Approvato, fra gli applausi del governo di centrodestra, il disegno di legge sull’autonomia differenziata messo a punto dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli. Le Regioni potranno chiedere e ottenere più poteri in diverse materie, fra cui sanità e istruzione, in base a quanto previsto dall’articolo 116 comma 3 della Costituzione.
«Questo provvedimento dimostra ancora una volta che questo governo manterrà gli impegni presi, la coerenza con il mandato avuto dai cittadini, per noi, è una bussola», ha detto dopo il varo del ddl in Consiglio dei ministri la premier Giorgia Meloni. «Efficienza, merito, innovazione, lavoro, più diritti per tutti i cittadini in tutta Italia, meno scuse per i politici ladri o incapaci. Autonomia approvata in Consiglio dei Ministri, altra promessa mantenuta», è invece il testo del messaggio che il vicepremier Matteo Salvini ha inviato nelle chat dei parlamentari e dei consiglieri regionali della Lega.
Si dividono invece i governatori delle Regioni. Da una parte chi, come Bonaccini, De Luca ed Emiliano, critica aspramente il disegno di legge; dall’altra altri presidenti, come Fontana, Zaia e Tesei, che sostengono l’iniziativa.
«Il livello essenziale nelle prestazioni deve garantire i fabbisogni standard e prevalere sul resto», ha detto il governatore del Molise Donato Toma. Con il testo sull’autonomia differenziata predisposto da Calderoli, che era stato già esaminato martedì in pre Cdm, «è stato fatto un altro passo in avanti». Quindi per Toma «bene l’archiviazione del criterio della spesa storica, che ha fortemente condizionato il Mezzogiorno. Il gap tra i territori può e deve essere colmato in un quadro che vede l’unità nazionale e il decentramento amministrativo convivere senza traumi al fine di non accentuare i divari in diversi comparti essenzialiг.
Secondo il ddl, (che ora va alla Stato-Regioni), composto di dieci articoli, l’attribuzione delle funzioni può avvenire solo dopo la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (che avverrà con Dpcm), entro un anno come previsto dall’ultima legge di bilancio. L’iter per l’intesa fra Regione (anche a statuto speciale) e Stato durerà almeno 5 mesi, inclusi i 60 giorni per l’esame delle Camere. Secondo la bozza di Calderoli si sarebbero dovute esprimere le commissioni, ma fra i “ritocchi” decisi nella riunione tecnica in preparazione del Consiglio dei ministri si dovrebbe optare per un atto di indirizzo votato in Aula.

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