Dieci domande per parlare della legislatura che volge al termine costellate da impegno, battaglie e proposte. Cinque anni intensi che lo hanno visto leader indiscusso di una opposizione dura, ma al tempo stesso costruttiva. Un quinquennio durante il quale si è speso anima e corpo per far valere i diritti dei molisani. Sul balcone della sua abitazione, nel rione San Marco, da dove la gente fugge, ma lui ha deciso di investire e vivere, abbiamo incontrato Andrea Greco, capogruppo del Movimento 5 stelle in Consiglio regionale. Venticinque minuti di botta e risposta per parlare di ciò che è stato e poteva essere se nell’aprile del 2018 avesse vinto le elezioni. Una competizione persa sul filo di lana, complice la discesa in campo di un’infinità di liste e un esercito di candidati che hanno precluso al Molise di voltare pagina. Un’occasione, forse irripetibile, frutto dei soliti giochi di potere che alla fine non hanno fatto altro che danneggiare un territorio con l’acqua alla gola che vede i maggiori indicatori sociali ed economici certificare segnali negati in tutti i settori, a partire dall’andamento demografico. Senza filtri, diretto, come sempre, Greco si confessa alla vigilia delle prossime regionali che si terranno il 25 e 26 di giugno prossimi
La legislatura volge al termine. Sono stati cinque anni di intenso lavoro, denunce e proposte. C’è qualcosa che rimpiange di non aver fatto?
«Certamente si poteva fare meglio, ma complice interlocutori politici totalmente sordi e ciechi, ogni piccola conquista ha comportato tempo e soprattutto fatica. Penso ad esempio a quanto ottenuto per l’ospedale Caracciolo. Tuttavia per ribaltare il destino di un’intera regione si dovevano vincere le elezioni».
Si è speso per la salvaguardia degli ospedali pubblici, in particolare per l’unico presidio di Area disagiata del Molise. La sua martellante azione, ad esempio, ha visto la realizzazione del centro Dialisi; il salvataggio del Pronto soccorso e della cucina; la nomina del primario di Medicina e del direttore sanitario. Oggi però c’è chi non riconosce il suo operato. Deluso?
«Assolutamente no. Ho imparato che l’impegno in politica coincide con il farsi molti nemici. Non mi aspetto che il 100% dei cittadini mi riconosca l’azione portata avanti sui banchi delle istituzioni, l’importante è che la maggioranza di loro ne abbia coscienza. Le assicuro che quando giro il Molise questa riconoscenza è tangibile. È chiaro che se non governi è difficilissimo ottenere anche il più piccolo dei risultati. Ritengo che gli obiettivi centrati siano stati dei miracoli. L’esempio più significativo riguarda il Caracciolo. Evitare la chiusura del Pronto soccorso, avvenuta grazie alla disponibilità di giovani medici, resta un traguardo raggiunto con con immensa fatica. Rimarcherei, come negli ultimi anni, in maniera bipartisan, la politica voleva chiudere l’ospedale a cavallo tra Molise e Abruzzo. Un tentativo scongiurato grazie alla volontà di migliaia di cittadini che mi hanno voluto nelle istituzioni. Se non fossi stato lì, l’ospedale di Agnone oggi sarebbe chiuso. Lo dico senza presunzione o paura di smentita».
Altra lotta sul campo: la riapertura del viadotto ‘Sente – Longo’. A che punto siamo?
«Siamo al punto che la Provincia dovrà autorizzare l’Anas ad eseguire gli interventi tramite la convenzione frutto della nostra spinta portata sui tavoli romani dove l’onorevole Carmela Grippa e il sottosegretario Giancarlo Cancelleri ci hanno ascoltato dal primo momento. A soli cinque giorni dalla chiusura del ponte, ricordo l’ottenimento di due milioni di euro per consentire la riapertura parziale al traffico. Resta innegabile come centrodestra e centrosinistra hanno utilizzato il Sente per farmi la guerra. Una guerra insensata che continua a dilaniare il territorio. Ma oggi, grazie ad Anas, ci sono gli strumenti necessari per avviare immediatamente i lavori e riaprire l’infrastruttura che dovrà essere messa in sicurezza. È stato questo uno dei grandi obiettivi centrati. I frutti si vedranno nel tempo, ma sono felice di essermi speso con ogni energia per una infrastruttura vitale per il territorio. Dal 2018 non ho smesso di parlare di Sente a differenza di Toma che non si è mai pronunciato sulla più importante problematica viaria del Molise».
In molti le contestano l’appoggio alle scorse Comunali di Agnone offerto al candidato sindaco Vincenzo Scarano. Lo rifarebbe?
«Se c’è stato un errore politico fatto nella mia vita è aver appoggiato Vincenzo Scarano, la cui vicinanza ad Aldo Patriciello è ormai conclamata. Al di là di questo aspetto, credevo si potesse scrivere un futuro diverso per la nostra comunità. Purtroppo mi sono dovuto ricredere da subito. Resta l’amaro in bocca e una lezione di vita che terrò bene a mente per il futuro».
Il suo rapporto con la giunta Saia non è dei più idilliaci. Quali i contrasti con l’attuale maggioranza che guida il paese più popoloso dell’alto Molise.
