Scalpore e indignazione. Questo ha provocato la lettura di quel che la casta locale ha ‘combinato’ coi fondi che il Consiglio regionale le mette a disposizione, finora 2 milioni di euro l’anno.
Ma adesso la storia si complica. Perché gira voce, ed è ormai sempre più insistente, che fra gli ex capigruppo, quelli della passata legislatura, più di qualcuno sia stato avvisato che a suo carico si ravvisano responsabilità penali. Nei guai, stando sempre al chiacchiericcio, esponenti di entrambi gli schieramenti. L’indiscrezione si fa strada senza sosta. C’è perfino chi telefona in redazione per chiedere (o segnalare): “Ma lo sapete che per l’inchiesta sui soldi ai gruppi sono arrivati gli avvisi di garanzia?”. Si tratta dell’indagine affidata alla Guardia di Finanza dal sostituto Nicola D’Angelo. Dopo lo scandalo Fiorito nel Lazio gli uomini del Gico hanno sequestrato bilanci e pezze d’appoggio degli anni 2009, 2010 e 2011. E lì dentro, stando alla vox populi il magistrato ha trovato del marcio. Il lavoro degli inquirenti, partito a ottobre, è al rush finale. Fin qui le certezze, quasi sicura anche la svolta impressa all’indagine nelle ultime settimane: i militari hanno passato al setaccio conti bancari, contratti per dipendenti e collaboratori, rimborsi e spese per pranzi e cene a gogò. Emblematico il caso di Forza Italia che nel 2011 ha speso in 10 mesi 37mila euro in un unico ristorante termolese.
Anche la Corte dei Conti ha terminato il suo controllo. Ieri il deposito degli ultimi due verdetti su Udeur e Grande Sud. Le cifre non rendicontabili: 13.481 euro per il gruppo amministrato dall’attuale presidente del Consiglio Vincenzo Niro e 2.887 euro per Grande Sud (capogruppo era Antonio D’Aimmo). Le contestazioni riguardano rimborsi chilometrici riconosciuti ai collaboratori, fitti e utenze per le sedi periferiche di cui non è depositato il contratto, rimborsi carburante che non contengono l’indicazione della targa dell’auto (per l’Udeur). Spese su schede sim telefoniche (per Grande Sud). E sale per convegni, oltre ai soliti caffè e pranzi o cene.
In totale è emersa una voragine di oltre 620mila euro che i consiglieri regionali hanno usato nel peggiore dei modi: merendine, ricevimenti, piante per convegni, cd di musica, televisori al plasma (si pensa per le sedi politiche), pagamento della quota da versare al partito di appartenenza. C’era pure chi intascava un bonus di 800 euro al mese perché era capogruppo. L’opinione diffusa, fra i cittadini e gli ‘anziani’ della politica è questa: se hanno gestito così i soldi nel 2012, quando avevano già il fiato sul collo degli inquirenti e dell’opinione pubblica, cosa avranno combinato negli anni precedenti?
“Per questo – afferma in particolare l’ex senatore del centrosinistra Giuseppe Astore – mi auguro che i molisani siano messi quanto prima nelle condizioni di conoscere le risultanze dell’attività investigativa avviata e condotta con scrupolo dalla magistratura inquirente. D’altro canto, quello che sta venendo fuori dalle carte della Corte dei Conti è emblematico ed inquietante”. rita iacobucci

 

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