Silvio Berlusconi – al di là degli ideali politici che possono piacere o meno – è stato un amico del Molise. E lo ha dimostrato in più occasioni, come, ad esempio, nella tragica circostanza del sisma di San Giuliano.
Fermo restando che, come in ogni cosa, anche allora si poteva fare di più e meglio, soprattutto per gli altri centri del Cratere, il Cav che era a capo di Palazzo Chigi fece arrivare fiumi di soldi per ricostruire il paese dove persero la vita 27 scolaretti e la loro maestra.
Negli anni della sua carriera politica, in particolare a ridosso delle scadenze elettorali, il leader degli azzurri non ha mai fatto mancare la sua presenza.
Nel 2006, quando Michele Iorio correva per riaffermarsi governatore al termine del mandato iniziato nel 2001, l’inventore di Forza Italia venne in Molise più volte.
Una di queste fu il 27 ottobre di quell’anno. La prima tappa a Pozzilli, al Neuromed di Aldo Patriciello. Poi si spostò a Isernia e la sera chiuse in bellezza a Venafro con un comizio-show alla sua maniera.
In Neuromed, dove nei giorni precedenti gli uomini del servizio di sicurezza avevano eseguito decine di sopralluoghi, arrivò con una precisione maniacale rispetto all’orario concordato. Oltre al padrone di casa e al candidato governatore Iorio, c’erano centinaia di persone ad attenderlo. Tra cui, insieme ad alcune amiche, una sconosciuta Francesca Pascale, che indossava una maglietta con tanto di dedica “Silvio ci manchi”.
A quei tempi i selfie non erano in voga. Dunque, foto di rito, e giro nei reparti.
Seguii passo passo quella visita. Rimasi da subito colpito dall’interesse, fuori dal comune, che manifestava ad ogni tappa in cui si intratteneva a parlare con professori e medici della struttura sanitaria. Per ovvie ragioni legate ai protocolli, Berlusconi visitò solo i reparti più “impegnativi”: la stroke, il centro per l’epilessia, la neurochirurgia, la terapia intensiva.
Chiedeva e gli veniva spiegato. E lui chiedeva ancora. E ancora. Voleva capire, approfondire. Non si fermava alla sommaria descrizione di quello che avveniva in quei luoghi.
Ad un giovane medico che gli parlava di come funzionava il suo reparto, Berlusconi chiese perché si fermavano ad un certo livello e non andavano oltre nell’esplorazione della patologia e nelle possibili cure (sommariamente, sia chiaro). Il medico spiegò che per andare oltre avrebbero avuto bisogno di una particolare attrezzatura che costava centinaia di migliaia di euro.
Il Cav fece cenno ad una delle sue collaboratrici di prendere nota e sussurrò: «La compro io con la mia fondazione». Ciò avvenne lontano da telecamere, riflettori, microfoni e cronisti. Lo stesso Patriciello non fece e non ha mai fatto trapelare nulla.
Non lo so quanti politici del calibro di Silvio avrebbero fatto altrettanto (molti, voglio sperare) chiedendo, oltretutto, che la bella notizia non fosse divulgata. Notizia fino ad oggi rimasta confinata nei ricordi di pochi intimi.
Berlusconi era anche questo, un uomo a cui la vita ha dato molto, un uomo che quando e come ha potuto si è sdebitato senza badare a spese.
Luca Colella