Il centrosinistra molisano non ha bisogno di un “papa nero” per le regionali del 25 giugno.
Il segretario del Pd Vittorino Facciolla non si iscrive alla lista dei vincitori del giorno dopo, le primarie le ha perse. Certo, rivendica il dato locale, dove Bonaccini ha vinto bene. Ma alla proposta di Elly Schlein riconosce l’entusiasmo e la capacità di aggregare mondi diversi. Non è estranea alla sua analisi la volontà di chi, uscito dalla galassia dem ai tempi di Renzi, ai gazebo di domenica si è preso la rivincita. Ora, però, guarda avanti e avanti ci sono le regionali.
L’alleanza coi 5s è stata, a fasi alterne, cosa fatta o improvvisamente quasi archiviata. Alle intemperie della politica Facciolla oppone il mandato ricevuto dalla direzione regionale: centrosinistra allargato ai 5s (e se possibile a un pezzo di mondo moderato senza inquinare la proposta). Da questo punto di vista, commenta a Fuoco incrociato su Teleregione, Schlein o Bonaccini al Nazareno, cambia poco o nulla. «Le elezioni di ieri (domenica, ndr) non hanno modificato di un millimetro la voglia di essere forza trainante e di avere una chiara identità, dentro il centrosinistra e in accordo col Movimento 5 stelle», spiega.
Le primarie e, prima, i risultati non deludenti del Pd alle regionali di Lazio e Lombardia, dimostrano che il partito è radicato sui territori e ha ancora da dire. Con questo spirito, Facciolla dice no all’ipotesi di un «papa straniero». Al coordinatore pentastellato Federico, spiega, ha manifestato «la preoccupazione di chi, segretario del Pd, chiede agli alleati di poter definire metodi, percorsi e interpreti sul territorio. Mi dispiacerebbe se il Movimento immaginasse di catapultare sul trono di Prussia qualcuno imposto da Roma perché credo che abbiamo l’opportunità di costruire dal basso l’alleanza, di farlo bene e credo che nessuno di noi sia disponibile a digerire senza colpo ferire una candidatura che non sia condivisa».
Cosa vuol dire che gli dispiacerebbe? «Che proviamo a evitarlo – risponde il segretario dem – Mi sembra evidente che noi non siamo subalterni ai 5s. Alle politiche abbiamo preso qualche punto percentuale in meno ma abbiamo un radicamento sul territorio favoloso. Siamo convinti di poter essere appetibili. Io non mi siederò al tavolo pensando che siamo subalterni. Non lo abbiamo pensato dopo il 26 settembre, figuriamoci se lo pensiamo adesso dopo i risultati del 12 febbraio in Lombardia e nel Lazio, che hanno dimostrato salute sui territori. E ieri (domenica, ndr) ne abbiamo dato dimostrazione anche in Molise».
Il nome del “papa nero” che circola è quello del prof Livio De Santoli, originario di Roccamandolfi, pro rettore della Sapienza, uno dei capilista scelti alle politiche da Conte per i 5s ed estensore del piano energetico della Regione. Fu proprio la giunta Frattura ad affidargli il compito. Per questo, qualcuno ha ricostruito, Facciolla sarebbe d’accordo.
Nessun dubbio sulle capacità, dice invece il segretario, che smussa gli angoli parlando di una mera indiscrezione giornalistica su De Santoli perché – sostiene – Federico non gli ha mai fatto questa ipotesi, ma per il Pd è fondamentale la riconoscibilità. Stima per De Santoli dal punto di vista delle competenze indubbie ma, estremizza per rendere meglio l’idea, «se lo incontrassi per strada probabilmente non lo riconoscerei neppure io». E conclude: «Il Molise ha bisogno di chi ne conosce virtù e limiti e che dal giorno dopo le elezioni sappia dove mettere le mani senza perdere tempo».
r.i.

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