Vincenzo Niro si è dimesso da assessore regionale, le sue deleghe (Lavori pubblici, Viabilità, Sistema idrico integrato e Demanio) sono ora nelle mani del presidente della giunta Toma. Di conseguenza, oggi Antonio Tedeschi (primo dei non eletti dei Popolari per l’Italia) non entra in Consiglio, non c’è più il motivo della supplenza. Quintino Pallante, invece, resta al suo posto nell’esecutivo e Filoteo Di Sandro – coordinatore di Fratelli d’Italia – torna a Palazzo D’Aimmo. Il decreto che sancisce, ancora una volta, la rimodulazione del governo di via Genova è il numero 17 (del 2023). Così per dire…
Non esattamente un fulmine a ciel sereno. Della possibilità che Niro e Pallante lasciassero il posto in giunta, sbarrando la strada a Tedeschi e Di Sandro, si vociferava da mercoledì scorso. Poche ore dopo la notifica dell’ordinanza della Cassazione che accerta il diritto del primo a sedere in Aula come supplenti degli assessori (perché la surroga non si può abrogare “ex tunc”, con effetto immediato, secondo la Suprema Corte), era questa una delle ipotesi più accreditate. Il giorno dopo è stata depositata anche la pronuncia, identica, su Di Sandro. E venerdì le dimissioni paventate sono diventate due.
Secondo le voci di corridoio, il più convinto del passo indietro sembrava Pallante. Niro tentennava, ricostruiscono i bene informati anche per via del suo ruolo di coordinatore regionale del partito.
Invece pare che proprio per questo ieri abbia rimesso le deleghe a Toma. Lo ha fatto, così Niro nelle pochissime dichiarazioni che gli si è riusciti a scucire dopo la riunione a Palazzo Vitale, per rispettare la volontà di coloro che hanno votato i Popolari per l’Italia nel 2018 e di tutti quelli che si sono presentati nella lista.
Ora Niro è consigliere semplice e garantisce, insieme ad Andrea Di Lucente, quei due voti finora assicurati alla maggioranza dai Popolari e su cui il governatore ha chiesto conferme venerdì scorso. Con Tedeschi, evidentemente, si è ritenuto che invece fossero a rischio. L’ingresso di Di Sandro, coordinatore del primo partito d’Italia che guida il centrodestra, mette meno ansia. Colpi di testa, devono aver ragionato Toma e i suoi e a Pallante, non ne farà.
«I miei assessori decidono da uomini liberi, senza condizionamenti», ha detto il presidente della Regione dopo aver accettato le dimissioni di Niro e firmato il decreto 17. «Vincenzo (Niro, ndr) ha espresso considerazioni politiche condivisibili perché è un politico navigato e ritengo che il suo sia un atto corretto», ha aggiunto Toma.
La legislatura, certo, è ormai al termine. Il Consiglio ha ormai poco da votare. Quella di oggi sarà l’ultima seduta ordinaria. L’Assise sarà riconvocata, di qui al 25 giugno, solo per atti urgenti e indifferibili. Per esempio il bilancio…
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