Si avvicina lo start della campagna elettorale per le regionali del 25 e 26 giugno. Numerosissimi i manifesti di propaganda già affissi nei centri più grandi del Molise. Segno che c’è molta voglia di mettersi in gioco per provare a conquistare uno scranno, assai ben retribuito, a Palazzo D’Aimmo.
In quale lista? Questo in non pochi casi è ancora complicato dirlo e non sempre l’indecisione riguarda solo un partito o l’altro di uno stesso schieramento. Esponenti di spicco della classe dirigente molisana, per esempio, sono dati dai rumors in quota a Gravina o a Roberti a seconda della fonte.
Una cosa invece pare certa: Michele Iorio, ex presidente che ha deposto le armi e nelle ultime ore ha avviato le trattative con il candidato governatore di centrodestra Francesco Roberti, correrà sul proporzionale con Fratelli d’Italia. Insieme ai suoi riferimenti romani anche oggi farà il punto sul ruolo che intende giocare all’interno della coalizione in caso di vittoria. Circolano voci sulla richiesta della vicepresidenza. In chiaro, invece, le condizioni programmatiche poste a Roberti: l’autostrada Termoli-San Vittore, il superamento del commissariamento della sanità, la valorizzazione degli ospedali pubblici, con un ruolo specifico per Venafro e Larino e la liberalizzazione della mobilità attiva delle strutture sanitarie (quindi senza alcun tetto di spesa).
La lista di FdI, all’interno del centrodestra, è la più ambita perché prosegue ancora la luna di miele di Meloni con l’elettorato. Saranno della partita anche, fra gli altri, l’assessore uscente Quintino Pallante, la consigliera Aida Romagnuolo, l’ex consigliere Massimiliano Scarabeo, l’esponente storico della destra sulla costa Luciano Paduano, l’avvocatessa isernina Eleonora Scuncio (che ha sostituito Iorio in Consiglio da maggio a ottobre 2018) e Bartolomeo Antonacci che ha lasciato da poco il vertice di Finmolise per candidarsi (e che era dato in quota ai Popolari). Non sarà in campo, invece, il coordinatore Filoteo Di Sandro, in passato più volte assessore regionale e che in questa tornata ha deciso di curare solo la strategia politica del partito.
Anche sull’altro fronte, si lavora prevalentemente a definire la squadra. Senza trascurare il confronto che mediaticamente è entrato già nel vivo. «Sono solo io a credere che Michele Iorio dovrebbe ritirarsi a vita privata insieme a tutto il mondo di Toma?», attacca per esempio il capogruppo uscente dei 5 stelle Andrea Greco, entrato già nel mood. «Solo io mi rendo conto che queste persone ci prendono semplicemente in giro quando parlano di sanità pubblica? Veramente credete che in una coalizione con Aldo Patriciello si possa parlare di sanità pubblica? Ma è mai possibile che ex consiglieri surrogati, condannati dalla Corte dei Conti a restituire 15.000 euro di soldi pubblici, aprano sedi in tutta la regione senza che nessuno gli tiri uova marce addosso!? Sveglia! Hanno divorato il Molise ed è quello che vogliono continuare a fare». Un post scriptum lo dedica ancora a Iorio: «Michele, se vuoi l’autostrada la percorriamo con l’aliscafo insieme a Larivera!».
Un manifesto “6×3” del movimento civico “Il Molise che vogliamo” (lista del centrodestra work in progress) ha invece stimolato la verve di Massimo Romano, leader di Costruire democrazia. «Oltre a fare concorrenza alle campagne pubblicitarie di Taffo Funeral Services e provocare gesti scaramantici compulsivi (lo slogan “una terra in cui curarsi” è tutto un programma…), il manifesto che vedete qui sotto (nel post su Facebook in basso c’è l’immagine, ndr) è un esempio illuminante delle ragioni per le quali i cittadini siano ormai disgustati dalla politica. Quale altra reazione può sortire una simile propaganda, se a proporre di “rendere la sanità pubblica efficiente” è la lista di centrodestra che fa capo all’eurodeputato Aldo Patriciello, ossia il più grande imprenditore della sanità privata (con un contratto di circa 50 milioni di euro di soldi pubblici all’anno) che è anche il più potente esponente politico molisano che da almeno vent’anni, ininterrottamente, è al governo della Regione, personalmente o per interposti cognati o dipendenti?
L’astensionismo è una più che comprensibile tentazione, ma non è una soluzione. Questa volta – conclude Romano – il rimedio esiste: non votarli e mandarli a casa».

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