«Ho pagato il fuoco amico di chi ha mirato solo a screditarmi con cattiveria in questa campagna elettorale. E l’ingratitudine di chi mi ha abbracciato con calore dimostrandomi apprezzamento e voglia di sostenermi e poi non mi ha votato. Indubbiamente ho sbagliato tutto. Ma continuo a chiedermi: dove, con chi? Non ci ho dormito questa notte».
Vincenzo Cotugno, imprenditore di successo e assessore che sul turismo e la cultura ha investito quanto mai finora, è fuori dal Consiglio regionale. Sesto della lista di Forza Italia, che ne elegge tre, dietro la sua ex collega di giunta Filomena Calenda (pure per lei stavolta Palazzo D’Aimmo è off limits) e dietro, seppure per pochi voti, l’ex sindaco di Campomarino Gianfranco Cammilleri. Questo il responso non ancora definitivo, in attesa dei dati dei due seggi di Campobasso scrutinati in Tribunale.
«La politica perbene, dal punto di vista elettorale non paga. Onestamente, forse presuntuosamente, avevo messo in conto che potevo non essere il primo eletto della lista, quindi il secondo o il terzo. Ma questa sconfitta così cocente no. perché per cinque anni ho lavorato, sempre, dal lunedì al venerdì in assessorato e nel fine settimana sul territorio. E i risultati sono arrivati, riconosciuti e apprezzati da tutti. La mia porta è sempre stata aperta per tutti, non ho mai fatto distinzioni di partito», precisa riferendosi ad amministratori locali e rappresentanti di associazioni. «Tutto il lavoro sulle Carresi… e andate a vedere i risultati». Una preferenza a San Martino in Pensilis, nove a Ururi. «Forse non sono più in grado di fare politica, questa politica. Io però non voglio cambiare, resto me stesso».
Dopo il divorzio politico dal cognato Aldo Patriciello, Cotugno è entrato nella squadra di Forza Italia. Fortissima la rivalità con la lista “Il Molise che vogliamo”, sostenuta dall’eurodeputato. «L’obiettivo di alcuni personaggi era quello di non farmi eleggere e lo hanno raggiunto. Sono contento per loro se lo scopo era di farmi la guerra su tutto il territorio».
In queste ore, conclude Cotugno, un sorriso anche se amaro ha avuto modo di farlo. Per le «tantissime telefonate e i moltissimi messaggi, a cui devono ancora rispondere, di vicinanza e anche stupore per la mia mancata elezione». Supporto che anche il partito gli ha fatto arrivare. «Mi hanno chiamato Tajani e Lotito dicendomi: andiamo avanti». Ma il colpo è stato forte. E l’ingegnere di Venafro ora ha bisogno di fermarsi per un po’ e riflettere.
Mena Calenda invece è più combattiva. Certo la sua esclusione è stata meno brutale, è la prima dei non eletti di FI. «Ho dato il mio contributo con entusiasmo, senza risparmiarmi mai, come è nella mia indole. Sono contenta dell’ottimo risultato del presidente Roberti e di quello di Forza Italia. Il mio rammarico è di non poter giocare un ruolo diretto in Consiglio regionale, ma la politica si può fare comunque. E, attraverso proposte e la collaborazione con i miei colleghi eletti, la mia voce – assicura l’ex assessore alle Politiche sociali – si sentirà».
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