È bufera sul governatore del Molise Donato Toma che ha dato parere favorevole al ddl Calderoli sull’autonomia differenziata in Conferenza delle Regioni.
Lo ha fatto, per quanto riguarda il Sud, insieme ai colleghi di Basilicata (Bardi), Calabria (Occhiuto) e Schifani (Sicilia). Le opposizioni e i sindacati attaccano: ha disatteso il mandato che gli aveva dato il Consiglio regionale e detto sì a una riforma dannosa. Lui replica: pretenderemo la definizione prioritaria dei livelli essenziali delle prestazioni.
Tutto è avvenuto giovedì. Nella seduta della Conferenza coordinata da Fedriga il progetto di Calderoli è stato approvato con quattro voti contrari: Bonaccini, Giani, De Luca e Emiliano. Toma, dunque, ha detto sì. Il percorso per l’autonomia differenziata «è stato avviato, noi riteniamo che non si possa interrompere, anzi specialmente noi Regioni del Sud dobbiamo essere partecipi a questo percorso perché dobbiamo controllare che si calcolino prima i Lep, i costi standard sui fabbisogni. Ed è arrivato il momento perché si ragioni anche sulla perequazione», ha detto il capo di Palazzo Vitale al termine della seduta.
Ieri mattina, a margine di un incontro con la stampa a Campobasso, ha ribadito: «Ho dato parere favorevole sul disegno di legge Calderoli ma ho fatto delle dichiarazioni in Conferenza insieme ai colleghi Occhiuto e Bardi e agli altri colleghi di centrodestra, in particolare per il Sud il collega della Regione Siciliana. Abbiamo premesso che il ddl è un processo in cui vogliamo entrare a pieno titolo e in quel processo reclameremo prioritariamente la definizione dei livelli essenziali di prestazioni, dei fabbisogni calcolati a costi standard. Finalmente parliamo di ciò che ci serve».
È andata subito all’attacco la capogruppo del Pd a Palazzo D’Aimmo Micaela Fanelli: «L’ok del presidente Toma alla Conferenza delle Regioni, che ha approvato lo scellerato disegno leghista di tagliare l’Italia in due, non può e non deve passare sotto silenzio, o peggio ancora con un’alzata di spalle. Così – e in forma ancor più grave – non può passare sotto silenzio la latitanza dell’intero centrodestra molisano, che di fatto sta avallando la forma più bruta dell’autonomia differenziata, che avrà conseguenze tremende per i territori del Sud Italia, Molise in primis».
Fanelli ha poi ricordato il pronunciamento dell’Assemblea legislativa (2019) che subordinava il sì all’attuazione dell’istituto introdotto dalla riforma del Titolo V a precise condizioni, prima fra tutte l’effettiva definizione, supportata da un’effettiva perequazione delle risorse a favore dei territori piccoli e in difficoltà. «Ci spieghino – ha quindi incalzato riferendosi a tutti gli esponenti del centrodestra molisano – come saranno definiti i livelli essenziali di prestazioni che, senza risorse per essere finanziati, non andranno a colmare nessun ritardo, stracciando di fatto il principio di uguaglianza sancito all’interno della nostra Costituzione. Dove sono gli 80 miliardi necessari a garantire i Lep per scuola, sanità e trasporti? Davvero pensano che basteranno le chiacchiere di “Giorgia” quando afferma che nessuna regione del Sud sarà lasciata indietro?».
Bordate dalla Cgil Molise che il 10 marzo darà avvio alla mobilitazione con un focus che si terrà nella Sala della Costituzione a Campobasso. «Toma si schieri con noi e con i suoi cittadini e non con apparati politici centrali ai quali, evidentemente, non si può disobbedire considerata anche l’imposizione ricevuta per l’elezione dei consoli – pardon – dei deputati romani (a proposito, cosa ne pensa la nostra delegazione parlamentare di questi argomenti?) catapultati dall’alto nel nostro Molise lo scorso settembre», ha dichiarato il segretario della Camera del lavoro Paolo De Socio.
Infine, stamane ci sarà la conferenza stampa di Alessandra Salvatore, neo eletta all’assemblea nazionale del Pd, e degli altri sostenitori della segretaria Elly Schlein. «La notizia dell’avvio dell’Iter sull’autonomia differenziata esige – ha detto alla vigilia Salvatore – una mobilitazione popolare, sociale e istituzionale: la riforma, così come congegnata, accentuerà il divario tra Nord e Centro Sud d’Italia in maniera irreversibile, penalizzando soprattutto le nuove generazioni e le tante persone che, già oggi, sono in difficoltà e non possono esercitare diritti costituzionalmente garantiti, a partire da quello alla salute. La nostra visione del Paese parte, invece, proprio da una rinascita economica e sociale del Sud Italia».