Ha ascoltato le idee e le proposte dei pentastellati molisani, presto delle regionali del 25 giugno parlerà anche con Elly Schlein – di cui oggi l’assemblea dem sancirà ufficialmente l’elezione a segretario alle primarie del 26 febbraio – con cui il feeling è scattato subito. Ma Giuseppe Conte l’obiettivo lo ha chiaro, racconta chi ci ha parlato da poco: in Molise vuole vincere. Dunque, sintetizza il coordinatore 5s Antonio Federico, il dialogo col Pd è importantissimo.
Perché per vincere bisogna anche «essere attrezzati», essere considerati contendibili come direbbero nel Pd. Dem e pentastellati divisi sarebbero, entrambi, depotenziati. Con la conseguenza, ragiona Federico, che pure gli elettori degli uni e degli altri a votare ci andrebbero più difficilmente.
A confronto con l’ex premier, presidente del Movimento, c’erano Federico, i consiglieri del gruppo guidato in Regione da Andrea Greco e il sindaco di Campobasso Roberto Gravina. «C’erano tutte le persone che era giusto che ci fossero», così il coordinatore stoppa le domande sul “dualismo interno” ai 5s molisani. Greco e Gravina sono due nomi sul tavolo (uno di fatto e l’altro ancora più in teoria).
Era importante ragionare, aggiunge Federico, «a valle delle elezioni in Lazio e Lombardia, del rinnovo della segreteria del Pd e soprattutto, guardando a casa nostra, rispetto al percorso che il Movimento 5 stelle intende compiere, a tutti i livelli, perché non possiamo essere scoordinati nelle iniziative politiche. In questo senso, tutta la linea fin qui portata avanti viene confermata. Perché l’obiettivo comune di tutti, da Conte fino all’ultimo degli attivisti in Molise è quello di vincere le elezioni».
Col Pd, dunque, e con la coalizione a cui si sta lavorando da qualche mese (con la sinistra e i movimenti civici), senza transfughi. Temi che nel colloquio con Conte sono stati sviscerati.
Il perimetro, quindi. Poi, il candidato presidente. Il Pd regionale, col segretario, ha detto già no all’ipotesi di un “papa nero” calato dall’alto da Conte. Le indiscrezioni insistono sul prof della Sapienza Livio De Santoli. Facciolla ne ha fatto una questione di riconoscibilità: indubbie competenze, l’amministrazione Frattura gli affidò per questo la redazione del piano energetico, ma se lo incontrassi per strada avrei difficoltà anch’io a riconoscerlo.
«Io non analizzerei i singoli nomi – risponde Federico a questa obiezione – Noi vogliamo essere protagonisti di questa partita, tutte le nostre battaglie, tutto quello che abbiamo realizzato in questi anni sono cose fondamentali. Perché i cittadini riconoscono quello. Però se vogliamo vincere le elezioni abbiamo bisogno di un passo in più. In questo senso il dialogo col Pd, anche a livello romano, è considerato imprescindibile. Questo, è chiaro, non significa tutti dentro. Italia viva, i trasnfughi, il “mondo Patriciello” devono restare fuori dal nostro perimetro», ripete Federico.
Per la candidatura a governatore, quindi, bisognerà trovare «chi è capace di fare sintesi, la persona migliore che possa rappresentare la base a cui stiamo lavorando adesso. Io non mi sento di mettere vincoli o limiti rispetto a questo. Noi sentiamo di essere quelli che daranno l’impronta maggiore, la riconoscibilità è importante. Quando i molisani vedranno il candidato, per noi dovranno dire: questo è il Movimento 5 Stelle, questo non significa che deve avere scritto in fronte “5 stelle”. Deve essere – conclude il coordinatore – la garanzia di quello che noi rappresentiamo nell’ambito della coalizione, nel rispetto di tutte le diversità e di tutti coloro che ci sono nell’alleanza. Perciò è importante stabilire le regole di ingaggio oggi».
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