Degli 86 milioni pagati a Neuromed ed ex Cattolica nel 2016 – per esami, visite e interventi eseguiti negli anni precedenti e fino al 31 dicembre 2014 – la Corte dei Conti ne contesta 54. Dopo l’invito a dedurre inviato all’ex presidente e commissario della sanità Paolo Frattura e a dirigenti e funzionari regionali, la procura erariale è in attesa delle memorie degli interessati per decidere se archiviare o procedere invece con la chiamata di responsabilità davanti alla sezione giurisdizionale.
Il problema riguarda le prestazioni erogate oltre il budget per pazienti non molisani. In estrema sintesi, l’operazione è regolare o ha creato danni all’ente? È la domanda a cui la giustizia contabile deve dare una risposta. «Non vedo l’ora di essere ascoltato dai magistrati – dice a Primo Piano l’ex governatore Frattura – Pensate, solo per evidenziare un aspetto, che avendo una tariffa più bassa delle altre Regioni per alcune prestazioni, nelle casse del Molise sono entrati più fondi di quelli erogati. Quale danno? Abbiamo generato caso mai una plusvalenza…».
Come arriva la vicenda alla Corte dei Conti? «Il “solito” esposto del Codacons, che si era rivolto già alla Procura penale, ci sono state tre indagini e altrettante archiviazioni», taglia corto l’architetto.
La scorsa estate, l’ufficio inquirente di via Garibaldi, dando attuazione all’articolo del codice della giustizia contabile secondo cui il pubblico ministero svolge anche accertamenti su circostanze favorevoli al presunto responsabile del danno erariale, chiede al presidente della Regione Toma di avere i dati dei flussi relativi alle prestazioni delle due strutture interessate e la prova che i soldi sono poi arrivati dalle altre Regioni. Viene individuata la dirigente del Bilancio come interlocutore per il procedimento, ma i rapporti con gli erogatori li gestisce anche dal punto di vista finanziario la Gsa (gestione sanitaria accentrata), quindi la dg Salute. Fatto sta che da via Genova la procura erariale non riceve riscontri concludenti. Ed è proprio sulla base del detto e non detto, rileva Frattura, da Palazzo Vitale che l’iter procede. A Frattura e ai dirigenti e funzionari che seguirono le pratiche arriva l’invito a dedurre. La cifra, che potrebbero dover ristorare alle casse pubbliche, è ingente: 54 milioni.
«Adesso è necessario che io spieghi ai magistrati cosa decidemmo e perché. Per come erano regolati i rapporti con i privati – spiega ancora Frattura – prima della nostra amministrazione, venivano pagati a piè di lista, non c’erano controlli e loro vincevano tutte le cause. Rinunciando ai contenziosi, la Regione ha risparmiato già solo in termini di interessi e rivalutazioni. Non solo. Con quegli accordi, che – ripeto – non sono transazioni perché saldammo le prestazioni extrabudget dovute a Cattolica e Neuromed, ottenemmo l’accesso all’anticipazione di liquidità straordinarie per un ammontare di 250milioni di euro, il contributo di 40 milioni della finanziaria di Renzi per coprire il debito, il contributo di solidarietà pari a 75 milioni. Dunque, dov’è il danno?».
Particolare curioso: all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016 l’allora presidente della Corte dei Conti Michael Sciascia rilevava con favore, rispetto al debito con i privati, l’attivazione di un tavolo di negoziazione «finalizzato al riconoscimento delle prestazioni ammissibili con rinuncia al contenzioso e rideterminazione della posizione debitoria della Regione» perché «una tale riduzione non può non trasmettere un effetto positivo sulla spesa già contabilizzata negli anni precedenti».
L’ex commissario è tranquillo e convinto che dimostrerà la bontà dell’operato suo e di chi lo affiancava nella gestione della sanità. «Quando avremo chiuso positivamente questo capitolo, però, vorrò sapere perché la Regione non ha inviato i riscontri che noi ci siamo procurati chiedendoli alla Molise Dati. Perché non è stata capace di dimostrare una cosa così semplice. La Corte dei Conti fa bene a chiedere, ma perché la Regione non risponde?».
ritai