Una squadra «pronta, collaudata, che non ha bisogno di alcun rodaggio. È pronta a governare».
A piazzetta Palombo, cuore murattiano di Campobasso, la presentazione della lista Pd. Dodici donne e otto uomini. Accanto al candidato presidente del centrosinistra Roberto Gravina, «la migliore classe dirigente che potevamo esprimere», dice il segretario e capolista Vittorino Facciolla dopo la breve introduzione del presidente del partito Antonio D’Alete.
Ci sono medici e operatori del servizio sanitario pubblico come Wanda Mazza, Antonietta Renzi e Enrica Sciullo pongono l’accento sulle tante criticità del settore. Amministratori in carica come Candido Paglione, sindaco di Capracotta che sostiene la necessità di soluzioni rapide e concrete «per non morire da sciocchi» vista la carenza di assistenza nelle aree interne e montane, per mettere in sicurezza la viabilità interna e favorire la transizione generazionale. O come Carmelina Genovese, prima cittadina di Gambatesa. Ex parlamentari come Laura Venittelli che suona la carica dal basso Molise dell’avversario Roberti: «Il centrodestra vuole far restare solo quattro reparti al San Timoteo e al Veneziale, siamo riusciti per ora a scongiurarlo», dice riferendosi ai ricorsi portati avanti da avvocato dei comitati. E, ancora, Alessandra Salvatore e Giose Trivisonno, che sottolineano l’esigenza di utilizzare al meglio i fondi strutturali europei e quelli del Pnrr oltre che di trovare soluzioni per fermare l’emorragia di giovani che lasciano il Molise. Consigliera dem di Palazzo San Giorgio è anche Bibiana Chierchia, la prima vice sindaca donna della città, docente e impegnata nel sociale. «So che vinceremo», spinge pure lei. E Francesco Totaro, candidato in quota ad Articolo 1 insieme a Renzi: «Il mal governo del centrodestra è conclamato, anche loro lo hanno ammesso cambiando candidato presidente. Di fatto non hanno però cambiato niente».
Due gli obiettivi, chiosa la capogruppo uscente Micaela Fanelli: «Vincere, perché la campagna è apertissima, per difendere il Molise dall’autonomia differenziata che lo cancellerebbe e per mandare a casa un governo, di Toma ma anche di Roberti, che ha portato la regione al disastro».

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