Assertivo su alleanze e ruoli futuri (in caso di vittoria) dei componenti della squadra. Sull’idea di sanità, più sfumata e meno dogmatica rispetto all’ortodossia pentastellata. Come sempre, pienamente consapevole di sé. Perfino, questo inaspettatamente, emozionato.
Roberto Gravina, sindaco di Campobasso, rassicura cittadini e compagni di strada: il capoluogo andrà comunque al voto nel 2024, non sarà commissariato, e ci arriverà con l’attuale giunta come asse portante. Roberto Gravina, candidato governatore del campo largo progressista, mette in chiaro: nessuna alleanza con Italia Viva e Azione, con quei due simboli non si dialoga.
Ha accettato di correre perché vive in Molise e vuole continuare a farlo, provando a cambiare il corso delle cose come, rivendica, ha fatto con Palazzo San Giorgio.
Alla prima conferenza stampa da leader designato del centrosinistra si presenta insieme agli assessori Amorosa, Panichella, Cretella, Felice e Praitano. Nella sala ci sono anche il presidente del Consiglio e numerosi eletti della sua maggioranza monocolore. «Per quanto il mio nome sia stato spesso citato, non era assolutamente in programma. non ho mai lavorato per arrivare a questo risultato. Ciò che è accaduto è maturato nell’arco di 24 ore ed è stato un fulmine a ciel sereno per le persone che sono al mio fianco». Anche per i familiari, ma non rivela le «battute» che hanno accolto la decisione. La voce invece si incrina mentre ripercorre mentalmente per sintetizzarli alla stampa i «quattro anni belli» di lavoro da amministratore, con componenti dell’esecutivo e dell’Assise. Lavoro «che porterà frutti alla nostra città nei prossimi anni». I progetti del Pnrr sono già blindati, per il 90%, e «la città non resterà senza amministrazione, adesso anzi bisognerà spingere ancora di più sull’acceleratore».
Fino a quando non si realizzerà l’incompatibilità (con la carica di consigliere o presidente della Regione) tutto resta com’è, ci saranno aggiustamenti anche riguardo alle deleghe che il primo cittadino ha tenuto per sé e che in campagna elettorale non riuscirà a gestire. Se ci saranno nuovi innesti, saranno dei 5 stelle o tecnici. Non di altri partiti, precisa, azzerando le indiscrezioni sull’ingresso nel suo esecutivo di esponenti dem. Quando risulterà eletto a Palazzo D’Aimmo le funzioni saranno svolte dal vicesindaco, non si voterà in autunno ma a scadenza naturale.
Il presidente Conte non ha dovuto concedergli una deroga per scendere in campo alle regionali, aggiunge entrando nell’argomento clou. Non è vietato dal regolamento, semplicemente il Movimento non ha mai interrotto in anticipo il mandato di un sindaco soprattutto se di un capoluogo. «Non posso che ringraziare chi ha creduto nella mia candidatura, è una cosa che mi carica di grande responsabilità. Ora ci sarà da lavorare per ipotetiche alleanze e per la definizione delle liste». Ci tiene a precisare di non aver incontrato i rappresentanti del Terzo Polo, con Azione e Italia viva «per me non ci sono margini di discussione». Se ci fosse un simbolo locale dei moderati, forse. «Comunque dietro i simboli ci sono le persone e ci vuole un minimo di coerenza». Con Costruire democrazia, al contrario, «il rapporto è già avviato, c’è comunanza, bisognerà ora definire bene». Ha parlato anche con il coordinatore di Molise Domani, movimento che aveva proposto la designazione di Domenico Iannacone. Gravina mantiene il riserbo sulla chiacchierata. Il via libera da quel fronte non è ancora arrivato. «Ci diamo una settimana – chiosa sulle trattative in corso – per avere un quadro più chiaro».
Tante le domande dei cronisti. Intanto, alleato del Pd che in Comune lo ha ferocemente combattuto. «Il Pd è stato il primo a fare il mio nome però. E l’opposizione è stata dura all’inizio, poi fluttuante». Perché non è stato il Movimento a fare il suo nome? «Perché non era (un nome, ndr) della partita. L’eventualità è maturata sulla base di qualcosa di non prevedibile. Non è che il Movimento non credeva in me, forse non credeva nella possibilità che questa cosa si realizzasse. Poi… non ci sono eroi, io non vado in guerra. Ma la testa era sulla città capoluogo che ho avuto l’onore di amministrare».
E, ancora, alleato del Pd che con Frattura ha disegnato una sanità modello decreto Balduzzi. «Quella scelta è stata un fallimento e non credo che i nostri alleati di oggi lo neghino». Fine del commissariamento, aumento della dotazione del fondo sanitario assegnata al Molise, medici e personale negli ospedali, deroga al Balduzzi (su cui c’è stato un mezzo impegno del ministro Schillaci che ha detto che quel provvedimento è già in revisione), extrabudget dei privati per l’extraregionale fuori dalla bilancio del Molise. Questo il suo pensiero sulla sanità. Delega su cui il capogruppo uscente Greco gli ha già chiesto di misurarsi in caso di vittoria. «Ad Andrea voglio bene ed è una legittima aspettativa ma è tutto da discutere». Non esclude assessori esterni ma pure ritiene prematuro parlarne.
Chiunque sia l’avversario del centrodestra, sarà una sfida vera. «Noi dobbiamo essere consapevoli della nostra forza». Di lui parlò bene l’eurodeputato Aldo Patriciello un anno fa. È un’ombra che l’avvocato campobassano si porta ancora dietro. «Ricordo che mi chiedevano di smentire. Ma cosa? L’opinione che una persona ha di me?». Ma il fairplay non cancella la schiettezza. C’è il piano del politico, dice il leader del centrosinistra, e quello dell’imprenditore. Che condiziona le scelte sulla sanità. Il conflitto d’interesse, conclude, è evidente.

r.i.

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