei rapporti, dopo gli scontri a distanza dei mesi scorsi. Nessuno contesta l’eccellenza delle prestazioni, non siamo nemici – ha detto Greco durante il summit – ma dobbiamo trovare insieme una soluzione e stabilire le regole altrimenti la Regione non sopravvive.
«Con il presidente Petracca noi siamo stati molto chiari: ad oggi i tetti di spesa sono invalicabili e una legge che proponga il modello veneto sarebbe impugnata, anche perché siamo commissariati. Le due situazioni non sono comparabili. Di sicuro però i privati hanno diritto a un quadro certo di rapporti con la Regione, sapere a inizio anno su quanti soldi possono contare e curare prioritariamente i molisani. Su 36 milioni, ad esempio, ci sarà qualcosa da poter limare. Non certo, però, sulla radioterapia. Su questo fronte noi proponiamo di aggiornare il nomenclatore e di procedere a un serio studio epidemiologico per stimare il fabbisogno. E poi – prosegue Greco – certo che i convenzionati devono sottostare ai controlli, ma questi non vanno effettuati partendo già dal presupposto che qualcosa non va».
Di fatto, taglia corto il pentastellato, «Toma si accanisce in questo modo su Gemelli, e tra l’altro non fa nulla sul Neuromed, ma dovrebbe occuparsi prima di tutto di tappare i buchi dell’Asrem. Per esempio, spendiamo 2 milioni all’anno, in convenzione, per la manutenzione del Veneziale. Quindi, per evitare che si rompano porte, finestre e così via. Invece no, perché sborsiamo soldi per riparare porte, finestre… Solo per fare un paragone, al Gemelli la manutenzione costa 500mila euro all’anno. Quindi, prima di tagliare la radioterapia dia uno sguardo agli sperperi dell’azienda sanitaria». ritaiCAMPOBASSO. «Non si può pensare di tagliare i fondi per la radioterapia e non occuparsi minimamente dei buchi di bilancio dell’azienda sanitaria regionale». Andrea Greco, che è tutto fuorché difensore o amico delle cliniche private, attacca il presidente-commissario Donato Toma per le decisioni prese in merito alla radioterapia: la prescrizione spostata al Cardarelli e il budget 2023 che riduce a 3 milioni le prestazioni riconoscibili dalla Regione in base a un parere Agenas successivo alla relazione del nucleo di controllo dell’Asrem che ha rilevato «irregolarità».
Toma, punta il dito il capogruppo 5s diventato interlocutore rigoroso ma convinto del Gemelli, «non si è mai preoccupato di andare a vedere come funziona la radioterapia, di capire perché la struttura ha quella produzione». Lui, invece, lo ha fatto. «Invitati dal Gemelli, io e i colleghi Manzo, Primiani e De Chirico abbiamo avuto un incontro col presidente Petracca, con Antonio D’Aimmo e il professor Deodato», il primario della radioterapia. Sostanzialmente, racconta Greco, i sanitari hanno fornito ai consiglieri pentastellati anche la motivazione del disallineamento fra il numero delle le cosiddette “schermature personalizzate” eseguite in contrada Tappino e quello medio calcolato da Agenas. C’entra, soprattutto, il nomenclatore che non è aggiornato. «Anche altre Regioni che hanno nomenclatori vecchi, come noi, presentano dati molto alti». C’è poi da dire, aggiunge il consigliere di Agnone, che rispetto a vent’anni fa la schermatura viene effettuata in diverse fasi del trattamento (e con una tecnologia completamente diversa) per centrare meglio il punto da “irradiare” e colpire solo il tumore.
Un vertice che ha sancito il disgelo nei rapporti, dopo gli scontri a distanza dei mesi scorsi. Nessuno contesta l’eccellenza delle prestazioni, non siamo nemici – ha detto Greco durante il summit – ma dobbiamo trovare insieme una soluzione e stabilire le regole altrimenti la Regione non sopravvive.
«Con il presidente Petracca noi siamo stati molto chiari: ad oggi i tetti di spesa sono invalicabili e una legge che proponga il modello veneto sarebbe impugnata, anche perché siamo commissariati. Le due situazioni non sono comparabili. Di sicuro però i privati hanno diritto a un quadro certo di rapporti con la Regione, sapere a inizio anno su quanti soldi possono contare e curare prioritariamente i molisani. Su 36 milioni, ad esempio, ci sarà qualcosa da poter limare. Non certo, però, sulla radioterapia. Su questo fronte noi proponiamo di aggiornare il nomenclatore e di procedere a un serio studio epidemiologico per stimare il fabbisogno. E poi – prosegue Greco – certo che i convenzionati devono sottostare ai controlli, ma questi non vanno effettuati partendo già dal presupposto che qualcosa non va».
Di fatto, taglia corto il pentastellato, «Toma si accanisce in questo modo su Gemelli, e tra l’altro non fa nulla sul Neuromed, ma dovrebbe occuparsi prima di tutto di tappare i buchi dell’Asrem. Per esempio, spendiamo 2 milioni all’anno, in convenzione, per la manutenzione del Veneziale. Quindi, per evitare che si rompano porte, finestre e così via. Invece no, perché sborsiamo soldi per riparare porte, finestre… Solo per fare un paragone, al Gemelli la manutenzione costa 500mila euro all’anno. Quindi, prima di tagliare la radioterapia dia uno sguardo agli sperperi dell’azienda sanitaria».
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