«Difficile trovare contrasti vista l’attività scarna di un Consiglio comunale che non ha idee e progettualità lungimiranti. Un esempio su tutti quello relativo all’abbattimento dell’ex Alberghiero. Sul tema avevo chiesto un confronto con l’amministrazione la quale mi convocò quando ero fuori Agnone per lavoro. Dopodiché non si sono fatti più sentire. Nonostante la mia disponibilità hanno preferito non coinvolgermi in vicende importanti. Ne prendo atto, come la difesa d’ufficio, rivelatasi fallimentare, assunta da Saia nei confronti dell’ex dg Asresm, Oreste Florenzano che ha costituito un serio problema non solo per l’alto Molise. Malgrado tutto resto a disposizione per una cooperazione che apporterebbe benefici all’intera comunità».
Favorevole ad un ritorno con l’Abruzzo?
«Se non dimostriamo di essere in grado di saper spendere le risorse in maniera coerente e seria, il ritorno con l’Abruzzo sarà una scelta obbligata. Oggi il Molise ha 600 milioni di euro di disavanzo ma soprattutto non vede l’uscita dal tunnel. Tutto ciò è stato provocato da una classe dirigente scollegata dai reali problemi della gente e inadeguata a proporre soluzioni. Con la sciagurata autonomia differenziata promossa dalla Lega, il Molise, il cui indice di spopolamento è spaventoso, ha davvero poche chance di sopravvivere. Chiuderemo per consunzione a causa di scelte devastanti fatte da una politica che nel corso degli anni non ha saputo fornire alcuna risposta ai suoi abitanti. Questo stride con un’idea di sviluppo e la possibilità di vivere in Molise».
Nella sua azione di governo ci ha messo faccia, reputazione, soldi e impegno. Prova ne sono gli innumerevoli atti prodotti. Si è mai chiesto cosa sarebbe stata l’aula del Consiglio regionale senza di lei?
«Innanzitutto devo rimarcare come ho avuto dei validissimi colleghi che hanno portato avanti un’azione efficace. Per caratteristiche personali e caratteriali sono stato il più riconoscibile anche se questa azione mi è costata denunce e cause civili – fortunatamente vinte – con parte del mondo della sanità privata che quasi mi perseguita a livello giudiziario. Non mi pento di nulla e rifarei tutto con maggior vigore. Senza di me penso si sarebbe fatta meno luce su determinate dinamiche come sanità e trasporto pubblico, che così gestite, rappresentano il grande male di questa terra. Sono orgoglioso di aver fatto emergere quelle che sono le cause del nostro disavanzo sanitario e la miriade di problemi nell’ambito dei trasporti. Senza Greco il Consiglio sarebbe stato più noioso, sicuramente più piatto visto che nel corso degli anni destra e sinistra hanno sempre finto di opporsi per poi trovare interessi comuni, cosa che il M5S non ha mai fatto dal primo secondo».
Regionali: accordo M5s-Pd, come la vede?
«Non si può negare che prima del centrodestra il Partito democratico ha governato il Molise con un’esperienza non apprezzata dai cittadini. Quindi il Pd non può pensare di essere il nuovo, perché nei fatti non lo è. Certamente andare in coalizione ci darà più opportunità di vittoria, ma per farlo la guida deve essere a trazione M5s. Contrariamente confonderemo il nostro elettorato che da sempre riconosce le nostre battaglie. Sono dell’avviso che una trattativa, senza umiliare gli alleati, sia possibile a patto di intercettare il nome candidato presidente tra i 5 Stelle. Solo così nelle vene del Molise tornerà a scorrere fiducia ed entusiasmo».
La domanda che tutti si pongono è quella se si ricandiderà? Quali le condizioni per farlo?
«Le condizioni sono le stesse di sempre: non avere né padroni né padrini in merito alla gestione della cosa pubblica, nonché mettere al primo posto la tutela della sanità pubblica e di qualità. Ciò non significa avversare i privati, ma semplicemente stabilire regole chiare per garantire i livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio. Altro presupposto fondamentale l’attuazione di una vera e propria strategia per l’occupazione, quindi il contrasto allo spopolamento facendo sistema con l’imprenditoria sana anche tramite l’utilizzo dei fondi europei. In definitiva se si remerà tutti nella stessa direzione e soprattutto senza ambiguità, a quel punto non avrò problemi ad essere della partita».
Cosa farà da grande?
«Sarò certamente un cittadino dell’alto Molise dove ho deciso di investire anche quello che non avevo perché amo la mia terra. Quello che continuerò a fare è tutelare in ogni modo possibile gli interessi dei cittadini e di questa parte del Molise sempre più dimenticata e umiliata da governanti inetti. Tra non molto l’alto Molise sarà meta dei “turisti della politica”, quelli, che aiutati dai capibastone di turno, verranno a chiedere voti in cambio di nomine o poltrone. Mi auguro che questi personaggi di bassa lega possano essere ricacciati senza appello. Io, continuerò a battermi per un futuro possibile, questo certamente non smetterò mai di farlo…anche da grande».
mdo