«È questo lo spirito che deve animare una coalizione». E anche: «Ha fatto sue legittime valutazioni che gli fanno onore». Oppure: «Abbiamo sempre chiesto una svolta anche negli atteggiamenti e quello che ha detto Andrea Greco va in questa direzione».
“Premio della critica” per il capogruppo dei 5 stelle che ha fatto un passo indietro nella corsa per la leadership del fronte progressista. «Io voglio essere una risorsa, un valore aggiunto per la coalizione che stiamo costruendo per le regionali e non certo un problema», ha detto ieri a Primo Piano. Prendo atto di essere scomodo, ha aggiunto sfilando così il suo nome dall’elenco dei pretendenti e ribadendo però che il candidato presidente, a suo parere, dovrà essere indicato dai pentastellati e, inoltre, un «manifesto umano dei nostri valori». Di più: «Una garanzia» per quanto riguarda la gestione della sanità.
«Trovo apprezzabili le dichiarazioni di Andrea, con questo stesso spirito tutti i partiti e gli uomini della coalizione dovrebbero ragionare», commenta il segretario di Articolo 1 Francesco Totaro. «Il problema però non era lui», ci tiene a chiarire rispetto a un’impasse evidente sulla scelta del leader, «che dice cose importanti e per vincere c’è bisogno di tutti. Individuare il candidato presidente richiede uno sforzo notevole, non far prevalere i personalismi è una cosa in questo senso significativa».
Greco ha anche ribadito il no all’alleanza col Terzo polo, in un certo vincolando a questa opzione il suo impegno in prima persona per lo schieramento. «Mi pare che però lui metta in risalto il collegamento con l’area che fa capo a Patriciello… Comunque noi siamo d’accordo che nelle liste non debbano esserci persone che hanno governato col centrodestra, o che hanno contribuito alla vittoria di quello schieramento», chiosa Totaro.
Anche il segretario del Psi Marcello Miniscalco evidenzia che il no al Terzo polo è un no agli uomini dell’eurodeputato di Forza Italia. «Una posizione di tutto il Movimento, non solo di Greco». Ed è una sfumatura che a suo giudizio dimostra come il ragionamento interno al campo progressista stia maturando. Anche lui ha apprezzato il passo indietro di Greco. «Ha fatto evidentemente valutazioni personali, che gli fanno onore da un certo punto di vista». Come anche Federico, Miniscalco non ritiene si debba però ora bruciare le tappe per forza. «Stiamo facendo le cose seriamente stavolta. Affrettare le cose sarebbe un grande errore».
Dai Verdi, invece, arriva l’auspicio che al prossimo tavolo (convocato ieri sera per oggi alle 17.30) almeno si cominci a sfogliare una rosa di nomi. «Il candidato governatore è il direttore d’orchestra. Con lui si deve ragionare sulle liste, sui punti programmatici», spiega Bartolomeo Terzano. Loro hanno dei nomi, che non sono quelli circolati sulla stampa, assicura. Aspettano di poter aprire il dossier “leader” insieme agli altri. Resta un punto fermo: «Bisogna cambiare approccio alla soluzione dei problemi per una regione piccola come la nostra. I prossimi cinque anni dovranno essere di svolta reale, altrimenti il Molise sarà accorpato». Una rivoluzione copernicana anche nel modo di fare politica, di scegliere programmi e uomini, recuperare serietà e i voti di chi si astiene. Alle politiche, 80mila molisani hanno disertato le urne. «Se Greco ha fatto le sue riflessioni in questo senso, andando in questa direzione, ha fatto bene. Credo sia un fatto estremamente positivo, chiude Terzano.

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