Ritemprato dall’aria di casa, dopo qualche giorno trascorso a San Giovanni Rotondo (dove in occasione della Pasqua ha fatto visita anche ai piccoli pazienti dell’Oncoematologia di Casa Sollievo della Sofferenza e si è concesso una partitella con l’amico di sempre Tonino Placentino), l’ex premier Giuseppe Conte ha sul tavolo a Roma un dossier difficile da affrontare. Ovvero, le regionali del Molise. Ne parlerà con il coordinatore 5s Antonio Federico e con i consiglieri di Palazzo D’Aimmo. L’obiettivo, e l’auspicio degli alleati, è che dalla video conference di oggi esca una posizione chiara del Movimento. Altrimenti, il tavolo della coalizione potrebbe saltare e con esso l’alleanza a cui si è lavorato in questi ultimi mesi.
Il fronte progressista, infatti, è bloccato dalle faide interne a M5s. E dai veti incrociati che di fatto rendono tutte le candidature politiche avanzate finora divisive o comunque non in grado di raggiungere l’unanimità che servirebbe a cominciare bene un cammino comune.
Ripercorrendo le tappe, è un dato di fatto che a quel tavolo non è mai arrivata la proposta che in tanti ritenevano – dentro e soprattutto fuori dal Movimento – la migliore possibile. Il sindaco di Campobasso Roberto Gravina è rimasto nel limbo dei papabili per settimane, bloccato dall’opposizione dei suoi assessori e consiglieri che non hanno alcuna intenzione di interrompere un anno prima il mandato a Palazzo San Giorgio. Progetti avviati e altri 12 mesi di governo della città che la maggioranza monocolore del Comune non intende sacrificare per provare a conquistare la Regione. Un muro che Federico, apparso fin troppo indeciso in questa partita, non ha saputo frantumare. Supporter di “Gravina presidente”, non è riuscito a concretizzare il progetto. Dall’interno, poi, il capogruppo di Palazzo D’Aimmo Andrea Greco ha soffiato sul fuoco richiamando il rispetto del regolamento. Che non prevede una deroga per il caso Gravina, ma il tema dell’opportunità esiste eccome. Tanto che alla fine il no decisivo è arrivato da Roma. Mai prima d’ora si è rinunciato a un capoluogo di regione per tentare un salto in avanti e non si comincerà con Campobasso, è stato il responso di Conte e dei suoi.
Il più importante rappresentante istituzionale pentastellato, unico sindaco di un capoluogo in Italia, esposto e poi brutalmente accantonato. Non esattamente un successone.
Il gruppo dei consiglieri regionali, anche se non all’unanimità, premeva poi per la leadership di Greco. Interprete dell’ortodossia a 5 stelle che, per esempio, rifiuta ogni dialogo con i moderati che siano amici o anche lontanamente ricollegabili all’eurodeputato Patriciello (fino a porre veti ante litteram su liste civiche che non sono ancora composte), quando il fronte progressista ha continuato a confrontarsi con Molise Solidale, per esempio, ha pubblicamente compiuto un passo indietro: meglio che il mio nome non venga portato in discussione se non unisce. Applausi degli alleati, ma il nodo non si è sciolto.
Quando, qualche giorno dopo, ha cominciato a circolare con una certa concretezza l’ipotesi del giornalista Rai Domenico Iannacone, Greco ha rincarato la dose comunicando a Federico la sua intenzione di non candidarsi neanche sul proporzionale. Negli ultimi giorni, infine, i rumors indicano che il suo nome sarebbe tornato in lizza. Complice qualche passaggio su Roma, non a livello locale. Federico infatti a Primo Piano ha dichiarato due giorni fa di non avere la disponibilità del diretto interessato.
Le ambizioni di tutti sono naturalmente legittime. Ma nel campo largo – e anche nel Pd che finora ha agevolato in ogni modo la ricerca di una soluzione fino a sembrare sottomesso – è sempre più palpabile l’insofferenza per l’atteggiamento dei 5 stelle che hanno “bruciato” le possibilità di indicare il capo della coalizione senza passare al “livello successivo”, accettare cioè che il leader si cerchi fuori dal novero dei politici messi in fila sul tavolo. E cioè, per i 5s I consiglieri Primiani e Nola, per i dem il segretario Facciolla, la capogruppo Fanelli e il sindaco di Capracotta Paglione. I Verdi hanno poi aggiunto il primo cittadino di Castel del Giudice Lino Gentile, ma già nell’ottica di uscire dal “circolo” dei soliti nomi.
Con questi nomi, hanno detto chiaro sia Molise Solidale sia Molise Domani facendo salvo il rispetto politico e personale per tutti, si perde perché non si offre ai molisani un valore aggiunto. Solo la somma di quello che già c’è e c’è stato nel centrosinistra. E che quindi non basta. Su Iannacone (ufficialmente proposto da Molise Domani e benedetto a quanto è trapelato dallo stesso Conte) – e su altri nomi di outsider eccellenti che non sono stati ancora scoperti visto il clima abbastanza avvelenato che si respira nel campo largo – si rischia lo stesso stallo che ha disarticolato la candidatura di Gravina prima ancora che venisse avanzata. Ma i movimenti civici, insieme alle associazioni e alle formazioni politiche che a questi fanno riferimento, non ci stanno. Il tempo, dicono, sta per scadere. O dalla call con Conte viene fuori una posizione chiara e costruttiva – sulla leadership in primis – oppure le strade si divideranno.
ppm