«Voglio leggere la sentenza, capire bene cosa dice. Al momento conosco solo le notizie di stampa. Quando mi verrà notificata, se dovrò prendere dei provvedimenti li prenderò. Come ho sempre fatto».
Lo tsunami si abbatte su Salvatore Micone poche ore dopo aver messo in agenda l’ultima seduta ordinaria di questa “pazza” legislatura. Come altro definire un mandato che si chiude con una pronuncia della Cassazione che di fatto dice che nella foto di gruppo degli inquilini del Consiglio per tre anni ne sono mancati quattro che invece avrebbero dovuto esserci?
Il presidente di Palazzo D’Aimmo ha fissato al 7 marzo la sessione conclusiva, dunque. È in tempo per reintegrare Antonio Tedeschi, surrogato dei Popolari per l’Italia a cui la Suprema Corte ha dato infine ragione. «Dopo aver letto la decisione faremo tutte le valutazioni del caso», assicura Micone.
Oltre alla “foto” dell’Aula, sarebbero cambiati gli equilibri politici della XII legislatura. Ma su questo, nessun giudice può intervenire ormai.
Il verdetto comunque pone questioni serie all’Assemblea legislativa. Intanto, la corresponsione delle indennità (per ora al solo Tedeschi ma altri ricorsi sono in decisione). I legali hanno inoltre annunciato già cause per risarcimento danni. Per la prima volta, essere consigliere regionale implica profili concreti di responsabilità per una decisione cassata dalla magistratura.
Il pentastellato Vittorio Nola ricorda che nella seduta del 21 aprile 2020 lui si espresse contro la cosiddetta retroattività dell’abrogazione della surroga. E che quando venne citato in giudizio insieme agli altri 20 eletti da Massimiliano Scarabeo si costituì e oppose la sua pronuncia sul punto ed ebbe ragione.
In verità la cancellazione fu “ex nunc”, da subito comunque e non dalla legislatura successiva. Alla norma interpretativa che salvò gli effetti delle sedute precedenti, svolte già senza i surrogati, i 5s si astennero.
Contro la decisione in sé si espressero Michele Iorio e i due consiglieri del Pd Micaela Fanelli e Vittorino Facciolla. «Anche su questa triste pagina, che ha visto quattro consiglieri regionali defenestrati da Toma, avevamo ragione. Avevamo eccepito in Aula che ogni modifica della legge elettorale avrebbe potuto avere effetto solo dalla legislatura successiva. E la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso di Antonio Tedeschi, ha confermato la validità di questo principio, smentendo e smontando, ancora una volta – l’ennesima – la protervia di Donato Toma e di tutti i consiglieri regionali che hanno avvallato, seppur con motivazioni differenti, la decisione di cacciare dall’Aula quattro colleghi», commenta Fanelli.
La capogruppo dem ricorda anche che insieme a Facciolla presentò un subemendamento che prevedeva l’entrata in vigore della modifica dalla prossima legislatura. Fu bocciato. «Una decisione illegittima, come oggi sentenzia la Corte, contro la quale mi sono battuta perché la certezza e l’affidamento per gli elettori che erano andati al voto con la vigenza dell’istituto della surroga (cioè la nomina del consigliere come Assessore determinava la sospensione dello stesso da consigliere con il conseguente subentro del consigliere successivamente eletto) non poteva successivamente essere modificata. Specificamente, mandai a Roma una comunicazione con la quale segnalavo diversi vizi». Nulla di nuovo accadde. Fino ad ora. «In attesa di leggere la sentenza giuridica, quella politica oggi è stata definitivamente emessa», chiude Fanelli.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.