La Regione deve trovare 137 milioni, altrimenti non riuscirà a chiudere il bilancio di previsione per il 2023. E come si trovano tutti questi soldi? “Impegnando”, prima che arrivino, fondi statali e regionali.
Queste le linee di indirizzo che la giunta Toma ha dato alla struttura con la delibera 88 del 28 marzo scorso. Provvedimento che pone un dubbio interpretativo, perché la sua parte dispositiva fa riferimento solo a risorse statali e regionali mentre il documento istruttorio invece annovera, fra quelle utilizzabili per coprire il “buco”, anche le risorse comunitarie.
Il senso comunque cambia poco. Evidente, nella delibera, la situazione di estrema difficoltà in cui versano le finanze di Palazzo Vitale. Il documento ripercorre coi numeri il disavanzo da ripianare (del 2019 e del 2021) che è pari a 117 milioni a cui si somma quello presuntivo del 2023, cioè altri 20 milioni. In totale, 137.
Nell’ultimo quinquennio, riassume la delibera, sono state cancellate poste per 130 milioni, riconosciuti inoltre debiti fuori bilancio per 64 milioni. Operazioni che il governatore Toma ha sempre rivendicato come azioni di ripulitura e trasparenza. Si tratta però di un buco enorme che adesso va “tappato”.
A questo si aggiunge, di conseguenza, l’impugnativa da parte della Corte dei Conti di numerosi atti di bilancio (e la mancata parifica del consuntivo). E il fatto, in questo caso politico, che l’emendamento che consentirebbe al Molise di spalmare il deficit in dieci anni è stato bocciato già due volte in Parlamento.
Dunque, in attesa «della definizione del necessario percorso con gli organi istituzionali e delle relative procedure di autorizzazione che dovranno essere finalizzate alla destinazione di una parte delle risorse derivanti dai fondi statali o regionali alla copertura della quota di disavanzo ancora da ripianare alla data del 31.12.2022 – ha deciso l’esecutivo con voto unanime –, il Servizio Risorse finanziarie, Bilancio e Ragioneria generale è autorizzato ad avviare tutte le procedure di elaborazione del bilancio di previsione 2023-2025» secondo un preciso indirizzo che concretizza l’intervento straordinario chiesto a Roma da mesi e su cui il governo non si è mai pronunciato. Tecnicamente, i soldi necessari a coprire il deficit dovranno essere utilizzati «per l’iscrizione di uno stanziamento in apposito capitolo di bilancio in entrata a titolo di contributo per il quale si dovrà costituire un apposito vincolo nello stanziamento della spesa per il recupero della quota di disavanzo da applicare all’esercizio 2023».
La delibera (non essendo una legge non può essere impugnata) è stata trasmessa a Palazzo Chigi, al Mef e ai ministeri della Coesione e degli Affari regionali.

r.i.

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