Nessun margine di trattativa col governo di centrodestra uscente. Al fronte progressista invece dicono: ragioniamo ma alle nostre condizioni, mantenere dritta la barra della tutela dei beni comuni e della programmazione della sanità lontana dagli interessi di pochi privati. E riaprire anche la questione della leadership, perché sbaglia chi pensa di poter chiamare Romano e company a un tavolo in cui tutto è già stato deciso. Altrimenti, i “rifondatori” di Costruire democrazia – movimento che nell’ultima prova delle urne raccolse l’11,5% – sono pronti ad andare da soli alle regionali del 25 e 26 giugno. «Siamo sulla barca pronti a salpare», mette il bollino Enzo Iacovino.
Tre avvocati al tavolo dei relatori – Romano, Iacovino e Pino Ruta – accomunati da battaglie a difesa non solo dei loro clienti ma di principi più generali, spesso a difesa della legalità in vari ambiti dell’amministrazione e a tutela di diritti costituzionali (ma in Molise sempre più scarsamente garantiti) come la salute. E poi il primario del pronto soccorso di Isernia Lucio Pastore, l’ex consigliere regionale Antonio Tedeschi, silurato durante la legislatura ormai terminata grazie all’abrogazione della surroga di recente dichiarata illegittima dalla Cassazione. E il giovane imprenditore Domenico Ciccarella.
Un movimento pronto a salpare, per usare l’immagine perfino romantica usata da Iacovino, in acque pericolose. Il disastro demografico e finanziario della regione è sotto gli occhi di tutti. Nonostante tutto, spiega Romano, riteniamo «ci sia la possibilità di risollevare le sorti del Molise. Non ci candidiamo per essere i commissari liquidatori del Molise, per portare i libri in Tribunale, ma per restituire speranza a questo territorio. Non c’è però molto tempo e bisogna costruire una squadra di governo che, una volta eletta, sappia dove mettere le mani».
La linea proposta da Costruire democrazia (e non modificabile) è nota: beni pubblici, «diritto dei molisani a essere curati in maniera dignitosa soprattutto nel pubblico» e pretesa di un trattamento diverso da parte del governo nazionale. Dialogo con chiunque sia d’accordo o disposto ad accettare i capisaldi del movimento.
«Possiamo andare anche da soli – ribadisce Iacovino – Lo sfascio di destra e sinistra è evidente. Questa è una Regione governata, devastata. L’unica a non avere un centro Covid, con trasporti da quarto mondo e anziani abbandonati a se stessi. Vogliamo liberare il Molise dai politicanti che l’hanno ridotto in questo stato».
Il dibattito, nell’uno e nell’altro schieramento, dà il senso di una situazione balcanizzata. Tutti rincorrono il candidato presidente ma, si chiede il dottore Pastore, «rappresentante di cosa»? Pone così l’accento sull’assenza totale di una discussione sui contenuti, che è poi il motivo principale – spiega Romano – per cui Costruire democrazia è tornata in campo.
Liberare il Molise è una priorità pure per Tedeschi. Una terra “soffocata” nelle speranze e in senso anche fisico per esempio dall’inquinamento nella Piana di Venafro. «Agli ex amici di centrodestra: non riuscirete a far dimenticare i vostri disastri e quelli realizzati dalla politica negli ultimi 20 anni» con un volto nuovo o diverso a guidare la coalizione.
L’ambizione, in definitiva, è governare e non fare testimonianza magari come «minoranza che dice cose condivisibili». Netta contrapposizione col governo di centrodestra, chiarisce Romano, l’interlocutore è l’area progressista. A patto che si inverta la rotta perché «se si continua a parlare di perimetro dei partiti si resterà minoranza». Al centrosinistra Costruire democrazia porta il consenso ricevuto in questi giorni da sindaci e amministratori, da sensibilità che altrimenti resterebbero alla finestra.
«Siamo persone con le mani libere e che in caso di vittoria le manterremo tali». Un valore aggiunto a patto di discutere di tutto. Tra i nomi venuti fuori in questi giorni – il sindaco di Campobasso Gravina, il giudice Di Giacomo e il collega Colucci, il giornalista Iannacone – «non abbiamo preferenze ma prima si deve costruire la base programmatica e poi viene fuori il nome». A tutela stessa, chiarisce Romano, di chi viene indicato per guidare lo schieramento. Netto comunque il no a imposizioni dall’alto.
Su Iannacone mancava solo l’ok del leader 5s Conte (che secondo Il Sole 24 Ore di ieri sarebbe arrivato nelle ultime ore). «Se hanno già chiuso sul nome prima di definire il programma, auguri… Vuol dire che non hanno bisogno di noi. Faremo un altro percorso».

r.i.

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