Sessant’anni dopo la legge che ne ha sancito l’autonomia dall’Abruzzo, gli indicatori demografici e finanziari sono impietosi e il Molise è a rischio sopravvivenza. Emilio Izzo, lei si candida per governare una regione che potrebbe dover chiudere i battenti. Perché?
«Perché sono l’unico che si candida a governare il Molise e non un’altra realtà, come immaginato dagli altri che stanno pilotando le sorti di questa regione verso il declino per loro secondi fini. Con la nostra politica cucita sulle prerogative del nostro territorio riporteremo questa terra non solo nella piena autonomia ma in una ridente nuova Svizzera».
La legge che attua l’autonomia differenziata – più poteri alle Regioni e quindi maggiori risorse per esercitarli – per molti osservatori penalizza i piccoli territori come il nostro. Per i suoi promotori invece è un’opportunità. Lei cosa ne pensa e cosa farà se verrà eletto presidente?
«Penso che questa proposta di legge sia esattamente in linea con quel progetto di smantellamento della nostra realtà studiato per annettere piuttosto che creare i presupposti di una reale regione autonoma. Se così dovesse essere, chiederemo che la Regione Molise diventi a statuto speciale come altre realtà».
Emergenza sanità, le sue proposte.
«Nell’attesa di conoscere il reale disastro finanziario creato nelle casse regionali, per rispondere nella maniera più immediata alle esigenze dei cittadini molisani riapriremo immediatamente i sei pronto soccorso dei relativi nosocomi. In seconda battuta chiederemo ai dirigenti Asrem che fine hanno fatto gli 11 milioni di euro per costruire l’ospedale Covid a Campobasso e, una volta ottenute le risposte, si spera positive, procederemo immediatamente con la gara di appalto, sperando di poter risparmiare una nuova costruzione utilizzando il vecchio ospedale di Venafro o il nuovo in costruzione da anni ad Agnone, e con i risparmi che ne deriverebbero iniziare ad avviare la campagna di assunzione degli Oss e degli infermieri».
Altro gap da superare è quello infrastrutturale. Come?
«Partendo dal presupposto che per le opere importanti c’è bisogno di battersi in quel di Roma, certamente noi lo faremo come facciamo da anni. Ma va da sé che già gli oltre 200 milioni di euro e forse più destinati immoralmente alla costruzione del lotto Zero – opera oscena in tutti i suoi aspetti – chiederemo che vengano destinati come prima tranche per la bretella di Venafro. Tracciato, questo, sì utile per i collegamenti e per la salvaguardia dell’ambiente. Intanto, inizieremo a studiarci le carte per un tracciato a 4 corsie, non certamente una autostrada, che possa collegare il Tirreno con l’Adriatico ma nei modi e nelle forme più rispettose per i luoghi e per le persone».
Potersi curare in Molise, poterci arrivare agevolmente per lavoro o vacanza sono condizioni indispensabili per combattere lo spopolamento. Ma evidentemente questo non basta. Quali azioni propone per invertire il trend?
«Certamente quanto ho detto in relazione alle infrastrutture è fondamentale anche in relazione allo sviluppo turistico, che è strettamente legato al tema dello spopolamento delle aree interne, e tutto passa attraverso la consapevolezza culturale delle proprie potenzialità da parte di un territorio. Curare la viabilità, valorizzare le tipicità, creare concretamente “il sistema” per non limitare le presenze a singoli appuntamenti ma costruire un interesse costante: sono queste le chiavi per un ritorno di benessere per il territorio».
Focalizziamoci sui giovani che, ad oggi, non “possono” scegliere di rimanere, andare via sembra l’unica possibilità.
«L’assessorato alle politiche del rientro e di contrasto alle emigrazioni forzate è il punto progettuale programmatico che, come movimento, abbiamo lanciato. La partecipazione anche di quanti già fuggiti, nonostante le loro brillanti capacità, per una politica clientelare, a una cabina di regia permanente per studiare, progettare e realizzare unitamente alla classe politica quel “Progetto Molise” che prevede la godibilità di tutti i comuni molisani attraverso altrettanti, unici, progetti locali: questa sarà la chiave di volta».
Molise “industriale” o “green” quindi vocato al turismo e all’agricoltura?
«Ferma restando l’importanza dell’agricoltura e del settore culturale e turistico, noi immaginiamo un Molise industrializzato attraverso politiche di sostegno a quelle realtà produttive che sapranno interpretare la scommessa del Terzo millennio, che vuole una società attenta all’ambiente e ai territori utilizzando materie prime e metodi ecosostenibili».
L’ambiente è una grande risorsa, ma va tutelato. In alcune aree, quelle a ridosso delle zone industriali, da tempo emergono timori e allarmi della popolazione.
«È talmente vero che da anni su questi temi e sui luoghi oggetto di allarmi ambientali portiamo le nostre battaglie di civiltà ed è per questo che abbiamo già annunciato che nelle aree più a rischio, quali ad esempio la piana di Venafro e l’area industriali di Termoli, saranno posizionate centraline di rilevamento delle microparticelle di nuova generazione per un monitoraggio continuo e controllate direttamente dall’ente Regione, in modo trasparente e accessibile alle associazioni ambientaliste e alle Procure di competenza».
Centrodestra e centrosinistra, dice, “pari sono”. Perché i molisani dovrebbero dare fiducia a lei e alla sua lista?
«Proprio perché i due schieramenti con pari responsabilità hanno portato il Molise sull’orlo del baratro economico, sociale e finanziario. I cittadini molisani non hanno altre alternative se non affidarsi ciecamente a quelle persone che negli anni hanno lottato a proprio rischio per cercare di difendere quanto possibile da questi predatori».
In giunta solo assessori eletti o anche esterni?
«Siamo stati i primi ad annunciare, come tante altre cose, che il nostro governo regionale potrà essere formato anche da assessori esterni, e se le necessità dovessero imporlo, gli assessorati potrebbero essere totalmente esterni. L’importante è coprire quell’arco di competenze necessarie per realizzare quel Molise che noi immaginiamo».
Quanto conta la filiera istituzionale e quindi quale rapporto instaurerà col governo nazionale?
«Sicuramente di fattiva collaborazione perché a nostro avviso le istituzioni ad ogni livello hanno bisogno di essere rispettate e supportate nella misura in cui i rappresentanti delle stesse siano degni del rispetto che a loro si riserva. Ma se la storia passata dovesse continuare e quindi ci fossero ancora abbandono e disprezzo della nostra terra, a partire, a titolo di esempio, dal decreto Balduzzi, allora i tavoli romani saranno segnati con le impronte dei nostri pugni sino all’ottenimento di quella dignità di regione d’Italia, che fino a prova contraria nessuno può negarci».
Se il 27 giugno 2023 lei sarà il presidente della Regione Molise qual è la prima cosa che farà?
«Annunciare ai cittadini molisani che finalmente sono liberi».

ritai

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.