La sentenza emessa dalla Cassazione vale per Antonio Tedeschi, quindi è la sua posizione che il Consiglio regionale è chiamato a sanare.
Le procedure di notifica a Palazzo D’Aimmo sono state formalizzate già ieri sera dai suoi avvocati.
Ma sono altre tre le decisioni attese su casi analoghi. Anche Filoteo Di Sandro (coordinatore e primo dei non eletti di Fratelli d’Italia), che se non fosse stata abolita la surroga sarebbe diventato consigliere perché nel ricostituire la giunta il governatore Toma promosse Quintino Pallante ad assessore (in precedenza era sottosegretario), si è rivolto alla giustizia. E la sua causa, seguita sempre dai legali Zezza, Ruta e Romano, è stata già discussa. Il verdetto è atteso a giorni.
Definita anche la controversia di Paola Matteo (nel frattempo eletta Garante dei diritti), che ha gli stessi difensori. In questo caso deve essere calendarizzata la discussione.
E poi c’è il contenzioso avviato da Massimiliano Scarabeo, che è invece ancora in Corte d’Appello a Campobasso.
Anche per loro, per ora in via teorica, vale lo stesso principio affermato dalla Suprema Corte. Anche a loro si dovranno corrispondere le indennità dall’aprile 2020 in poi.
Nico Romagnuolo, il quarto dei surrogati mandati a casa dalla riforma, invece non impugnò la decisione. Fu poi nominato commissario del nucleo industriale di Bojano, ma dovette poi dimettersi perché dichiarato inconferibile dall’Anac. Sul caso c’è un’inchiesta della Procura di Campobasso, Romagnuolo e i componenti delle giunte che operarono la nomina e poi la conferma sono indagati per abuso d’ufficio.

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