Sembrava cosa fatta venerdì. Sul tavolo di Giuseppe Conte è rimasto solo il nome di Domenico Iannacone. Sul sindaco di Campobasso Roberto Gravina resta un muro: la mancata volontà del Movimento, a Roma più che a Campobasso a quanto pare, di chiudere in anticipo il mandato di Palazzo San Giorgio. È una delle poche amministrazioni a guida 5s e sicuramente l’unica di una città capoluogo di regione. Sul nome di Gravina tutti, al tavolo regionale, avrebbero siglato l’intesa da settimane. Ma Conte, a meno di miracoli delle prossime ore, non lo sblocca. «L’orientamento non è cambiato e io non posso fare nulla al riguardo, non posso costringere nessuno a modificarlo», ribadisce il coordinatore regionale Antonio Federico, che pure nel colloquio con Conte ha riassunto la preferenza di ampia parte della coalizione per Gravina.
Sul presidente del Tribunale Vincenzo Di Giacomo, il ragionamento fra il presidente 5s e il coordinatore molisano ha passato in rassegna tutto, anche la lettera aperta con cui il centrodestra cinque anni fa gli chiese di guidare la coalizione.
Così, delle tre ipotesi arrivate ai vertici nazionali 5s dopo il summit fra il segretario Facciolla e la leader del Pd Elly Schlein (e solo di queste avrebbero parlato Conte e Federico), è uscita indenne (anzi rafforzata) quella del giornalista Rai di Torella del Sannio. «Un nome importante», sottolinea ancora una volta il coordinatore molisano. Un via libera, di fatto.
Si devono sentire Schlein e Conte e poi si ufficializza: con queste consegne si è chiuso il venerdì. La telefonata però ancora non c’è stata. Il tempo si dilata, l’ex premier mette in fila le differenze (guerra in Ucraina, termovalorizzatore di Roma). La neo segretaria dem non risponde alle provocazioni.
Intanto si muovono altri papabili, nelle ultime ore nei rumors sono tornate a salire le quotazioni del giudice Daniele Colucci. Suo fratello Piero, invece, ha aderito al manifesto di Costruire democrazia, creatura dell’ex consigliere regionale Massimo Romano, che oggi segna il suo ritorno ufficiale sulla scena. Interlocutore principale è naturalmente il centrosinistra. Federico tende la mano sia a Costruire democrazia sia a “Un altro Molise è possibile”. «Nelle scorse settimane ci sono state interlocuzioni con entrambe queste realtà, capisco che ora loro stanno premendo…». Ma non dispera.
E in generale non vede rischi per la coalizione. «L’esigenza di chiudere nel più breve tempo possibile l’abbiamo tutti e io ce l’ho ben chiara. Ma questo non vuol dire che per la fretta dobbiamo prendere una decisione che pare mettere d’accordo tutti ma nei fatti non accontenta nessuno. Dobbiamo trovare la soluzione migliore che sia anche di pacificazione, che metta tutti gli attori principali di questa coalizione nelle condizioni di poter esprimere al meglio i loro programmi e avere le garanzie di tenuta del fronte progressista». Cioè di poter vincere e governare. «A me non sorprende che questa operazione abbia bisogno di tempo perché è la prima volta che la stiamo facendo con una forte trazione dei 5 stelle. Siamo noi a tenere alta l’attenzione su temi e nomi, c’è un’interlocuzione importante anche ad alti livelli. Ed è, ripeto, la prima volta che accade». r.i.